lunedì 30 dicembre 2013

ATTUALITA’ DELLA GUERRA CULTURALE CONTRO IL SOCIALISMO A CUBA

All’abituale incontro mensile promosso dall’Associazione Hermanos Saìz presso il Pabellon Cuba, si è discusso dell’attualità della guerra culturale contro Cuba ed il socialismo. L’incontro ha visto come partecipanti il giornalista, scrittore e sociologo Enrique Ubieta e l’insegnate e scrittore Ivan Antonio Capote, più noto come agente Daniel, nome con il quale lavorò per il Governo cubano riuscendo a diventare agente della CIA per scoprire i piani messi in atto dall’imperialismo yankee per distruggere il processo rivoluzionario in atto a Cuba. Secondo Enrique Ubieta la guerra culturale in atto è quella che combattono su fronti diversi persone che difendono un progetto alternativo e persone che difendono il capitalismo e cercano di distruggere il sistema sociale e l’indipendenza che la Revoluciòn cubana ha saputo difendere per oltre mezzo secolo dagli attacchi del potente vicino e dei suoi alleati. Nel capitalismo la cultura dell’avere è parte integrante del sistema e l’esibizione della ricchezza, vera o presunta, fa parte della cultura dominante. Cuba, che con il suo sistema sociale promuove la cultura dell’essere, non è esente dai fenomeni negativi di questa pratica esibizionista, il vicino del barrio che si mette al collo tre catene d’oro massiccio esprime la stessa cultura dell’emiro arabo che ricopre di lastre d’oro il suo aereo personale, sono entrambi portatori della stessa cultura dell’avere. Prendendo atto della realtà attuale, si rende necessario rimettere al suo posto la piramide cubana, invertita rispetto a quella capitalista, tenendo in conto che se il socialismo privilegia la cultura dell’essere, necessariamente non esclude l’avere inteso come soddisfazione di necessità individuali con il frutto del proprio lavoro e non come edonismo esibizionista. La cultura dell’avere è dominante nel pianeta e Cuba è vista come “non normale” ed il socialismo cubano è un lungo processo in costruzione che interpreta altre esperienze socialiste ma soprattutto ha un carattere proprio derivante dalla sua cultura e dalla sua storia. Ubieta ha poi spiegato come la propaganda capitalista insiste sul fenomeno della corruzione, sicuramente questo fenomeno è presente a Cuba ma non ai livelli dei paesi capitalisti dove tale pratica è organica al sistema mentre nel socialismo cubano questo fenomeno è in netto contrasto con il sistema sociale. I cambiamenti in atto nel sistema economico e sociale cubano trattano di contrastare efficacemente questo fenomeno che mette a dura prova la credibilità del sistema, soprattutto nelle fasce giovanili che non hanno vissuto le orribili contraddizioni presenti nella società cubana prima del trionfo rivoluzionario. La maggioranza della popolazione cubana è nata dopo il 1959, saranno questi giovani che non hanno fatto la rivoluzione a dirigere il paese nei prossimi anni e dipenderà dalla loro capacità di fare propri i valori del socialismo, se il programma sociale cubano continuerà verso il rafforzamento della cultura dell’essere su quella dell’avere. La presenza in Cuba di un governo rivoluzionario dura ormai da almeno tanti anni quanto quelli dei governi capitalisti seguiti all’indipendenza e quanto fatto in questo lungo periodo dimostra che il socialismo, al di la delle difficoltà dovute all’aggressione esterna ed a autolimitazioni, ha saputo cambiare in meglio la società cubana, quindi non è accettabile la tesi che la propaganda imperialista cerca di far passare secondo la quale durante il periodo capitalista c’erano le vetrine ben illuminate e piene di prodotti accessibili a tutta la popolazione. Da qui la necessità di insegnare ai giovani la capacità critica che permetta di combattere le menzogne diffuse dai detrattori del socialismo che vorrebbero tornare ad essere i padroni di Cuba. E’ indispensabile che sopratutto in tv, dove passano cose che non dovrebbero passare (Ubieta ha raccontato di film che negli USA non vengono trasmessi per il loro alto contenuto di violenza, razzismo e volgarità, che sono stati trasmessi dalle reti nazionali cubane), si torni a stabilire gerarchie che privilegino la cultura dell’essere su quella dell’avere. Ivan Capote ha portato la sua testimonianza diretta sulla guerra culturale che il Governo degli Stati Uniti mette in atto per sottomettere le persone alla cultura dominante al servizio degli interessi delle potenti lobbyes che dominano il pianeta. Secondo Capote, Cuba possiede una lunga esperienza riguardo alla guerra culturale e la storia racconta di cinquantanni di successi nel contrastare le aggressioni dei nemici. Per rendersi conto di quanto l’Isola ribelle sia stata oggetto di aggressioni continue basta conoscere i documenti desqualificati dei servizi segreti che raccontano l’enorme mole di azioni messe in atto dagli yankee per “americanizzare” Cuba e che per raggiungere tale obbiettivo sono stati spesi più soldi di quelli utilizzati per imporre le dittature militari del secolo scorso in America Latina. Attualmente la politica yankee per mettere fine all’esperienza socialista cubana è rivolta alla sfera della cultura e dell’arte, molti artisti cubani spesso nemmeno si rendono conto che sono vittime della manipolazione del potente e sofisticato sistema mediatico imperialista. Contatti espliciti per assoldare artisti sono stati fatti a personaggi della corrente letteraria Los Nuevisimos, narratori, pittori, scultori, raperos, reguetonistas e soprattutto a cineasti nel Perido Especial quando l’ICAIC , l’Indistria Cubana dell’Arte e dell’Industria cinematografica, non disponeva delle necessarie risorse economiche per far fronte ai propri doveri istituzionali. Ivan Capote fu un testimonio diretto di simili avvicinamenti ed ha invitato tutti a promuovere a Cuba la creazione di una massa critica , soprattutto tra quei giovani che, nati durante la durezza del Periodo Especial, non sono interessati nel difendere la Revoluciòn. Il professor Pedro Esteban ha sostenuto la necessità di mettere a fuoco la lotta ideologica perché in questo siamo fragili in quanto la stampa cubana è molto fragile su questo terreno. Abbiamo giornalisti rivoluzionari che scrivono criticamente però la stampa non da loro lo spazio che necessitano. Al congresso dell’Associazione dei Giornalisti sono emersi discorsi interessanti al riguardo però sono passati sette mesi ed ancora non si vedono risultati in tal senso. Rubèn, un giovane appartenente all’Associazione Hermanos Saìz dell’Avana, ha espresso le sue preuccupazioni segnalando che nelle scuole cubane notoriamente di orientamento umanista, si notano pericolosi segnali di autoritarismo borghese assolutamente contrari al processo rivoluzionario. Serve pure un linguaggio che non sia quello della cultura della guerra imperante. Adalberto, direttore della libreria Alma Mater dell’Università dell’Avana, ha incitato ad un’azione più efficace nello smontare i temi della propaganda del nemico, non serve occultare gli attacchi, tutti li conoscono, serve smontarli in tutti i luoghi possibili. Molta gente si dedica all’intrattenimento e guarda le telenovelas senza interessarsi delgrave pericolo che si corre, bisogna attivarsi e distruggerlo. La professoressa della Facoltà di Sociologia dell’Università dell’Avana, Marlene Valdès, ha detto che al capitalismo non conviene costruire uomini liberi ma si interessa solo al cliente-consumatore mentre a Cuba si sono fatti sforzi immensi per la formazione di un uomo diverso, che può esser anche un consumatore, però diverso. Se il Perido Especial ha fortemente limitato questo processo, ora bisogna assolutamente proseguire con più forza in questa direzione. Alla fine dell’incontro le conclusioni sono state tratte da Ivàn Capote ed Enrique Ubieta. Capote ha ricordato come il nipote di Freud abbia utilizzato il suo ascendente per sviluppare teorie di vendita capitalista che l’hanno fatto diventare ricco mentre la rivoluzione cubana ha sviluppato un sistema favoloso che però ancora non è riuscito a far prevalere i principi necessari per formare l’uomo che aspiri a sbiluppare una maggiore cultura dell’essere. Si producono ancora prodotti culturali poco attrattivi, si mandano film nordamericani che hanno come fine quello di propagandare la cultura dominante dell’avere e della violenza, della supremazia yankee, degli eroici ed invincibili marines e su tutto questo la stampa non si esprime. Cuba continua ad essere impegnata in una guerra imposta, una guerra di riconquista guidata dalla politicheria e dalla mafia cubano-americana che vorrebbe rimettere le mani sui tesori dell’isola. Però Cuba continua a resistere e se Fidel ha portato a termine la Revoluciòn con un pugno di uomini, i 300 giovani cubani che in questi giorni sono in Ecuador a rappresentare Cuba all’incontro mondiale della gioventù progressista, insieme ai tanti che sono rimasti qui, sapranno difenderla. Nelle sue conclusioni Enrique Ubieta ha parlato del fatto che Cuba ha una corazza forte che la salva dal sistema di disinformazione, questa corazza si chiama cultura, una cultura che bisogna comunque continuare a rafforzare con il pensiero critico e rivoluzionario. Che ci sia corruzione, è vero, che questa sia la logica conseguenza del sistema, come sostiene Yoani Sànchèz, è invece totalmente falso. La verità è sempre rivoluzionaria, la critica rivoluzionaria è verità, quella controrivoluzionaria è menzogna. Il danno maggiore del Periodo Especial è che il nemico è riuscito a fare in modo che siamo stati deboli nel costruire rivoluzionari. Il linguaggio della violenza, parlo di quello della sinistra violenta, è controrivoluzionario, io sono rivoluzionario però non sono violento, desidero il linguaggio della pace e la riconciliazione non significa capitolazione. Aver partecipato a questo incontro mi è servito a capire meglio come la cultura cubana sia riuscita ad arginare violente e continue aggressioni dei potenti che dominano il mondo e soprattutto a capire che dissociarsi dalla violenza imposta dai paesi ricchi è possibile, a patto di riuscire a mantenere il popolo unito a salvaguardia della propria libertà ed indipendenza e di non derogare mai dai valori umanitari che caratterizzzano l’esperienza rivoluzionaria cubana. I cambiamenti in atto a Cuba permetterranno di sviluppare un’economia che permetta di soddisfare bisogni materiali senza incidere sul processo di costruzione dell’essere. Essere rivoluzionari, appunto.

