domenica 18 dicembre 2011

L'ANNO DI TUTTI I SOGNI



L’ANNO DI TUTTI I SOGNI
La Habana, ore 11, portale del magnifico edificio dove ha sede la Oficina del Historiador in Calle de Madera nello splendido scenario della Plaza des Armas, come ogni sabato mattina ha luogo la presentazione di un libro. Questo sabato tocca al testo “El año de todos los sueños” edito dalle Ediciones La Memoria del Centro Cultural Pablo de la Torriente Brau. L’introduzione dell’evento è a carico di Victor Casaus, poeta, regista, scrittore, giornalista ed attuale Presidente del Centro Pablo. Autore del testo è Gèrman Sànchez Otero, licenziato in Sociologia presso l’’Università dell’Avana, autore di numerosi saggi che affrontano tematiche come la storia, sociologia, economia e politica ed attualmente Professore di Filosofia presso l’Università della capitale cubana.
Germàn Sanchèz Otero racconta le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere questa opera che tratta della campagna di alfabetizzazione della quale fu uno delle migliaia di giovani che agli albori della Revoluciòn diedero luogo a quello che indubbiamente si può definire uno dei più rilevanti successi nella storia del continente americano. Per molti giovani questa straordinaria esperienza ha segnato indelebilmente la loro esistenza dal punto di vista umano, professionale e personale, nessuno di loro si dimenticherà mai di quello che divenne “L’anno di tutti i sogni”. Il libro narra da dentro quella campagna di cinquant’anni fa in tutta la sua ricchezza e complessità, raccontata da uno dei protagonisti, un alfabetizatore. A detta dell’autore, il testo rappresenta un omaggio a quell’esercito di giovani, molti di loro adolescenti, che formarono l’esercito più sublime che sia mai esistito, e le centinaia di migliaia di campesinos, lavoratori e casalinghe che in molti casi da alunni si trasformarono a loro volta in maestri.
Il testo però non è solo un libro sulla campagna di alfabetizazione, è la radiografia di un intero anno nel quale sogni e speranze si forgiavano ogni giorno per avvicinarsi al futuro. Un testo che mette in evidenza i successi umanitari che la Revoluciòn cubana ha esportato in molti paesi del continente e non solo, in forte contrasto con l’esportazione della “democrazia” dell’imperialismo nordamericano ed europeo, fatto di aggressioni, bombardamenti, carceri segrete, torture e distruzione di intere popolazioni e culture millenarie. Un testo che dovrebbe far parte delle biblioteche di tutti i sinceri progressisti che non si sono venduti alle bugie ed alle manipolazioni mediache dei padroni del mondo.

La Habana, 18 diciembre 2011

domenica 11 dicembre 2011

IL PROF. LUCIANO VASAPOLLO A CUBA : ” LA CULTURA DEI POPOLI CONTRO LA CRISI SISTEMICA DEL CAPITALE”




Pubblico questa interessante intervista al Prof. Luciano Vasapollo che si trova a Cuba a capo di una delegazione di professori dell'Università La Sapienza di Roma.
L'intervista è tratta da Presa Latina con traduzione di Violetta Nobili.


SI RAFFORZA LA COLLABORAZIONE TRA L’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA E L’UNIVERSITÀ HERMANOS SAIZ DI PINAR DEL RÍO

Di Alberto Hernández Cáceres (Radio, Pinar del Rio)


La solidarietà dei professori e dei dirigenti della Facoltà di Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, Italia, nei confronti dei loro omologhi della Facoltà di Scienze Economiche e del CEMARMA di Pinar del Río si è rafforzata molto con la visita nell’istituto di una delegazione italiana, che ha portato a termine  l’accordo di collaborazione tra i due Atenei. Nel 2009, ad esempio, gli interscambi tra professori sono aumentati, così come le pubblicazioni di libri ed opuscoli. La delegazione italiana è arrivata a Pinar del Río dopo aver partecipato, a L’Avana, all’Evento Internazionale Universidad 2010.
Il Capo della Delegazione, formata da 25 professori dell’Università La Sapienza di Roma, era il prof. Luciano Vasapollo. Le giornate di lavoro della delegazione sono state scandite dal rinnovo degli accordi di collaborazione con le università cubane, tra cui anche quella di Pinar del Río Hermanos Saiz che vanta una collaborazione decennale.

La rappresentanza del paese mediterraneo, con spiccati interessi culturali e scientifici, ha firmato nuovi protocolli esecutivi con l’Università de L’Avana, di Santiago, con quella di Pinar del Río e in particolare con la Facoltà di Scienze Economiche e il centro studi sull’ambiente CEMARMA.

