lunedì 27 aprile 2009

Bellita alla Casa de la Cultura del Vedado


Se amate la musica e vi trovate all’Avana un terzo sabato del mese non mancate di recarvi alla Casa de la Cultura del Vedado. Alle 7 di sera si esibiscono Lilla Exposito, in arte Bellita, e Jazztumbatà, la sua band. Bellita è una delle donne più affermate del jazz cubano, la sua musica può essere definita jazz-fusion e mischia elementi in stile moderno e tradizionale della musica cubana con profonde inflessioni e sensualità afrocaribeña fino a spaziare nei ritmi brasiliani come la bossa nova. Bellita canta e suona il piano con una forza che esprime tutta la sua cubania.

Jazztumbatà, il gruppo che l’accompagna, è formato da Emir Santa Cruz al saxofono, clarinetto e voce,
Eduardo Hernandez alle percussioni,
Glenda López, figla di Bellita che suona flauto, claves e canta,
José Alberto Varona alla tromba
e Miguel “Octopus” Miranda, il più eclettico del gruppo e suo compagno di vita. Miranda, bassista e percussionista, riesce a suonare fino a quattro strumenti contemporaneamente entusiasmando ad ogni esibizione il pubblico presente.
Dulcis in fundo, due ore di musica stupenda non costano un centesimo. Uno dei tanti regali della cultura cubana al suo popolo ed a tutti coloro che sanno apprezzare.

domenica 12 aprile 2009

Tutte le cubane sono puttane?



Da decenni cerco di spiegare ai coglionazzi nostrani vittime dei più volgari luoghi comuni che Cuba non è il paese delle puttane così come viene descritto. Ho sostenuto con forza che a parte poche donne che ruotano attorno ai turisti con in tasca qualche Euro, comunque molto più dignitose delle puttane così come intese da noi (non a caso si chiamano jineteras), ci sono oltre sei milioni di donne che si occupano di ben altro e che vivono la loro condizione di donne secondo valori che da noi sono impensabili. Giusto oggi l'ottimo Gennaro Carotenuto ha pubblicato sul suo sito un post dedicato ad una corrispondenza di Fernando Ravsberg, corrispondente all'Avana della BBC. Non credo servano ulteriori commenti, leggetelo.

Tutte le cubane sono puttane.

Fernando Ravsberg è il corrispondente dall’Avana della BBC. L’articolo che segue risiede in originale sul dominio del servizio pubblico inglese. Lo traduco e lo pubblico per un paio di motivi che considero buoni. Il primo è che parla di Cuba e delle donne cubane come chiunque conosca e ami Cuba parla, ovvero esattamente all’opposto di come ne parlano le orde di sficati che non escono da Varadero e dalla Habana vieja e credono di avere il diritto di comprare tutto (anche le persone) solo perché hanno nel portafoglio uno stipendio europeo. Il secondo motivo è che un articolo come quello di Ravsberg non sarebbe pubblicabile su nessun giornale italiano. I giornalisti italiani neanche pensano di poter esprimere opinioni eterodosse su Cuba (gc).


“Tutte le cubane sono puttane”, mi sputò con disprezzo un parrocchiano in un bar di Barcellona appena sentì che io vivo a Cuba. Tale generalizzazione mi è sembrata infame, anche se debbo riconoscere che è un pregiudizio molto diffuso.
Così si percepisce Cuba dagli hotel e dai centri turistici circondati di prostitute a caccia di maschi “di successo”, di quelli obbligati a fare un viaggio di 5.000 km per poter avere una relazione sessuale, che inoltre sono costretti a pagare.
Molti si sorprenderebbero se sapessero che a Cuba il sesso è una delle poche cose gratuite e non razionate. Non deve essere confortante per l’ego mascolino rendersi conto di aver pagato per qualcosa che tutti i cubani fanno per piacere.
Non pretendo criticare le “jineteras”, ho un paio di buone amiche che si dedicano al mestiere e sono per me altrettanto rispettabili come qualunque altra donna. Ma anche loro sarebbero concordi nell’affermare che rappresentano un’infima parte della popolazione femminile cubana.
Nel mio quartiere ci sono decine e decine di ragazze, alcune di quelle sono state amiche e addirittura fidanzate dei miei figli e solo conosco tre o quattro prostitute. Tutte le altre lavorano o studiano, si innamorano di un cubanito e vanno alle feste sedute sul cestino della bicicletta.
Potrei raccontare centinaia di aneddoti di donne cubane che lascerebbero a bocca aperta a molti di questi sociologi da bar, perché quasi tutte nelle loro relazioni personali mettono davanti al denaro l’amore e il sesso.
Conosco una donna sposata con un imprenditore spagnolo. Vivevano a Madrid finché in uno dei suoi viaggi nell’isola conobbe un ragazzo cubano, lavoratore manuale, con il quale adesso ha dei figli e sembrano felici nonostante le tessere del razionamento.
Immagino che all’ex marito possa risultare difficile capire che lei abbia preferito rinunciare a tutte le comodità che aveva in Spagna per tornare a vivere come una cubana qualsiasi cambiando tutti i lussi materiali con i semplici piaceri dell’anima e della carne.
In ogni modo è ben difficile che le difficoltà buttino giù una donna cubana. Queste sono state il principale sostegno familiare durante la crisi economica degli anni ‘90, quando bisognava inventare per cucinare senza alimenti e lavare senza sapone.
In quegli anni si convertirono in una specie di “Gesù Cristo domestico” che facevano il miracolo di moltiplicare pani e pesci perché la famiglia trovasse ogni giorno a tavola il necessario per sopravvivere.
E tutte dovettero farlo mentre contemporaneamente si sviluppavano nel lavoro, già che il 65% dei professionisti e tecnici a Cuba sono donne, molte delle quali danno importanti contributi alle scienze, le lettere, le arti, lo sport.
Sono donne inoltre più della metà di tutto il personale della salute –medici, infermieri e tecnici- che prestano aiuto ad altri paesi, quelle che girano per le montagne del Pakistan, per le selve del Guatemala e per i quartieri poveri di Caracas.
E’ vero che sono un po’ differenti rispetto alle altre donne del continente. Hanno un tasso molto alto di divorzi, considerano l’aborto come un diritto e non sentono che il sesso sia peccato e pertanto fanno l’amore senza sensi di colpa.
La moda non governa le loro vite né l’età le limita, si mettono quello che a loro piace e nessuno le critica, si innamorano perfino nella terza età quando molte delle loro sorelle nel mondo pensano che il loro unico destino sia crescere i nipoti.
Sono madri molto amorose, nella coppia indipendenti, professionalmente creative e molto passionali. In generale non sono donne che si possano comprare e nemmeno tra le prostitute, quelle che si affittano, è difficile trovarne una che si venda.
E’ che una donna cubana non è mai del tutto di uno, sceglie ogni giorno della sua vita con chi stare e se il suo compagno aspira a essere rieletto dovrà darle la passione e l’amore che merita. Per loro cambiare uomo non è un trauma.
Non pochi stranieri hanno sofferto una disillusione quando hanno provato a comprare una donna a Cuba. Adesso, nel mezzo della solitudine di un bar, non riescono a capire in che cosa hanno fallito, però masticano e sputano veleno, a chiunque possa sentirli che: “tutte le cubane sono puttane”.
http://www.bbc.co.uk/blogs/spanish/2009/03/topicos.html