mercoledì 9 ottobre 2013

COPPA CUBA DI CICLISMO SU PISTA

Si è conclusa lo scorso sabato la Coppa Cuba di ciclismo su pista che ritorna dopo anni di assenza. Nel bellismo scenario del velodromo del complesso sportivo Panamericano, all’est dell’Avana, si sono svolte òe gare che hanno visto in campo i migliori atòeti cubani e sei nazionali di paesi Latinoamericani. Cuba ha fatto la parte del leone aggiudicandosi la maggior parte delle medaglie, soprattutto nel settore femminile dove su tutte è prevalsa Lizandra Guerra con ben quattro medaglie d’oro. Pur non ancora al top della preparazione la campionessa cubana ha dimostrato di essere in ottima forma per affrontare le prossime sfide che culmineranno con i Campionati Mondiali. Sugli spalti un numeroso e competente pubblico ha incitato i campioni di casa che vede Cuba, soprattutto nel settore femminile, una tra le nazioni più agguerrite del ciclismo in pista. La presenza di giovani talenti sembra assicurare la continuità per il futuro di questa specialità che seppure non ha ancora raggiunto la popolarità del ciclismo su strada sa offrire uno spettacolo avvincente che coinvolge sempre più appassionati.

sabato 28 settembre 2013

TONY AVILA IN CONCERTO

Il cantautore Tony Avila ha scelto lo scenario del giardino della Casa del Alba Cultural per un concerto dedicato ai 5 cubani imprigionati negli Stati Uniti. Un lungo applauso del numeroso pubblico presente ha sottolineato l’entrata di Renè Gonzales, l’unico dei 5 ritornato alla sua patria dopo 15 anni di reclusione nelle prigioni dell’Impero. Renè era accompagnato dalla moglie e da Ricardo Alarcòn de Quesada, l’ex Presidente del Parlamento cubano che da quando ha lasciato l’incarico per limiti di età si dedica con passione alla causa dei 5 agenti cubani infiltrati nelle organizzazioni terroristiche della mafia cubana di Miami che ha messo in atto un infinito numero di azioni terrositiche contro il paese caraibico causando tra l’altro la morte di Fabio Di Celmo, un giovane italiano in visita all’Avana. Ovviamente nessuno dei governi italiani si è degnato di chiedere l’estradizione dei responsabili del criminale attenttato che mise fine all’esistenza del giovne Fabio, responsabili che girano liberi ed indisturbati per le starde di Miami vantandosi delle loro “azioni eroiche” mentre gli agenti cubani che hanno scoperto e denunciato le organizzazioni criminali si trovano condannati a lunghe pene detentive, ergastoli compresi. La codardia dei nostri governanti si è manifestata una volta di più e si sono come al solito messi in ginocchio di fronte all’arroganza del paese più criminale della storia dell’umanità. Il concerto di Tony Avila e del gruppo che lo accampagnava è stato un susseguirsi dei successi che raccontano l’opera del trovador di colore che sa adattare ai suoi testi gli eventi che caratterizzano la vita quotidiana dei cubani di oggi, con le loro speranze, i loro successi, le loro delusioni e soprattutto la loro ineguagliabile capacità di ironizzare sui propri problemi. Di tutti i cantautori cubani Tony Avila è sicuramente il più abile interprete della cubania dei nostri tempi e la sua vena ironica divertente ed allo stesso tempo impegnata e seria, fa sorridere ed obbliga a pensare. Il suo infinito amore per la gente e per la sua patria si esprime nei ritmi musicali che pescano nella tradizione popolare e si adattano perfettamente ai testi intelligenti e divertenti che mettono il dito sulle questioni attualmente dibattute all’interno della cultura popolare cubana. Pezzi memorabili come Timbirichi, Balsero, Hay cambios que mi casa necesita, Regalao e La Choza de Chicha y Chacho sono brani che fanno ormai parte della discografia popolare cubana. L’affetto dei cubani verso il simpatico ed intelligente trovador si è manifestato una volta di più nel giardino della Casa dell’Alba, luogo perfetto per significare l’incontro tra artisti e loro appassionati.

