venerdì 25 maggio 2007

Chamamè a Cuba


Su Cubavision Internacional, per chi ha la fortuna di riceverlo, capita di incontrare il video animato di una canzone del Grupo Moncada, uno dei più longevi e conosciuti dei gruppi musicali cubani. I Moncada sono noti per la loro creatività nell'interpretare i ritmi latini ed in questo caso hanno inciso questo chamamè, tipico canto ballabile originario della provincia argentina di Corrientes. Questo stile musicale nacque in Patagonia nel penitenziatio di Rawson nel 1972, durante la dittatura di Videla. La canzone di cui pubblico il testo originale in spagnolo per non incorrere nell'errore traduttore-traditore, racconta l'amore degli autori per Cuba, Fidel e la Revoluciòn. <Ascolta>
Chamamé a Cuba
(Grupo Moncada)

Una tarde enero tomé mi canoa pa' dar una vuelta/
me dijeron cuidate que con la tormenta te vas a perder/
pero soy correntino machazo en mi pago baqueano en el delta/
salí cuando entraban las primeras luces del atardecer./
Cuando ya estaba oscuro como boca e' lobo pretendí volverme/
pero el río rebelde me llevó a empujones a orillas del mar/
y desalentado sin ver más la costa, para entretenerme/
panza pa'rriba contando estrellitas me puse a pensar./
Yo pensaba en lo poco que vale el hombre cuando está tan solo/
pero tuve una idea que en aquel momento me hizo reaccionar/
haré una proeza como Vito Dumas seré Marco Polo/
y al volver a mi pago toditas las guairas me querrán besar./
Y a los pocos días de navegación/
tuve una alegría pues ya me creía Cristóbal Colón,/
y andaba con pena cuando vi el manchón/
que no era ballena que sí tierra buena, caray qué alegrón
Al poner un pie en tierra echè una olfateada por si era Corrientes,/
pero al ver a un paisano con una escopeta le pregunté a él,/
si el rancho e' La Cambicha quedaba muy lejos,/
dijo buenamente, usted está en Cuba patria socialista, tierra de Fidel.
Yo quería volverme por lo que leía en diario La Prensa,/
pero al ver los cubanos trabajar contentos por el porvenir,/
hoy la tierra es de todos, no hay analfabetos y hasta un niño piensa,/
que aquel que entre en Cuba con aires de guerra no podrá salir. /
Porque aquellos fusiles que ayer apuntaban al pueblo oprimido,/
son los que hoy defienden en manos del pueblo su revolución,/
son los que en mi pago lo llevan milicos de dos apellidos,/
son los que tendremos el Mocho Raela, Jesusa y Ramón./
Y con mi canoa y mi chamamé /
dejé a Raúl Roa y puse la proa a mi pago otra vez,/
y a los correntinos he de serles fiel, y aquí yo termino/
¡que mueran los yanquis que viva Fidel!