martedì 7 aprile 2009

Italiano assasinato all'Avana


La polizia cubana sta indagando sulla morte per strangolamento del fotografo italiano Franco Bozzo. Bozzo, nato a Savona nel 1941, si trasferì all'Avana nel 1994 dopo essere andato in pensione. In Italia lavorava come ingegnere navale. A Cuba incominciò a lavorare come fotografo di teatro per poi diventare direttore artistico e produttore. Fino a poche settimane fa mise in scena presso la Sala Avellaneda del Teatro Nacional de Cuba "Elisabeth, por si acaso mujer" e per tutto il mese di aprile un suo audiovisivo, utilizzato da Tony Dìaz e Mefisto Teatro in Huevos, è in programma nella sala teatro Adolfo Llauradó.

La sua morte risale a giovedì 2 aprile quando venne trovato morto strangolato in casa sua. Viveva in una casa prestatagli da amici cubani, dopo che l'amica attrice argentina Monica Guffanti, che vive a Cuba da alcuni anni, lo cacciò da casa sua in Miramar. Secondo la Guffanti, lo mandò via dopo aver scoperto alcune foto di giovani ragazzi nudi. Secondo fonti giornalistiche, Monica Guffranti lo aveva denunciato alla polizia per farlo espellere da Cuba, ma Bozzo chiarì tutto e la polizia non proseguì le indagini.

Sei anni fa Franco Bozzo si sposò con un'attrice cubana molto conosciuta, Paula Alì, la quale sostiene che il Bozzo era molto amato sull'isola. "Era molto generoso con tutti nel mondo del teatro" dice Pula Alì, ancora incredula per l'accaduto.

Sembra che la polizia sia sulla pista degli autori del crimine. L'attore cubano cinquantenne, Waldo Franco, è stato convocato nuovamente per essere interrogato. Franco, che si dice la persona più vicina al Bozzo che ha conosciuto nel 1997, sostiene che andava a visitarlo frequentemente, l'ultima volta il giorno precedente all'assassinio. L'attore cubano sostiene che "a Bozzo non piaceva la pornografia" e che Monica Guffranti, l'attrice argentina, doveva al fotografo-regista italiano un'importante quantità di denaro. Alcune fonti parlano di oltre 10 mila dollari.

Fino a quì le scarne cronache della stampa, quello che sia successo veramente sarà chiarito alla fine dell'investigazione in corso da parte della polizia cubana che notoriamente sa condurre investigazioni molto efficaci quando si verificano casi simili.

Quello che è certo è che questa vicenda rimane chiusa tra le vicende private, nessun allarmismo che la criminalità a Cuba sia in fase di recrudescenza, come certa nostra stampa e certi corvi del malaugurio stanno cercando di far credere. L'Avana continua ad essere, tra le capitali del mondo, la città più sicura.
Sarebbe interessante fare un'indagine sulla relazione tra sistema socio-politico e criminalità. Si farebbero delle scoperte interessanti, per esempio che la relazione tra sitema sociale capitalista e efferatezza criminale non lascia dubbi di interpretazione, è purtroppo una triste realtà.