Il prof. Luciano Vasapollo ha manifestato la sua soddisfazione nel visitare la provincia antillana, affermando che “ha nel cuore l’Università di Pinar del Río, poiché è qui che viene fatto il lavoro più importante per la preparazione dei libri e dei quaderni sull’economia”.

Nel Centro di Alti Studi della provincia più occidentale di Cuba, Luciano Vasapollo ha partecipato ad una conferenza sullo sviluppo economico mondiale, sulla crisi economica, sulla compatibilità locale, sul cooperativismo e sull’economia locale come alternativa alla condizione che vive l’umanità.

Nell’auditorium erano presenti alunni, professori e dirigenti dell’Università Hermanos Saiz, insieme ai rappresentanti di Pinar del Río dell’Associazione Nazionale di Economisti di Cuba e del presidente Joaquín Remedios García, con il quale si sono successivamente incontrati a proposito dei temi citati.

Nel suo intervento, il professore titolare di Economia Applicata dell’Università italiana ha  confermato la firma di nuovi accordi di cooperazione con l’università anche per l’interesse socio-economico del territorio di Pinar. Ha precisato che il protocollo firmato con la Facoltà di Scienze Economiche è stato quello che ha funzionato meglio da anni, perché ha dato vita a libri e a quaderni ed inoltre ha reso possibili gli interscambi tra professori, parte fondamentale dell’attività accademica, scientifica e politica.

Si è dichiarato orgoglioso di essere un intellettuale militante  che appoggia in chiave politico-culturale i processi rivoluzionari; a questo proposito ha voluto far sapere che si è adoperato e continuerà a far sì che la sua cattedra  e la sua facoltà di Filosofia della Sapienza ha firmato e firmerà accordi quadro di studio con Rettori dei paesi dell’ALBA. Nel dicembre dell’anno passato ha visitato la Bolivia in qualità di osservatore internazionale durante le elezioni politiche, occasione in cui sono stati firmati tre accordi e cinque protocolli esecutivi. Il suo impegno è rivolto anche verso il Venezuela ed ha affermato che nel prossimo aprile si recherà in Ecuador; inoltre, in un futuro non lontano verranno completati una serie di accordi con tutti i paesi dell’ALBA in cui ci sono processi di trasformazione che devono la loro esistenza, in qualche modo, a Cuba e alla sua Rivoluzione. In questa nuova veste di coordinatore e  rappresentante del Rettore de La Sapienza per questa delegazione, ha fatto arrivare un saluto al Rettore e a tutta l’Università di Pinar a suo nome e a nome della delegazione che presiedeva. Ha ribadito che l’unico modo per dimostrare la maniera in cui si realizza la collaborazione è continuare a lavorare per le importanti proposte provenienti dalla cultura dei popoli, e su questo continuare la ricerca continuando a  pubblicare libri e quaderni di studio.

In questo periodo, Vasapollo sta scrivendo un libro che vede la partecipazione degli economisti cubani Osvaldo Martínez e José Luís Rodríguez e che ha come obiettivo, tra gli altri, di dimostrare all’Europa che non si potrà uscire dall’attuale crisi mondiale se non si terrà in conto la pianificazione, ossia le esperienze positive dell’ex Unione Sovietica e di Cuba.

Il professore ha affermato che la crisi che stiamo vivendo in questo periodo non è uguale a quella del 1929; infatti ora stiamo sperimentando una crisi peggiore, poiché durante la Grande Depressione non esisteva la globalizzazione. L’attuale crisi ha un carattere strutturale e sistemico a causa della voracità e mal funzionamento del processo di accumulazione contro i bisogni dei popoli; infatti non è solo una crisi economico-finanziaria, ma anche alimentare, energetica, climatica e dello stato di diritto. A detta dell’economista italiano questa è una crisi profonda anche se non comporterà la distruzione immediata del capitalismo “perché come marxisti dobbiamo analizzare la storia”, ha asserito. Ora esistono tutte le condizioni per una crisi sistemica, ma allo stesso tempo non esiste una forza rivoluzionaria in grado di far diventare questa crisi economica  in un un processo socialista.

Il prof. di Economia Applicata de La Sapienza di Roma ha invocato una alternativa alla crisi mondiale capitalista, cominciata con la crisi petrolifera degli inizi degli anni ’70 del secolo passato.

