domenica 28 febbraio 2010

ORLANDO ZAPATA TAMAYO: LA MORTE UTILE ALLA BARBARIE CAPITALISTA



E’ di questi giorni la notizia della triste morte in un carcere cubano di Orlando Zapata Tamayo, la propaganda anticubana al servizio della menzogna imperialista ha ovviamente approfittato della notizia per scatenare la solita campagna internazionale atta a denigrare l’isola che testardamente continua a non volersi sottomettere alle pretese di dominio del potente vicino del nord.
L’assoluta mancanza di vittime del supposto regime carcerario cubano induce i controrivuzionari super stipendiati dal governo nordamericano, ad agire senza alcun scrupolo pur di garantirsi le prebende che vengono loro elargite a dismisura. E’ difficile morire a Cuba, non solo perché la durata media della vita è pari a quella dei paesi più sviluppati del mondo e perché nessuno muore di fame malgrado le scarse risorse economiche, ne di malattie curabili, ma perché dominano la legge e l’onore. I mercenari a Cuba sono giudicati secondo le leggi vigenti (in nessun paese si possono violare le leggi, ricevere soldi e collaborare con l’ambasciata di un paese considerato nemico; per esempio, negli USA questo comporta severe sanzioni di privazioni di libertà quando non addirittura la sparizione di presunti sospetti. E non solo negli USA, l’Europa, e l’Italia in primis, non disdegnano di ricorrere alla condanna a morte per via extragiudiziale….), a Cuba nessuno sparisce o viene assassinato dalla polizia, non esistono “angoli oscuri” per interrogatori “non convenzionali” a prigionieri scomparsi come avviene a Guantanamo o ad Abu Ghraib, per citarne solo due dei tanti.
Agenzie di stampa ed alcuni governi si sono affrettati a condannare Cuba per la morte in carcere di Orlando Zapata Tamayo. Tutte le morti sono lamentabili e dolorose però l’eco mediatico stavolta si tinge di entusiasmo al fine di fare apparire la vittima un “eroe” della lotta conto la “dittatura cubana”. Peccato che tacciano vergognosamente sulle vere cause di questa morte e sulle “imprese” del detenuto. Al di là di qualsiasi maquillage mediatico, Zapata Tamayo era un prigioniero comune che incominciò a delinquere nel 1988, fu processato per violazione di domicilio nel 1993; lesioni nel 2000; lesioni e detenzione di arma bianca nel 2000; truffa sempre nel 2000; ferite e fratture del cranio del cittadino Leonardo Simòn con l’uso di un machete, alterazione dell’ordine e disordini pubblici nel 2002. Queste sono solo alcune delle cause per nulla vincolate alla politica per cui venne giudicato e condannato per essere poi rilasciato il 9 marzo del 2003 sotto diffida a non commettere altri delitti. Però il nostro “eroe” il 20 dello stesso mese tornò a delinquere. A causa dei suoi antecedenti questa volta venne condannato a 3 anni di carcere. La sentenza venne poi ampliata negli anni successivi a causa della sua condotta aggressiva in prigione.
Nemmeno nella lista dei prigionieri politici stilata nel 2003 dalla Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, notoriamente manipolata al punto che poi venne soppressa, non appare il suo nome, tant’è che se fosse stato condannato per reati politici non sarebbe stato liberato anticipatamente.
Avidi di arruolare la maggior quantità possibile di supposti o reali controrivoluzionari, venne convinto dei vantaggi materiali che comportava la “militanza politica” anche grazie alla partecipazione di ambasciate straniere a questa pratica di proselitismo. Zapata Tamayo adottò il profilo “politico” quando già la sua biografia penale era molto estesa. Venne continuamente stimolato dai suoi mentori politici a dar vita a scioperi della fame che minarono definitivamente il suo organismo. La medicina cubana, esistono tutti gli atti in proposito, lo seguì attraverso diverse istituzioni ed ospedali dove esistono specialisti molto qualificati che non risparmiarono risorse nel trattare i suoi problemi di salute. Ha ricevuto alimentazione forzata, la famiglia fu sempre informata ad ogni passo, la sua vita venne prolungata per diversi giorni con la respirazione artificiale.
Ci sono però domande senza risposte che non sono mediche. CHI E PERCHè stimolò Zapata ad una condotta SICURAMENTE SUICIDA? A chi CONVENIVA la sua morte? La sua morte rallegra gli ipocriti finti addolorati , Zapata era il candidato perfetto, un soggetto “necessario” per i nemici della Revoluciòn, un uomo facile da convincere perché insistesse con le sue richieste assurde (televisione, cucina e telefono personali nella sua cella), sapevano benissimo, loro, che non potevano essere evase. Ma serviva “il caso” COSTI QUEL CHE COSTI. Tutti gli altri scioperi della fame furono denunciati dagli istigatori come causa di probabile morte, però gli altri scioperanti sempre desistevano prima di procurarsi danni alla salute (come il nostro Pannella, inscenare il caso ma non farsi danno). Istigando Zapata a proseguire fino alla sua morte questi mercenari si fregavano le mani in attesa dell’esito letale malgrado gli sforzi dei medici, ed ora esibiscono cinicamente il caso come un trofeo.
Alcuni mezzi d’informazione al servizio della destra più criminale e reazionaria, stavano sperando con ansia la fine del moribondo per dare inizio alla loro vile campagna denigratoria infischiandosene del fatto che una vita è stata stroncata dalla loro criminale mentalità perversa, che un essere umano veniva immolato per soddisfare le loro lugubri trame a scopo puramente politico. Il povero Orlando Zapata Tamayo è stato manipolato fino a condurlo premeditatamente all’autodistruzione per soddisfare le loro necessità politiche.
Questo caso è una conseguenza diretta della politica criminale contro Cuba, che stimola all’emigrazione illegale, a fomentare disordini e non rispettare le leggi e l’ordine stabilito. Lì sta l’unica vera causa di questa morte indesiderata da tutte le autorità cubane, sia per questioni etiche e morali sia per ovvie questioni politiche.
Ma perché oltre a questi delinquenti prezzolati ci sono governi che si uniscono a questa campagna sconsiderata, se sanno, perché lo sanno benissimo, che a Cuba non si usa la tortura e quantomeno le esecuzioni extragiudiziarie come invece avviene frequentemente nei paesi che con troppa superficialità si definiscono portatori di democrazia? Quanti morti in carcere si potrebbero denunciare ogni anno in questi paesi impropriamente considerati baluardi della democrazia? Già Cuba lo ha detto più di una volta: possiamo ridarvi tutti i mercenari che volete, però rendeteci i nostri cinque compatrioti incarcerati dall’impero perché stavano combattendo il terrorismo (che ha causato oltre tremila vittime innocenti tra i cittadini cubani, tra loro anche un italiano ma i nostri governi di vario colore succedutesi in questi anni se ne sono guardati bene dal chiedere l’estradizione dei rei confessi….) e che stanno scontando eroicamente l’ingiusta pena loro inflitta, pena condannata da tutte le istituzioni veramente democratiche e da tutte le persone civili.
Ma che non si rallegrino tanto questi cialtroni per il “successo” della loro iniziativa, non serviranno le ipocrite menzogne mediatiche a fermare il processo rivoluzionario cubano. Oltre cinquant’anni di infamie non sono servite a niente, Cuba non potrà mai essere intimidita, impedita ne separata dal suo eroico e dignitoso cammino verso il futuro. Ne dalle aggressioni, ne dalle menzogne e tantomeno dalle infamie.