lunedì 14 maggio 2007

La farsa dei diritti umani


Quando si parla di diritti umani si parla di Cuba, e quando si parla di Cuba si parla di diritti umani. Da ciò la facile allusione che vorrebbe che a Cuba si violano i diritti umani.
Chiunque conosca la realtà cubana e sia scevro da condizionamenti ideologici, può testimoniare che Cuba è invece un paese che investe tantissimo per il rispetto dei diritti umani. Certo, non sono mancati errori, ma i risultati ottenuti per dare ad ogni cittadino il diritto alla vita, la sanità gratuita, l'istruzione, il diritto alla casa, alla luce elettrica, all'acqua potabile e via dicendo, sta a testimoniare la grande attenzione di questo paese verso i diritti fondamentali dei cittadini.
Pur con le sue pecche, Cuba può vantare di rispettarli di più di quelle nazioni che utilizzano le "armi intelligenti" e la "guerra umanitaria e preventiva" per risolvere le controversie internazionali ed imporre la propria logica, più di quei governi che non garantiscono a tutto il popolo l'istruzione, la sanità, e la cultura, più di quei paesi "ricchi" che strangolano, con la politica del debito, lo sviluppo dei paesi "poveri".
Qualcuno potrebbe obiettare che ogni anno Cuba è condannata per violazione dei diritti umani.
Ma chi si documenta su questo fatto non avrà diffocolta a scoprire che sono gli Stati Uniti che, usando allegramente il ricatto nei confronti dei paesi "poveri" e la connivenza con i comuni interessi delle nazioni "ricche", mettono in scena ogni anno la stessa farsa.
Che si pretenda di condannare Cuba e non chi pratica la tortura a Guantanamo, Abu Grahib e nelle prigioni segrete della CIA, chi occupa illegalmente altri paesi sovrani massacrando popoli e distruggendo villaggi e città, suona veramente ridicolo.
Rigoberta Menchù, Premio Nobel per la Pace, ha sostenuto in proposito: "All'ONU c'è un mercato dei diritti umani, basato sugli interessi di chi è più forte e che assicura l'impunità a chi, pur violando i principi elementari della vita di un popolo, si mette d'accordo e vota secondo gli interessi dei paesi più potenti e ricchi. Nel mio paese purtroppo i bambini spesso li ammazza la polizia eppure il Guatemala non ha avuto, nei dieci anni di terrore per la repressione interna, nemmeno una censura per violazione dei diritti umani".
Perfino il New York Times afferma che la nazione che spia, tortura e sequestra sono gli Stati Uniti, il grande assente nel rapporto sui paesi che violano i diritti umani. Il New York Times, il quotidiano più influente del paese, ha pubblicato un editoriale per commentare le violazioni dei diritti umani. Ha fatto un elenco di "politiche illegali" e pratiche che violano i diritti umani fondamentali compresa la "brutalità contro i prigionieri", lo spionaggio illegale, l’arresto arbitrario, l’utilizzo della tortura, le prigioni clandestine, i "desaparecidos", i sequestri e la detenzione illegale.
La segretaria di Stato Condoleeza Rice ha presentato il Rapporto sulla Prassi sui Diritti Umani dei Paesi 2006 e ha detto che costituisce una pratica annuale che dimostra il "costante sostegno degli Stati Uniti a queste libertà fondamentali comprese nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani". La Rice ha affermato che questi "diritti basilari dovranno essere la fonte della giustizia in ogni società". Con la presentazione del rapporto "ci impegniamo nuovamente a chiamare ogni governo a rendere conto se ancora tratta i diritti dei suoi cittadini come un’opzione invece che, secondo le parole del presidente Bush, esigenze non negoziabili della dignità umana". Larry Cox, direttore esecutivo di Amnesty International statunitense, ha opinato che, mentre l’organizzazione "dà il benvenuto all’enfasi posta nel rapporto sulla richiesta di rendere conto, gli USA non possono essere considerati credibili come paese leader mondiale dei diritti umani finché non cambieranno la loro politica di mantenere a tempo indefinito i prigionieri in carceri segrete e privarli dei diritti elementari".
Come sempre gli Usa pretendono, e purtroppo ottengono, di continuare a essere giudici ma mai giudicati. Con il consenso dei "paesi democratici" che insistono vergognosamente a sostenere le politiche repressive di quello che a torto si continua a definire il paese più democratico del mondo. Quando la si finirà di accanirsi vigliaccamente contro un paese che stà facendo enormi sforzi per garantire ai propri cittadini la dignità umana e si avrà il coraggio di accusare coloro che sono responsabili di vergognose atrocità, allora sì che si potrà assistere ad un vero cambiamento di rotta riguardo al rispetto dei diritti umani. Ma se si persevera nel volere difendere l'indifendibile, le atrocità che si commettono continueranno a sconvolgere il nostro povero pianeta, vittima della voracità di criminali assetati di potere.

mercoledì 9 maggio 2007

Malecon


Il Malecon de L’Avana, sette chilometri di incontri e addii

Di Liset Salgado - giornalista di Prensa Latina.

