Il 16 ottobre scorso sul
Granma, organo ufficiale del Partito Comunista di Cuba, si annuncia l’avvenuta
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Cuba della tanto
attesa Riforma Migratoria. L’attualizzazione della Riforma avviene nel contesto
di riforme politiche che il Governo presieduto da Raùl Castro sta mettendo in
atto per affrontare le sfide presenti e future del socialismo cubano. Pertanto
il 14 febraio 2013, 90 giorni dopo lapubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,
entreranno in vigore le nuove regole che prevedono tra l’altro di eliminare la
richiesta del Permesso di Uscita e della Carta d’Invito per potere uscire dal
paese. Da quella data si richiederà solamente la presentazione del Passaporto
ed il Visto del paese di destinazione. Altra disposizione è quella della
possibilità di stare fuori dal paese fino a 24 mesi con possibilità di
ulteriori proroghe rilasciate da un Consolato cubano.
Fino a qui i punti salienti
della Riforma Migratoria, però la questione merita altro discorso per impedire
che la ferocia aggressiva dei potenti mezzi di dis-informazione
dell’imperilaismo capitalista possa mettere in cattiva luce questo grande
sforzo dei dirigenti e del popolo cubano per garantire ulteriri spazi
all’individuo pur continuando a preservare il diritto di Cuba a mantenersi uno
stato libero, sovrano ed indipendente. Come riportato nell’editoriale del
Granma dedicato alla questione, nel caso cubano il tema dell’emigrazione è
stato storicamente oggetto di forti campagne mediatiche pensate e dirette dal
governo degli Stati Uniti e dai suoi alleati, nel tentativo di denigrare
l’esperienza socialista cubana fin dal suo inizio. L’intento è stato quello di
seminare confusione nell’opinione pubblica mondiale e tra gli stessi cubani che
molto spesso cadono vittima di questa massiccia propaganda finanziata
annualmente senza limiti di spesa da parte dei governi capitalisti e dalle
oligarchie della borghesia padrona. Queste campagne hanno avuto la triste
conseguenza di stimolare l’uscita illegale dall’isola a costo di enormi tragdie
e non poche vittime. L’applicazione di un’illegale e genocida bolcco economico
imposto dal governo USA contro Cuba, unita alla propaganda tesa a fomentare la
sovversione interna, ha causato numerosi attentati terroristici, sabotaggi ed
aggressioni di ogni tipo oltre a quello che viene chiamato “robo de talentos”,
ciòè la fuga dal paese dei migliori talenti verso lidi dorati che quasi mai si
rivelano tali.
In tutti qesti anni di
Rivoluzione, la politica migratoria cubana si è basata sul riconoscimento del
diritto dei cittadini a viaggiare, ad emigrare ed a risiedere all’estero e
nella volontà di favorire le relazioni tra la Nazione e la propria emigrazione,
allo stesso empo si è fondata sul legittimo diritto di difendersi
dall’agressività del potente vicino del nord. Le disposizioni per regolamentare
il flusso migratorio vennero adottate nel mezzo di circostanze imposte
dall’aggressiva politica degli USA verso l’unico paese al mondo al quale si
permette che i propri cittadini possano emigrare, soggiornare e lavorare nel
territorio degli Stati Uniti senza nessun permesso in virtù della criminale Ley
de Ajuste Cubano che favorisce il traffico di persone ed ha provocato numerose
vittime innocenti. Fin dall’inizio laRivoluzione cubana è stata oggetto della
rapina indiscriminata dei suoi migliori professionisti, più della metà dei
migliori medici sul quale si contava all’inizio della Rivoluzione, emigrarono,
un enorme numero dei migliori ingegneri
e tecnici di ogni specialità furono indotti all’emigrazione, il proposito era
quelo tuttora vigente di impedire lo sviluppo sociale, economico e scientifico
del paese. Da qui le misure difensive adottate dal Governo Rivoluzionario per
limitare le nefaste conseguenze delle criminali e disumane politiche adottate
dal’imperialismo yankee e dai suoi alleati.