CERCANDO L’AVANA

CERCANDO L’AVANA A pochi metri della Bodeguita del Medio, il famoso bar-ristorante reso noto da Hemingway, ha sede la Fondazione Carpentier che tra gli altri meriti ha quello di promuovere il ciclo di confereze “Cercando l’Avana”. Martedì 24 settembre il Professor Pablo Rodriguez Ruiz ha condotto l’incontro “Barrios Adentro, dinamiche quotidiane” affrontando il tema della vita quotiana nelle situazioni più critiche della realtà avanera. Dopo una interessante presentazione delle targhe antiche che ancora adornano molti palazzi del Centro Storico dell’Avana, Indira Montes Guevara, dell’Istituto Cubano di Antropologia, ha affrontato il tema “Le Religioni di provenienza africana e la città”. Come tutti sanno la “Santeria” è molto diffusa tra la popolazione cubana di colore, in particolare le strade dell’Habana Vieja sono impregnate di religiosità, cartomanti, muñecas (bambole), yerberos e altri simboli della credenza popolare. Tutto questa da un’impronta caratteristica al Centro Storico della città ed essendo La Habana la più tollerante tra le grandi capitali, questa presenza viene accettata senza particolari problemi. Più problematico per gli adepti a queste religioni arcaiche, risulta la necessià di trovare spazi adatti alle loro cerimonie, in alcuni luoghi come i cimiteri spesso si incontrano tracce di tali pratiche, specialmente cerimonie di iniziazione, ma molte di queste vengono eseguite in periferia, in riva al mare o sui fiumi, coinvolgendo così anche la campagna che circonda la città. Il pannello “Rifornimendi di acqua, soluzioni alternative” è stato condotto da Soledad Sotolongo Sànchez che ha illustrato come il rifornimento di acqua negli edifici più problematici del Centro Storico si svolge in diverse maniere, il primo è nella forma tradizionale dove l’acquedotto alimenta i serbatoi posti sul tetto degli edifici, dove ciò non è possibile per mancanza delle necessarie strutturi idriche, si ricorre alla “pipa” dove l’acqua viene fornita da autocisterne municipali che riempiono i contenitori. Altro sistema è quello di ricorrere agli “Aguateros” che vendono acqua illegalmente. Per le situazioni più difficili si ricorre ai “Ladròn de agua” che altro non sono che venditori di acqua che muniti di pompe di sollevamento prelevano il prezioso liquido dall’acquedotto e lo sollevano con un tubo di gomma fino ai tetti degli edifici dove sono collocati i serbatoi dei vari appartamenti. La lenta ma inesorabile opera di recupero del Centro Storico sta poco a poco risolvendo tutte le difficoltà che ora vengono aggirate dal ben conosciuto “invento” cubano che in una maniera o l’altra risolve qualsisi problematica. Alla fine dell’incontro è stato proiettato l’interessantissimo documentario “Cercando l’Avana, insediamenti illegali” di Alina Rodriguez che ha affrontato il tema degli insediamenti illegali che, anche se non con con la gravità emergenziale che caratterizza le altre capitali del mondo, anche qui sono presenti. Il fenomeno riguarda l’immigrazione verso la capitale di famiglie provenienti dalle altre provincie, soprattutto quelle orientali, queste persone occupano edifici abbandonati o costruiscono abitazioni improvvisate in zone poco accessibili per sfuggire al controllo degli organismi preposti al controllo. Altra caratteristica che qui a Cuba distingue il fenomeno rispetto ad altre ben più critiche realtà, è il fatto che queste persone non vengono definite illegali ma semplicemente “indocumentate”, cioè non in possesso dei necessari documenti per risiedere nelle abitazioni che occupano. Malgrado questo quasi tutti sono in possesso di regolari contratti per la fornitura di acqua ed energia elettrica e, salvo situazioni che possano generare criminalità, le istituzioni non intervengono mai con la forza e si cerca sempre di trovare soluzioni che portino alla legalizzazione degli insediamenti o a mettere a disposizione residenze legali. Dalle interviste ad alcuni di questi cittadini che cercano nella “capitale di tutti i cubani” il loro posto al sole, si apprende come essi siano molto legati alla Revoluciòn ed ai suoi valori e rivendichino il loro diritto a poter vivere e lavorare nel luogo che hanno scelto. Contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo dominato dal’uso della forza e dal capitale, gli ideali socialisti, umanitari e tesi a soluzionare pacificamente le questioni, portano sempre al dialogo ed alla tolleranza che permettono di ottenere soluzioni pacifiche anche se spesso a causa della mancanza di risorse richiedono molto tempo e l’attesa può essere estenuante.

venerdì 27 settembre 2013

RICORDANDO NERUDA

Ieri 24 novembre presso la Sala Nicolàs Guillen della UNEAC (Uniòn Escritores y Artistas de Cuba) alcuni rappresentanti della letteratura cubana hanno ricordato il poeta cileno Pablo Neruda in occasione del quarantesimo anniversario della sua scomparsa. Il Vicepresidente della UNEAC ne ha ricordato la figura sottolineando il forte legame che univa il grande poeta alla sinistra internazionale ed in particolare alla Rivoluzione cubana. La poetessa Aitana Alberti, figlia dell’indimenticabile Rafael Alberti, ha ricordato l’impegno di Neruda a sostegno della lotta antifranchista ed il forte legame che univa suo padre e Pablo Neruda, leggendo una poesia che il poeta spagnalo scrisse in onore all’amico cileno. Aitana Alberti ha terminato il suo intervento leggendo alcune sue poesie e raccontando aneddotti sull’amiciazia che univa i due grandi poeti. La chiusura dell’incontro è toccata a Cèsar Lòpez, già insignito del Premio Nazionale di Letteratura, che ha letto le rime di alcune opere dedicate da Neruda a Cuba ed in particolare al Comandante Fedel Castro. Alcuni attori presenti in sala hanno infine omaggiato Pablo Neruda recitando alcune delle poesie che fanno parte dell’immensa opera che Neruda ha lasciato in eredità a tutti gli abitanti del nostro sciagurato pianeta che oggi come forse non mai si trova a dover soffrire l’aggressione reazionaria dei potenti che impongono il loro volere in ogni angolo del pianeta. Mai come ora è necessario non perdere la speranza, non arrendersi e riannodare le fila dei resistenti che si oppongono al massacro economico e culturale in atto. In questo la poesia ha una voce importante in capitolo, una voce che non può essere spenta come sembra che sia stata spenta quella di Pablo Neruda, compagno ed amico di tutti coloro che lottano per un mondo migliore.