L’intenso calore, l’amore o la meditazione servono di pretesto oggi a incontri e addii nel Malecòn de L’Avana, divenuto simbolo della città con le sue massicce mura erette sulla roccia.L’attuale Malecòn, che alla fine del XIX secolo era solo una frangia di terreno che tributava al mare, si estende dal Torreòn de La Chorrera, all’ovest, fino all’entrata della baia della città.Il più di sette chilometri che conformano questo conosciuto passeggio marittimo costituiscono una sfida per quelli che scommettono per la salute e una buona figura, e in solitario o in coppia lo transitano alla velocità che l’età e la preparazione fisica gli permetta.
E’ preferito per parlare, bere, passare un po’ di tempo contemplando il mare e prendendo il sole, o aspirando il fresco della notte, soprattutto in questo, per molti, la più caldo delle estati. Per gente del posto e visitatori s’offre come un luogo ideale per la contemplazione, la riconciliazione o la rottura ambientate con frequenza dalla musica di trovatori e le grida dei venditori ambulanti.
Mentre alcuni commerciano, altri pescano, alcuni si innamorano, leggono, dormono, si ricuperano d’una sbornia o sospirano per ansie non soddisfatte. I più osati e imprudenti, giovani nella loro maggior parte, si bagnano e fanno tuffi dall’alto utilizzando le mura come trampolino, da dove altri armano maiuscolo chiasso e plaudono la temeraria inclinazione.
Il Malecòn è stato anche scenario di multitudinarie marce convocate dalle autorità locali per contestare contro la tradizionale politica ostile del governo degli Stati Uniti, la cui Sezione d’Interessi si trova di fronte al serpenteggiato passeggio.
Dal suo bordo, praticanti di culti sincretici come la stregoneria –fusione del cattolicesimo con elementi religiosi d’origine yorubà- offrono con canti e frutta a Yemeyà, dea del mare e simbolo della fertilità, in cambio di salute e benessere.
Le mura del Malecòn, la cui altezza cambia al lungo dei suoi più di sette mila metri, cominciò a costruirsi ne 1901, sotto l’intervento statunitense e continuò per pezzi fino alla sua culminazione nel 1958.Balcone della città, cintura di calcestruzzo, via del Malecòn, della Repubblica, del golfo, d’Antonio Maceo, di Washington, di Morgall, e di Carlos Manuel de Cèspedes, contano fra le dissimili denominazioni che ha ricevuto attraverso gli anni.
Semplicemente Malecòn, così è conosciuta da tutti questa opera insigne che figura per uguale in guide architettoniche e turistiche, pitture, esposizioni fotografiche e annunzi, sempre identificando L'Avana come uno dei suoi luoghi emblematici.
Per tutto ciò nel 1994 fu proiettato un Programma di Reabilitazione Itegrale, auspicato dall’Ufficio dello Storiografo della Città dell’Avana, con la cooperazione finanziera di diverse Comunità Autonome dello Stato Spagnolo. Il progetto, attualmente in marcia, ridona all’Avana un rinnovato passeggio che si intenta proteggere dalla spinta delle onde, le penetrazioni del mare e la contaminazione ambientale in beneficio d’un sviluppo armonico per il godimento di cubani e foranei.

venerdì 4 maggio 2007

E' ora di dire basta!