Ritiene plausibile che per mostrare una falsa capacità di arrestare la crisi, i capitalisti possano raggiungere piccole crescite economiche quantitative, che però non saranno la soluzione. Ha citato le personalità di  economisti di sinistra europee keynesiane, ricardiane e neokeynesiane che pensano che si possa uscire dalla crisi grazie all’economia di un capitalismo più a carattere sociale, “argomentazione che possiamo considerare una pazzia, priva di ragionevolezza economica , politica e storica”. Vasapollo fa riferimento al presidente Barack Obama che parla di una economia senza contaminazione, la cosiddetta Economia Verde. Ma lo sviluppo sostenuto dal capitale provocherà sempre disuguaglianze, danni climatici e ambientali. Il Summit di Copenaghen è stato un completo fallimento.

Secondo Vasapollo il nuovo keynesismo ha un carattere militare molto aggressivo che si può facilmente riscontrare nell’azione del governo di Obama, non dissimile dall’amministrazione Bush e Clinton. Obama ha inviato delle truppe a combattere guerre ingiuste in Medio Oriente ed in Afghanistan; qui nella Nuestra América ha appoggiato il colpo di Stato in Honduras e sta realizzando un’invasione in piena regola di Haiti dopo il disastro provocato dal terremoto.

Non si può parlare della nuova politica di Obama senza menzionare le basi militari in Colombia e Perù e le continue aggressioni alla Bolivia e al Venezuela, ha asserito. Inoltre, il professore ha parlato del blocco economico contro Cuba come di una vergogna per l’umanità intera, così come il fatto di mantenere in prigione i Cinque Cubani solo per aver combattuto il terrorismo.

L’essere un governante democratico, Obama deve dimostralo con i fatti e non con le parole. Fino a questo momento ha portato avanti una politica di aggressione poiché gli Stati Uniti hanno bisogno di una nuova forma di accumulazione. A detta di Vasapollo la soluzione di carattere finanziario è una nuova forma di keynesismo non sociale, che appoggia le banche e le imprese private.

Il professore ha assicurato che la soluzione alla crisi non è economica ma politica, poiché solo la politica garantisce il controllo dell’economia attraverso nuova forme di pianificazione; ed è a questo proposito che è indispensabile una forza soggettiva rivoluzionaria come oggi in Venezuela , in Bolivia , a Cuba, che sappia gestire il lungo processo di trasformazione per la transizione. 

Se così non sarà, il capitalismo durerà ancora a lungo. Il professore italiano ha parlato anche del livello di comprensione a cui sono arrivate le popolazione americane per quanto riguarda i problemi ambientali; con  membri del Governo di Evo Morales, ad esempio, ha discusso positivamente del Convegno delle popolazioni per il cambiamento climatico convocato proprio dal presidente boliviano. Ha affermato di essere molto soddisfatto dell’invito per il Convegno che avrà luogo il 21 e il 22 aprile prossimo, a cui parteciperanno anche specialisti cubani. E ha affermato che
un mondo migliore è possibile e un esempio è proprio Cuba, con i suoi 52 anni di Rivoluzione e con una popolazione eroica che resiste al bloqueo e alla crisi mondiale. L’intellettuale italiano ha affermato che bisogna parlare di un Socialismo nuovo poiché ora sono cambiate le condizioni storiche rispetto al passato.

Durante la sua visita a Pinar del Río, il professore ha ricevuto anche due riconoscimenti. Il primo gli è stato consegnato perché il suo libro, Allerta che cammina, è stato inserito tra i migliori risultati scientifici del 2009, secondo il Consiglio Scientifico Provinciale (il libro è stato scritto insieme al prof. Carlos Lazo Vento, docente della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università di Pinar del Río). Il secondo gli è stato consegnato dalla Federazione Studentesca Universitaria (FEU) ed ha a che vedere con la sua designazione come Presidente d’Onore della Cattedra di Cultura Economica e dei Problemi dello Sviluppo.
TRADUZ. VIOLETTA NOBILI

domenica 4 dicembre 2011

YOANI SANCHEZ GRANDE PENSATRICE! LO SCHIFO MEDIATICO SENZA LIMITI.