giovedì 26 settembre 2013

TENDENZE DELLA LETTERATURA GIOVANE CUBANA

Giovedì 19 settembre presso la Sala Garcia Lorca del Centro Cultural Dulce Maria Loynaz si è svolto l’abituale spazio di riflessione e dibattito “Ciclos en Movimiento” creato per affrontare i temi essenziali della cultura cubana. Il tema dibattuto in questa occasione riguardava le attuali tendenza della letteratura giovane cubana e gli invitati al dibattito condotto da Jesùs David Curbelo, sono stati gli scrittori Antonio Armentero, Alberto Edel Morales, Rafael Grillo, Yansy Sànchèz e Yanelys Encinosa. Ognuno degli invitati ha esposto il proprio punto di vista sulle questioni che si trovano ad affrontare le nuove generazioni di scrittori, esposizioni tutte ben argomentate, corrette, irreprensibili ma carenti dal punto di vista della critica, infatti mancavano al tavolo proprio i critici letterari, quelli che leggono le opere e le qualificano più o meno benevolmente. Questa assenza è stata fatta subito notare dal competente pubblico in sala durante il dibattito che si è rivelato molto interessante ed ha portato a galla i conflitti tra generazioni di scrittori, tra impegno politico e disimpegno, arte di scrivere ed interessi economici. Si è poi finito per affrontare un argomento molto dibattuta nella cultura cubana di questi tempi, quello dell’uso di parole volgari che si sta sempre più diffondendo. La chiosa all’argomento l’ha data uno scrittore presente in sala che ha ricordato a tutti che non è questione di parole buone o cattive ma dell’uso, buono o cattivo, che di qualsiasi parola se ne fa. Non credo di avere le necessarie competenze per giudicare lo stato attuale della letteratura cubana, penso però che sia in buone mani, quelle immense della cultura che qui a Cuba continua a formare e fornire strumenti invidiabili.

ECONOMIA CUBANA, NUOVE REGOLE DEL GIOCO

“Economia cubana, nuove regole del gioco” è l’argomento trattato lo scorso mercoledì 18 settembre presso la sede nazionale dell’Associazione Hermanos Saìz nell’abituale spazio del Pabellòn Cuba sulla Rampa havanera. Il professore universitario Oscàr Fernandez Estrada, il giornalista Ariel Terrero e l’economista Juan Triana, hanno illustrato ai numerosissimi presenti le prospettive, i successi ed i ritardi del processo di trasformazione dell’economia cubana, quello che viene chiamato “actualizzaciòn del modelo economico”. Juan Triana in particolar modo si è soffermato sulla necessità di assecondare i cambiamenti in atto come necessità irrinunciabile per il proseguimento dell’esperienza socialista cubana che vede lo sviluppo dell’economia come un traguardo prioritario per soddisfare la domanda di benessere della famiglia cubana. La situazione socio-economica cubana vede la soddisfazione della famiglia posta ad un livello ben più alto rispetto agli altri paesi latinoamericani, infatti l’economista cubano ritiene che se per una famiglia boliviana la soddisfazione può essere raggiunta quando si riesce a mandare il figlio a scuola, per quella cubana questa necessità è stata assicurata dalla Revoluciòn da almeno 40 anni. Lo stesso esempio vale riguardo ad una famiglia del Salvador che si sente soddisfatta se due o almeno uno di tre figli riesce a raggiungere l’età adulta, obiettivo che a Cuba è stato garantito fin dagli albori della Revoluciòn. La famiglia cubana, esente da preoccupazioni riguardo beni primari come la casa, lo studio, la medicina, la cultura, l’acqua e l’energia elettrica, vede l’asticella che delimita il livello di soddisfazione posta ad un livello ben più alto, molto vicino a quello dei paesi sviluppati. D’accordo con l’illustre economista, credo anch’io che l’autobus che passa vicino a casa ad intervalli brevi, una migliore manutenzione delle strade, un salario che permetta di acquistare il pane ma anche le rose, un migliore funzionamento delle strutture burocratiche spesso lente e farraginose, insieme all’eliminazione dell’enorme quantità di funzionari che non “funzionano”, siano le mete che le famiglie cubane si aspettano per continuare a sentirsi protette dalle conquiste della Revoluciòn. Il dibattito con il pubblico in sala che è seguito alle relazioni dei tre specialisti è stato, come sempre succede a Cuba, molto vivo ed interessante, oltre che segnato da quell’esclusiva capacità che hanno i cubani di ridere di se stessi e dei propri problemi, come nell’intervento di un produttore agricolo che ironizzava sul fatto di produrre ciliegie che non può vendere perché nessuno ha stabilito il prezzo di un prodotto che qui è ancora raro. Oppure quell’altro signore che ha risposto ad un intervenuto che lamentava la mancanza di lotta di classe, dicendo che in cambio qui a Cuba abbiamo una “clase de lucha”. Un capitolo che a mio parere non è stato debitamente affrontato e che denota che spesso a Cuba si guarda con superficialità ed ingenuità a quello che suppostamene c’è oltre il mare, riguarda la questione del basso salario. Ad un giovane presente che ha posto il problema lamentando che da qualche anno si parla di cambi nell’economia però i salari continuano ad essere ridicoli, uno dei relatori ha risposto portando l’esempio della Cina dove il cambio del modello economico è iniziato nel 1978 ma i primi cambiamenti significativi sono iniziati ben dieci anni più tardi dopo dibattiti, accorgimenti e correzioni che hanno permesso di trovare la via giusta. Questa risposta a mio parere è corretta però incompleta in quanto non si è analizzato a dovere il concetto di salario ridicolo, che in effetti lo è ma non in assoluto come si pensa e come la propaganda anticubana vuole far credere. Sul fatto che un salario medio che ora si aggira intorno ai 500 pesos al netto degli incentivi che spesso lo raddoppiano, sia da ritenere nettamente insufficiente a soddisfare i bisogni dei cittadini, è più che vero, ma è altrettanto vero che lo sono pure i salari di tutti gli altri paesi dell’area, ed in questi tempi di crisi anche dei paesi economicamente sviluppati. A testimoniarlo sta una ricerca della CIA, resa nota da un documento segreto che tale non è più in quanto carpito dagli archivi dell’intelligence americana, che per i suoi scopi strategici di rimettere sotto il proprio controllo i paesi latinoamericani che gli stanno sfuggendo di mano, ha effettuato una ricerca per valutare l’effettivo stato di benessere di quelle popolazioni. Con estrema sorpresa da quel documento si apprende che Cuba risulta essere seconda solo al Brasile in grande sviluppo economico, in quando ad “ingresso” pro-capite. Proprio nel fatto che la CIA abbia indagato sull’ingresso anziché sul salario, sta il segreto della ricerca che infatti non considera il salario attendibile per conoscere il livello di soddisfazione economica della popolazione. L’importo del salario è solo una componente molto relativa in quanto non quantifica la quantità di servizi ricevuti ma spesso viene pure profondamente stravolta dall’aggressione impositiva e dall’alto costo dei servizi di cui il cittadino necessita. Per esempio da noi il salario quasi mai è sufficiente a soddisfare le necessità, ogni acquisto è sottoposto a tasse di ogni tipo, i sevizi come la casa, il gas, la luce, l’acqua, la spazzatura, i trasporti, l’alimentazione, la scuola , la salute, l’accesso alla cultura, ecc. hanno costi proibitivi per coloro che sono costretti a vivere con le sole risorse di uno stipendio e l’aggressione verso il salario diventa sempre più pesante con imposizioni di multe salatissime per ogni minima infrazione, pagamento di bolli e diritti sempre più elevati, interessi bancari altissimi e tassazione dei risparmi, necessità di ricorrere a costose consulenze per qualsiasi pratica e balzelli sempre più esosi da parte di costosissimi organismi burocratici istituzionali che si moltiplicano a dismisura come Comuni, Province, Regioni, etc. Per tutti questi motivi la ricerca della CIA si è basata sulle entrate effettive dei cittadini valutando il costo della scuola, di un corso universitario, della sanità, dei beni primari quali la casa, l’acqua, la luce, il gas e l’accesso alla cultura come allo sport ed allo svago. Visto che tutti questi sevizi a Cuba sono gratuiti o fortemente sussidiati, si spiega facilmente come il salario ridicolo in effetti sia meno ridicolo di quanto si pensi, o ci fanno pensare. Purtroppo l’enorme apparato propagandistico del capitalismo imperialista riesce a camuffare la grande truffa che in misura sempre più opprimente sta schiavizzando le masse popolari del pianeta che dopo la riuscita del piano di distruzione dell’Unione Sovietica non trova praticamente opposizione concreta. Il successo delle trasformazioni economiche in atto a Cuba, insieme alle conquiste dei governi progressisti del Latinoamerica, sono l’ultimo baluardo di speranza per l’inversione delle tendenze in atto e per il recupero della coscienza di classe delle classi sfruttate che si allargano sempre più anche a quelle classi medie che fino ad oggi sono rimaste alla finestra senza preoccuparsi dei problemi che affliggono l’esistenza dei meno fortunati ma che ora interessa pure loro. Una buona notizia arriva proprio dagli Stati Uniti dove il movimento Occupa Wall Street ha messo in rete un documento dove si afferma che è necessario porre fine al capitalismo. Era ora, ma forse è già troppo tardi, decenni di assopimento possono risultare fatali.