Quese politiche che stimolano l’uscita ilegale dal paese e pregiudicano
la possibilità di un’emigrazione ordinata e sicura, sono conseguenti alla
chiara intenzione di convertire i cubani che intendono emigrare in altri paesi,
in supposti oppositori politici collegati ad una fantomatica destabilizzazione
interna. Come conseguenza a questa politica irrazionale ed irresponsabile, si
sono verificate le crisi migratorie di Camariòca nel 1965, Mariel nel 1980 e la
crisi dei balseros del 1994.
Malgrado tutto questo Cuba ha
dimostrato la sua completa disponibilità a cooperare per trovare una soluzione
ragionevole a questo complicato problema, ha lavorato invcessantemente per
normalizzare le relazioni con i propri emigranti e favorire la possibilità di
un’emigrazione sicura ed ordinata e per facilitare i viaggi all’estero per
questioni personali dei propri cittadini. La stragrande maggioranza dei
cittadini cubani residenti in altri paesi mantengono vincoli stretti con la
propria Patria e con i propri famigliari, si oppongono al vergognoso blocco
economico imperialista ed alle politiche aggressive contro il loro paese d’origine.
Il 28 marzo 2012 nel discorso di saluto al Papa Benedetto XVI, il Presidente
cubano Raùl Castro ha detto: “Riconosciamo la contribuzione patriottica
dell’emigrazione cubana, dall’apporto decisivo alla nostra indipendenza dei
lavoratori di Tampa e Cayo Hueso e tutti coloro che furono sostenitori degli
aneliti indipendentisti di Josè Martì, fino a coloro che si oppongono oggi a
chi attacca Cuba e manipola il tema migratorio con fini politici. Abbiamo
realizzzato sforzi prolungati verso la piena normalizzazione delle relazioni di
Cuba con la propria immigrazione che sente amore per la Patria e per la proria
famiglia e continueremo in questi sforzi per
la comune volontà della nostra Nazione”.
Le nuove misure migratorie
prese per decisione sovrana dallo Stato cubano, non sono un fatto isolato ma
vanno iscritte dentro il processo irreversibile di normalizzazione delle relazioni tra l’emigazione e la propria
Patria. Le conseguenze di queste misure già si fanno sentire, il Presidente USA
Barak Obama, in campagna elettorale per la propria rielezione, ha annunciato un
periodo di lberalizzazioni dei visti per i cubani che desiderano visitare gli
States senza essere costretti a dichiararsi dissidenti mentre le diplomazie
europee si vedono spogliate delle loro ipocrite campagne tendenti ad addossare
alla “dittatura cubana” le loro odiose politiche di restrizioni alla
concessione di visti ai cubani. Ancora una volta la doppia morale degli
ipocriti che dominano il mondo li fa trovare spiazzati di fronte all’audacia
del Governo cubano che, pur non nascondendosi i rischi a cui va incontro,
intende una volta di più dimostrare al mondo chi sono i veri manipolatori
dell’informazione, i veri terroristi e chi sono le vittime. All’opinione
pubblica mondiale viene offerta un’altra possibilità di guardare in faccia la
realtà e di sfuggire alla facile tentazione di adeguarsi passivamente allo
status-quo dettato dalla propaganda borghese. Dall’America Latina e dal Caribe,
ed in particolare dall’Isola Ribelle, un’altra contundente risposta alle
fallimentari politiche dei paesi dominanti che pretendono di continuare
impunemente a manipolare la storia a proprio piacimento, a tutti i veri
progressisti del pianeta un’altra opportunità per abbandobare gli stupidi
programmi riformisti delle finte sinistre ed abbracciare senza timori la via
del socialsmo, unico ed ultimo baluardo contro le feroci prepotenze
dell’imperialismo schiavista.
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