Ancora una volta il popolo cubano deve pagare un pesante tributo in vite umane per azioni terroristiche causate dall’arroganza e dalla prepotenza del potente vicino che fin dai primi giorni del trionfo della Rivoluzione cubana ha messo in atto ogni tipo di aggressione, economica, politica e militare per sovvertire il legittimo governo cubano.
Di nuovo il carattere criminale della Ley de Ajuste Cubano messa in atto dal governo degli Stati Uniti, ha alimentato una nuova azione vandalica e terrorista.
Alle tre della mattina di ieri, sono stati catturati due individui mentre cercavano di impossessarsi di un aereo civile con l’obiettivo di dirottarlo verso gli Stati Uniti. Per portare a termine il loro proposito si sono impossessati di un autobus prendendo in ostaggio vari passeggeri. Arrivati al Terminal 1 dell’Aereoporto Josè Martì, sono saliti su un aereo senza equipaggio ne passeggeri, entrati nell’aereo hanno assassinato un ostaggio, il tenete colonnello delle FAR Victor Ibo Acuña Velázquez, che malgrado fosse disarmato ha tentato di opporsi ai terroristi. Il pronto intervento delle forze dell’ordine ha evitato che le intenzioni dei sequestratori andassero a buon fine evitando che altri ostaggi venissero assassinati.
I due delinquenti catturati sono gli unici rimasti in fuga dopo che avevano assassinato, il 29 aprile, il sodato Yoendris Gutierrez Fernandez mentre era di sentinella in una unità delle FAR, e aver ferito un altro militare. In quell’occasione questi individui, che prestavano servizio militare nella stessa unità, sono fuggiti con due fucili e per questa ragione le forze dell’ordine si sono organizzate per evitare nuove vittime. L’appoggio della popolazione della zona ha facilitato la cattura degli altri delinquenti implicati nel tentativo di abbandonare in forma illegale il paese.
Questi eventi evidenziano ancora una volta il carattere criminale della cosiddetta Ley de Ajuste Cubano che favorisce ed alimenta azioni vandaliche e criminali.
La responsabilità delle autorità degli Stati Uniti, più volte denunciate da Cuba in tutti i consessi internazionali, sono evidenti ed inequivocabili, ma sembra non turbare le coscienze dei capi di stato dei paesi “democratici” che sono invece sempre disponibili a seguire i potenti alleati nelle loro imprese in giro per il mondo dove, con l’intenzione di combattere il terrorismo, in realtà terrorizzano interi popoli portando rovine, morte e disperazione.
Quando tutte le persone civili e veramente democratiche alzeranno la loro voce contro il vile tentativo dell’imperialismo criminale di imporre il proprio dominio in ogni angolo del pianeta? Quando diremo tutti insieme basta a questa politica sporca ed assassina che per favorire gli interessi di pochi cialtroni vili e potenti, condanna la maggioranza delle popolazioni del mondo a condizioni di vita inaccettabili? E soprattutto, quando la finiranno i nostri governanti di comportarsi da vili sudditi degli americani?
E smettiamola di dire che siamo un paese “libero e democratico”!!!!! Non dimentichiamoci mai che sul nostro territorio sono presenti basi militari americane, migliaia di soldati con i loro armamentari nucleari e chissà cos’altro!!!!!!
Se per decenni ci hanno raccontato la storia della necessità di proteggerci dal nemico “rosso”, ora che anche i meno dotati di intelletto non possono non capire la strategia folle portata avanti dagli Usa per dominare il mondo, non ci sono più alibi di sorta, gli Stati Uniti devono ritirarsi da tutte le aree del mondo e smetterla con la loro attività terroristica mirata a dominare l’intero pianeta. Lo chiede perfino la maggioranza dei cittadini americani, malgrado siano da secoli imbottiti di propaganda reazionaria.
E lo chiedono centinaia di milioni di disperati che hanno diritto ad una vita dignitosa ed a scegliere lo stile di vita a loro più consono, anche se non piace agli americani!
E mi sembra che abbiano ben poco da insegnare a chicchessia viste le tragedie che quotidianamente devono registrare in casa propria a causa di uno stile di vita imposto e che niente ha a che vedere con le vere necessità ed i bisogni dell’essere umano….
Credo proprio che sia giunta l’ora di basta!