mercoledì 25 settembre 2013

GLI ULTIMI SOLDATI DELLA GUERRA FREDDA

Come ogni sabato presso la Calle Madera del Centro Storico dell’Avana, lo scroso 14 settembre si è tenuta, nello spazio Sabato del Libro, la presentazione del libro di Fernando Morais “Gli ultimi soldati della guerra fredda” che tratta la storia dei cinque cubani imprigionati negli USA per essersi introdotti nelle strutture delle organizzazioni terroristiche anticastriste di Miami ed averne denunciato le intenzioni criminose. Gli ultimi soldati della guerra fredda è il risultato di anni di ricerche di ogni tipo e di numerosi viaggi all’Avana, Miami, Washington e Messico per documentare il meccanismo diabolico della giustizia nordamericana e la vera faccia della mafia controrivoluzionaria della Florida. Alla fine del 1998 cinque cubani vennero arrestati a Miami dagli agenti dell’FBI, la loro missione era quella di monitorare le attività di gruppi ed organizzazioni responsabili di attività terroristiche contro Cuba che hanno generato oltre tremila vittime. I cinque, Gerardo Hernàndez, Ramòn Labañino, Fernando Gonzàlez, Antonio Guerrero e Renè Gonzàlez, furono giudicati per cospirazione da una giuria imparziale in un clima di odio generato da una campagna di stampa finanziata dallo stesso Governo Usa. E’ stato accertato senza ombra di dubbio che i Cinque non hanno mai cercato di avere accesso alle informazioni segrete ma vennero messi sotto processo per avere compiuto un atto imperdonabile, quello di lottare contro il terrorismo anticubano, finanziato e protetto da tutti i Presidenti che si sono succeduti dal trionfo della Revoluciòn. Narrato in maniera appassionante con una magistrale miscela di elementi propri del reportage, la testimonianza e la novella suspence, questo libro rappresenta un testo inprescindibile per conoscere, al di là della poderosa propaganda anticubana fatta di menzogne e falsità artatamente costruite dai media occidentali, la realtà della lotta di Cuba per salvaguardare la propria indipendenza dall’aggressione del potento vicino del nord che è riuscito a piegare la resistenza di molti popoli ma che non è mai riuscito nel suo mai celato desiderio di ritornare a fare di Cuba il “patio trasero” da adibire agli affari ed al divertimento delle mafie finanziarie nordamenricane. Il teologo brasiliano Frei Betto, che fu Ministro nel primo Governo Lula, ha detto testualmente che “questo libro e la liberazione simbolica dei Cinque per la scrittura di Fernando Morais, credo che sia mezzo passo in avanti per la liberazione effettiva degli stessi”. Fernando Morais, l’autore purtroppo impossibilitato ad essere presente in questa occasione, è un giornalista, scrittore e politico brasiliano che fu deputato per otto anni e che occupò l’incarico di Segreterio alla Cultura dal 1988 al 1991 ed all’Educazione dal 1991 al 1993 dello Stato di San Paolo. Con questa pubblicazione ha ottenuto il Premio Brasilia di letteratura nella categoria Reportages nel 2012 durante la I Biennale del Libro e della Letteratura. (Nella foto Raùl Capote, famoso agente dell'Intlligence cubana, intervenuto durante la presentazione) _

giovedì 2 maggio 2013

YOANI SANCHEZ E L'ODIO ANTI CUBANO DEL PD (Partito Democristiano)



La blogger cubana che si è arricchita fingendosi una dissidente del governo cubano, è arrivata in Italia, una delle tante tappe del suo tour mondiale pagato con i soldi stanziati dal governo americano e dalle associazioni fasciste che fanno della campagna anticubana la loro opera prima per legittimare la loro presenza politica sullo scenario delle finte democrazie occidentali. I luoghi comuni che dipingono Cuba come una specie di lager sono stati creati ad arte dalle oligarchie politiche ed economiche occidentali che, in spregio alle più elementari regole dell’informazione, alimentano campagne propagandistiche che con la complessa realtà cubana non hanno niente a che vedere. La messinscena funziona perfettamente, è collaudata da lungo tempo ed ogni anno va affinando sempre meglio il suo meccanismo, il circo mediatico crea personaggi dal nulla, che non hanno nessuna influenza nella realtà del loro paese, sui mezzi d’informazione delle potenze occidentali e dei paesi a loro sottomessi, inizia il bombardamento mediatico che pubblicizza il personaggio “vittima del regime” che le nostre “democrazie” si vedono costrette a combattere. Ovviamente i legittimi governanti dello “stato canaglia” di turno vengono additati come repressori sanguinari e non vengono MAI fatti partecipare ai dibattiti che li dipingono come malvagi dittatori. Da quando non è più comunista o socialista ma è diventata seguace del laburismo anglosassone, cioè liberista, capitalista ed imperialista, tutta la “sinistra” europea ha ottimi rapporti con mostruosi dirigenti reazionari di tutto il mondo e si rifiuta di incontrare i rappresentanti dei movimenti progressisti che difendono l’autonomia e l’indipendenza dei loro paesi e si oppongono alle barbarie del nuovo ordine mondiale.
Sta di fatto che Yoany Sanchèz, santificata come una vittima delle persecuzioni del governo cubano, in patria non ha il benché minimo seguito. Leggendo quanto si scrive nell'articolo di cui al link in fondo a queste righe, non si può che inorridire di fronte alle affermazioni di un giornalista che scrive deliberatamente il falso, che non ha un minimo di conoscenza della realtà di cui parla, siamo al solito  utile idiota al servizio di chi gli da un salario, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe fare chi si arroga il diritto di informare.
In poche righe chi ha scritto questo pezzo esilarante, riesce ad infilare una falsità dietro l’altra. Per prima cosa Yoani Sanchez non è una dissidente, per essere tali bisogna avere tutt’altro spessore, ma è senza ombra di dubbio una furbetta che si è fatta mercenaria per usufruire degli enormi vantaggi, sopratutti economici, che vengono elargiti a tutti coloro che si prestano senza tante remore a denigrare la propria patria. Non trovando altri modi per sostenere le loro improbabili tesi, ai padroni del mondo non resta altro che finanziare presunti dissidenti. In secondo luogo, la contestazione di ieri non è stata frutto di un colpo di mano di “militanti del regime cubano”, bensì la conseguenza del fatto che a cittadini ben informati ed in grado di smontare le bugie della Sanchez, è stato impedito di partecipare al dibattito o anche solo poter fare domande alla supposta “vittima del regime”. Chi sa di politica sa benissimo è un classico della propaganda capitalista fare dei dibattiti in cui parlano solo coloro che difendono le loro tesi spregiudicate. Pure falso è sostenere che il tanto pubblicizzato blog di Yoani Sanchez sia “tra i blog più letti a Cuba”, al contrario sull’isola caraibica Generaciòn Y è praticamente sconosciuto, per il semplice motivo che simili manipolazioni non riscontrano il ben che minimo interesse tra i cubani che sono più che vaccinati contro la disinformazione capitalista e che ritengono odiosi i personaggi che si prestano a simili propagande in favore dei paesi che con il loro blocco economico rendono più dura la vita dei cubani. Pure falso è sostenere che Yoani Sanchèz sia “diventata celebre in tutto il mondo per le sue battaglie contro la violazione dei diritti umani nel regime di Castro”, la Sanchez non ha fatto nessuna battaglia, si è semplicemente offerta alle manipolazioni della stampa occidentale al servizio dei padroni. Si dice poi che “la sua attività di giornalista e blogger le è pure costata la libertà”. Non c’è bugia più grande, la Sanchez non è una giornalista, non svolge nessun lavoro e vive come una ricca con i soldi che i paladini della libertà le offrono per le “prestazioni” svolte e non è mai stata privata della libertà malgrado faccia di tutto perché questo succeda, al contrario gode di privilegi che solo lei, grazie ai “premi” ricevuti, può permettersi. Yoani Sanchez è una persona disgustosa, emigrata in Svizzera ha capito quanto duro fosse sopravvivere nel capitalismo ed ha deciso di sfruttare l’occasione che il ricco occidente offre a chi si presta alle campagne medianiche orchestrate al fine di annichilire chiunque nel mondo osi opporsi al dominio del capitale. Tornata a Cuba non svolge nessuna attività, fa semplicemente la dissidente a pagamento, si connette ad internet negli alberghi più lussuosi, provoca e denigra il governo cubano e si inventa repressioni di cui non è mai stata vittima. Certo che un personaggio simile non si può permettere un libero dibatto ma solo palcoscenici a senso unico senza possibilità che qualcuno smonti le sue vergognose bugie.
Il fatto che anche il PD sponsorizzi simili personaggi la dice lunga sull’essenza del partito nato dalla fusione fra ex democristiani ed ex rivoluzionari alla deriva. Questi ex comunisti vedutesi al liberismo, sono molto più vicini al falso concetto di democrazia della destra che al pensiero veramente democratico. Un mercenario, e Yoani Sànchez ne è un esempio eclatante, è la persona più spregevole che possa esistere, farne una bandiera per fini politici è quanto di più vile possa fare un partito politico che dice di ispirarsi al pensiero progressista. Invitare la supposta "dissidente" senza che ci sia qualcuno che possa difendere quello che lei chiama in modo spregiativo "regime castrista", è una dimostrazione lampante di come il PD usi metodi reazionari per condizionare il pensiero del proprio bacino di utenza. L'anticastrismo è uno dei cavalli di battaglia della dirigenza del PDS-DS-PD per giustificare il passaggio da sinistra a destra ed il compito di orchestrare questa messinscena è stato da tempo affidato a Piero Fassino, l’attuale sindaco di Torino che oggi si appresta ad offrire alla mercenaria cubana la cittadinanza onoraria della città piemontese. Questi cialtroni che sparlano di Cuba senza averci mai messo piede, senza conoscere minimamente la storia e la realtà cubana ma solo cavalcando stupidi luoghi comuni che sono sempre stati i cavalli di battaglia della destra oscurantista e fascista, sono i veri responsabili della tragica situazione in cui è finito il nostro paese. Se le destre che rappresentano gli interessi delle oligarchie e dei grandi capitali, fanno il loro lavoro, non è ammissibile che chi si è sempre detto difensore degli interessi dei lavoratori si sia messo in competizione con le destre nel dilapidare le conquiste del movimento progressista. Questi vili personaggi, traditori del popolo e dei loro stessi ideali, provengono dalla militanza comunista, in gioventù hanno osannato Cuba e la sua Revoluciòn, solo ora, per ingiustificata sete di poltrone e potere, si fanno paladini delle libertà oppresse, dimenticando che da quando la osannavano ad ora che la denigrano, la Revoluciòn ha lavorato duro per integrare giustizia sociale e diritti civili. Questi cialtroni incoscienti, mistificatori e, nel migliore dei casi, ignoranti, vanno smascherati, denunciati e condannati di fronte alla storia. Perché simili vergogne non abbiano più a ripetersi.



mercoledì 24 aprile 2013

LE DAMAS DE BLANCO E L'IFORMAZIONE DEMOCRATICA.




Su Euronews, la tv dell’Unione Europea, hanno appena mandato in onda un servizio con l’intervista ad una delle Damas de Blanco, il movimento composto da una decina di donne cubane supposte oppositrici del governo dell’isola.
La giovane intervistatrice se ne è infischiata serenamente di fare delle verifiche su quanto affermato dalla rappresentante di quel movimento che tutti coloro che hanno un minimo di obiettività sanno che altro non è che uno strumento finanziato dal governo degli Stati Uniti per alimentare la campagna di criminalizzazione del governo cubano che si ostina a non fare dell’isola caraibica il cortile di casa della vicina superpotenza. Al contrario, l’intervista si è basata su domande e risposte chiaramente concordate prima con l’unico scopo di alimentare la campagna propagandistica tesa a denigrare Cuba ed il suo progetto rivoluzionario inviso ai banchieri ed ai detentori del potere economico mondiale. Anzi, ad un osservatore più attento non sarà sfuggito che proprio in questi giorni è salita alle cronache dei ben informati la notizia che tra le “signore” vittime del “regime castrista” è in atto una lotta intestina causata dalle beghe per la spartizione dei fondi che il governo Usa elargisce loro come riconoscimento economico per il “lavoro” compiuto. Non si è preoccupata la giovane intervistatrice di verificare chi sono realmente queste “signore” che le Madres de Plaza de Mayo argentine, vere vittime dei crimini del governo golpista argentino sostenuto e finanziato dagli Usa, hanno rifiutato di riconoscere perché “loro sono al servizio degli assassini dei nostri figli e nipoti”.  Ed ovviamente nemmeno un pensiero all’idea che dopo le parole delle presunte “vittime” fosse il caso di far ascoltare anche quelle dei presunti carnefici. Nemmeno il fatto incontestabile che queste “oppositrici del regime castrista” abbiano un minimo di seguito nel paese “vittima della dittatura comunista” ha fatto dubitare la giovane in carriera sulla veridicità delle affermazioni dell’intervistata. Basterebbe solo una semplice verifica per scoprire che queste signore vivono agiatamente con i proventi loro elargiti da chi sta aggredendo il popolo cubano con un blocco economico che TUTTI  i paese della Comunità Europea riconoscono ogni anno in sede ONU essere una vergogna inaccettabile. Non importa che per incassare questi proventi le suddette vittime del regime si limitino di quando in quando ad una passeggiata senza nessun seguito per le vie dell’Avana per poter documentare di aver compiuto il lavoro per il quale sono pagate.
Il servizio in oggetto è un classico esempio della propaganda anticubana atta a disinformare sistematicamente che i media cosiddetti democratici mettono in atto per screditare chiunque nel mondo osi opporsi alle politiche devastanti dei grandi capitali che dominano l’economia e la politica dell’intero pianeta. I nemici sono i popoli ed i governi che non intendono piegarsi ai loro voleri e che, uno dopo l’altro, vengono sottomessi con da un’impressionante escalation di guerre e violenze che il nazismo al confronto sembra un movimento pacifista.
L’intervista in oggetto è stata condotta da una giovane giornalista che ha dimostrato di essere stata istruita a dovere, sicuramente il percorso di formazione che l’ha condotta a ricoprire un ruolo tanto ambito, l’ha saputo interpretrare al meglio. Viene da chiedersi se dietro la sua apparente ingenuità si nasconde una vittima della brutale e criminale cultura “democratica” moderna che in Europa trova una fonte di ispirazione primaria, oppure se la giovincella è una furbetta cosciente del suo ruolo di criminale dell’informazione che svolge, una giovane disposta a qualsiasi cosa pur di fare carriera. Io propendo per la seconda ipotesi e penso che addestrare i giovani a simili performances per fare carriera sia un crimine ingiustificato. Bisogna pure dire la democratica fanciulla acqua e sapone non è un caso raro, anzi, le sue attitudini sono un requisito indispensabile per fare informazione nella nostra Europa “libera e democratica”. Se è vero che non si possono ingannare i popoli per l’eternità, viene da chiedersi dove credono di voler arrivare i maniaci detentori del potere che non esistano a compiere orrori di ogni tipo pur di raggiungere i loro diabolici scopi, come pensano che sarà il futuro che dovrebbero vederli dominatori assoluti del pianeta e dei popoli che lo abitano. Un futuro allucinante che non può che far pensare ad orrendi ed atroci scenari dei quali nemmeno il più criminale degli esseri viventi potrebbe andarne fiero. Seppure la follia umana sembra non avere limiti, è da sperare che la l’impegno di chi ancora non intende arrendersi al potere devastante del capitale sia in grado di formare la coscienza di sempre più larghi strati di popolazione che siano in grado di opporsi alla follia distruttrice dei padroni del mondo.

http://cubanos.org.uk/noticias/48-ed230413


http://it.euronews.com/2013/04/23/le-donne-in-bianco-cubane-finalmente-a-bruxelles-per-ricevere-il-premio-/

sabato 23 marzo 2013

II TORNEO PANAMERICANO DI PALLAVOLO SUB 20. CUBA – PUERTO RICO 0-3



Amara delusione nel Torneo Panamericano per le pallavoliste cubane Sub 20, sconfitte 3-0 da Puerto Rico non si sono qualificate per il Campionato Mondiale che si terrà nella Repubblica Checa la prossima estate. Reduci da due facili vittorie le morenite sono cadute di fronte ad una compagine esperta che ha sfruttato le incertezze e gli errori della squadra cubana. Il primo set si è concluso 25-23 a favore delle ragazze di Porto Rico dopo che le cubane sono state più volte in vantaggio. Questo set perso, il primo di tutto il torneo, ha avuto un impatto emotivo negativo tanto che per tutto il secondo set hanno dovuto rincorrere senza successo le avversarie che si sono imposte 25-19. Nel terzo set sembrava che le cubane avessero trovato il bandolo della matassa ma verso il finale del set una concomitanza di errori banali, sviste arbitrali e sfortuna, ben tre palloni sul nastro sono caduti in campo cubano, hanno messo fine alle speranze di qualificazione per il Mondiale della categoria. Allegria per le boriquas e lacrime per le ragazze cubane che si vedoni sfuggire una buona opportunità per raggiungere l’obbiettivo prefissato.
Se può servire ad attenuare la tristezza per il mancato successo, si può dire che la scuadra cubana è quella che più ha impressionato, soprattutto per la giovanissima età delle ragazze, alcune con soli 13-14 anni. Molte di loro posseggono un talento enorme, su tutte la quattordicenne Vargas oltre alla libero Luis, alla Matienzo, Mendaro, Casanova e Sanchèz. Ultima considerazione, oltre che brave le cubane sono sicuramente le più belle, e questo è indiscutibile e consolante….
Quello che rimane, ora che le morenas hanno mancato l’obbiettivo anche se il torneo continua, è la considerazione che la pallavolo cubana femminile può sicuramente contare su un potenziale enorme per il futuro, enorme ma non infinito perché se bisogna continuare a far passare continuamente le ragazzine a rinforzare la prima squadra a causa delle continue defezioni, il risultato sarà quello di non poter contare su nazionale maggiore affiatata a causa dei continui cambi ed su una squadra giovanile continuamente saccheggiata e con ragazze che devono bruciare le tappe senza un corretto percorso di formazione e crescita. Ancora una volta il vergognoso fenomeno del “robo de talentos” mostra tutta la sua crudele realtà, un fenomeno che vede svanire gli enormi sforzi dei paesi poveri che investono enormi risorse per costruire campioni che vanno a finire nelle arene dei paesi ricchi dove il denaro distrugge quello che ancora è rimasto di quello che una volta veniva chiamato sport, ciò diletto, divertimento che nulla deve avere a che fare con il business. Più volte ho sostenuto accese discussioni su questa questione con la maggioranza rumurosa che accusa lo sport cubano e la dirigenza politica del paese di essere rimasta al medio-evo, che i tempi sono cambiati e bisogna mandare gli atleti a competere nelle grandi leghe del mondo capitalista. Niente di più sbagliato e di più retrogrado, questo è veramente un pensiero reazionario fatto da persone invasate dalla propaganda del business che hanno perso completamente il senso della realtà in cui viviamo, una realtà dove tutto viene monetarizzato, dove vengono calpestati i più elementari valori umani e dove lo sport è stato ridotto a puro business con le conseguenze che ben consciamo riguardo alla salute fisica e mentale degli atleti. Infatti non è raro riscontrare fenomeni di dopaggio persino nelle categorie giovanili e diventa sempre meno facile vedere giovani atleti che praticano lo sport divertendosi, che è l’unico vero scopo di tale attività. Pretendere che anche a Cuba arrivi lo sport professionista è veramente da idioti, proprio la diversità dello sport cubano sta alla base dei suoi invidiabili succesi e le difficoltà attuali sono causate proprio perché anche qui il “dinero” sta cominciando a far sentire il suo pericoloso richiamo. Sport e professionismo sono una contraddizione evidente, se lo sport è nato come una maniera di occupare il tempo libero dagli impegni professionali o di studio, come può diventare professionista? E le conseguenze di tale pensiero sono sotto gli occhi di tutti coloro che ancora non hanno venduto anima e mente al capitale. Non è con la distruzione dei valori che si migliorano le economie, anzi….

giovedì 21 marzo 2013

II COPA PANAMERICANA CUBA-CHILE 3-0






Le cubane sub 20 vincono la loro seconda partita della III Copa Panamericana di pallavolo sconfiggendo le chilene per 3-0. Iniziano l’incontro la capitana Pages, Alfonso, Vargas, Casanova, Mendaro, Matienzo e la libero Luis. Il primo set finisce 25-20 con parziali di 8-4 e 16-13, con lo stesso punteggio di 25-20 e parziali di 8-7 e 16-13 si conclude pure il secondo set. Nel terzo le cubane prendono il largo poi nel finale si distraggono e permettono alle chilene di avvicinarsi, il set finisce 25-23 con parziali di 8-6 e 16-11 dopo avere allungato fino al 21-14.
Questo incontro rimarca quello già visto nella partita contro il Costa Rica, le qualità non mancano ma deconcentrazione ed errori banali impediscono alle ragazze di mettere a frutto le loro enormi potenzialità. Va detto che l’età media è molto giovane e la mancanza di esperienze in partite internazionali fa la sua parte però se si vuole conquistare il diritto a partecipare al mondiale che si disputerà quest’estate in Repubblica Ceca, sarà necessario che domani sera nell’incontro decisivo contro le fortissime ragazze di Porto Rico non sarà permesso concedersi distrazione e sbandamenti come si sono visti in questi primi due incontri. Le boriquas hanno dimostrato nei due precedenti incontri vinti facilmente contro Costa Rica e Chile, di essere molto forti e determinate e si prevede che contro le cubane metteranno in campo tutte le loro qualità e determinazione. Si prevede uno scontro ad alto livello ed il risultato sta tutto nelle mani, e soprattutto nella testa, delle morenitas che potenzialmente sono più che all’altezza della situazione ma ancora non hanno fatto vedere la determinazione necessaria per vincere questa coppa continentale e qualificarsi per il mondiale.

CUBA-COSTA RICA 3-0 PER LA QUALIFICAZIONE AL MONDIALE DI PALLAVOLO SUB 20



Presso il Coliseum della Ciudad Deportiva, finalmente disponibile dopo l’installazione del nuovo impianto di climatizzazione, la nazionale cubana di voleibol sub 20 ha sconfitto 3-0 il Costa Rica nella II Copa Panamericana,  torneo che ha avuto inizio oggi e che qualifica il vincitore al prossimo campionato mondiale della categoria.
Le morenite guidate da Antonio Fernandez Artega si presentano con una squadra composta dalla libero Dayesi Luis con il numero 1, Anet Alfonso con il 3, 4 Meliza Vargas, 5 Heydi Casanova, 7 Claudia Hernandez, 9 Yaremis Mendaro, 10 la capitana Marilin Pages, 11 Grether Moreno, 14 Dayamì  Sànchez, 16 Yalenis Diaz,  18 Sulian Matienzo e Yaremis Lopez con il numero 20.
Iniziano l’incontro: Luis, Alfonso, Mendaro, Pages, Sànchez e Matienzo che vanno subito in vantaggio 4-0 dimostrando l’enorme differenza tra le caribeñe e le ticas, però quando le avversarie sono di rango inferiore è facile distrarsi e Costa Rica ne approfitta per portarsi sul 4-4. A questo punto le cubane reagiscono e portano a casa il primo set in 22’ e 21” con risultato di 25-14 con parziali di 8-5 e 16-12.
Il secondo set lo vince praticamente da sola la quattordicenne Melitza Vargas che infila ben 7 servizi vincenti consecutivi. Il set si conclude in 22’ e 35” con il punteggio di 25-13 con parziali di 8-4 e 16-5.
Il terzo set viene utilizzato dai tecnici cubani per sperimentare nuove tattiche e ne approfittano le costaricensi che vanno addirittura in vantaggio 16-14 dopo che il primo parziale si era concluso 8-6 per le cubane. Ci pensa di nuovo la Vargas con il suo servizio a rimettere le cose a posto con aces e schiacciate di ottima fattura. Il set si conclude senza ulteriori contrattempi con il punteggio di 25-19.
E’ la prima volta che vedo in azione questa squadra e purtroppo l’inconsistenza delle avversarie non ha permesso di poter giudicare fino in fondo le qualita delle ragazzze che quando necessario hanno dimostrato di saper giocare un’ottima pallavolo. Tra loro emergono comunque le qualità della libero Luis, nome che fa pensare ai tempi d’oro delle Morene del Caribe quando Mireya Luis, presente all’incontro, conquistava tutto quello che c’era da conquistare insieme alle sue compagne, ottime la capitana Pages e la Vargas con il suo micidiale servizio così come tutte le ragazze che quando chiamate in campo hanno dimostrato talento. La squadra è formata da ragazze ancora inesperte però con enormi possibilità e nei prossimi incontri le vedremo in campo in partite ben più impegnative contro Chile e Porto Rico, soprattutto contro queste ultime dovranno tirare fuori tutto quello che hanno se vogliono conquistare il biglietto per il prossimo mondiale della categoria. La classe, si è visto, non manca, alcuni dubbi invece riguardano la continuità e la caduta di tono che, se stasera erano permessi, nei prossimi due incontri non sono più ammissibili, pena vedere il mondiale in tv.