YOANI SANCHEZ GRANDE PENSATRICE!
LO SCHIFO MEDIATICO SENZA LIMITI.
Il web impazisce per il nuovo premio assegnato alla bloghera cubana Yoani Sànchez. Un’altra volta l’insignificante cibermercenaria viene premiata per essere tra le cento persone più influenti del mondo. La prima reazione per chi conosce il personaggio per quello che è e non per quello che viene dipinto, è di farsi una grande risata. Yoani Sanchèz dovrebbe essere premiata tra le 100 persone MENO influenti in quanto sfido chiunque a trovare un cubano che sia stato influenzato dalla sua “opera”. Addirittura i suoi conoscenti cadono dalle nuvole quando li si informa a cosa si dedica la loro compatriota. L’unico effetto positivo del suo lavoro è l’aumento vertiginoso del suo conto in banca, che è poi l’unica motivazione che muove i mercenari di tutte le latitudini.
Dare un premio ad un personaggio simile, di limitatissime capacità intellettive, per non parlare di moralità, è qualcosa che va ben oltre la vergogna a cui ci hanno abituato coloro che utilizzano premi e benemerenze per fare propaganda politica (esemplare il Nobel per la pace ad Obama, attualmente il responsabile dei più tremendi crimini che si commettono sul nostro pianeta). Premiare la Sanchèz come persona influente è un inaccettabile affronto all’intelligenza umana ma si sa che simili manovre propagandiste sono dirette alle moltitudini idiote non alle persone coscienti, sappiamo che l’apparato propagandistico dei poteri dominanti è tanto poderoso da far credere che gli Usa ed i paesi della Nato siano impegnati a salvare il mondo dai terroristi invece che il contrario. Basterebbe leggere la Real Academia de la Lengua Española per capire il significato della parola influencia. Dice il Dizionario:
Influenza. Azione ed effetto di influire. Potere, valore, autorità di qualcuno per altra o altre persone o per intervenire in un affare. Persona con potere o autorità che con il suo intervento può dare vantaggi, favori o benefici.
Da questo è facile dedurre che Yoani Sanchèz non ha mai influito in nessuna maniera su nessuna persona, nemmeno tra i nemici storici della Cuba rivoluzionaria dai quali ha solo preso senza apportare assolutamente niente di nuovo. Gli unici ad avvantaggiarsi delle sue acrobatiche intenzioni sono il suo conto in banca, il marito che vive alle sue spalle come un re, e gli idioti che trovano alimento alla loro fame di ignoranza. Per i cubani ne vantaggi ne svantaggi, influenza zero!  


LATINO-AMERICA: CELAC O ALTRI CENT’ANNI DI SOLITUDINE?


LATINO-AMERICA: CELAC O ALTRI CENT’ANNI DI SOLITUDINE?

Cominciata ieri dopo una lunga preparazione, termina oggi a Caracas la III Cumbre de America Latina y el Caribe con la nascita della CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños). Questo ambizioso progetto costituisce il più credibile tentativo dalla conquista dell’indipendenza dei paesi latinoamericani e caraibici, un progetto che intende liberare definitivamente il continente dalla dipendenza agli interessi dei grandi capitali e governi di Stati Uniti ed alcuni paesi dell’ Unione Europea. Il Presidente venezuelano Hugo Rafael Chàvez Frias ha sottolineato come questo progetto sia la naturale prosecuzione delle idee che illuminarono i grandi artefici dell’indipendenza latinoamericana che hanno nel Libertador Simòn Bolivar, Josè Martì, Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara le figure più rappresentative di questa lotta che dura da due secoli e che ancora non è riuscita a trovare la via giusta per portare alla definitiva indipendenza perché dopo la sconfitta del colonialismo ha trovato nell’imperialismo nordamericano ed europeo un ostacolo insormontabile per la sua realizzazione. L’ultima occasione per dar vita alla Patria Grande sognata da Bolivar ed alla Nuestra America di Martì, è questa, ora che l’America Latina sta scrivendo pagine di storia impensabili fino a qualche decennio fa, ora che UNASUR (Union de Naciones Suramericanas) e ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe) hanno definitivamente sconfitto l’ALCA, il tentativo del governo USA di controllare economicamente, politicamente e militarmente il continente. Raùl Castro ha sottolineato che la strada non sarà facile, ha ricordato i tentavi degli Stati Uniti di sovvertire i legittimi governi progressisti del continente ed ha raccontato un aneddoto che spiega bene le intenzioni dell’Impero. Durante un incontro in Managua sul tema, prese la parola ed avvertì che questi tentativi sovversivi erano rivolti verso paesi componenti dell’ALBA quali la stessa Cuba, sottoposta ad ogni tipo di aggressione fin dal nascere della Revolucion, al Venezuela bolivariano di Hugo Chàvez, alla Bolivia di Evo Morales, al Nicaragua sandinista di Daniel Ortega fino al riuscito golpe contro il legittimo presidente hondureño Manuel Zelaya. In quell’occasione si rivolse al Presidente ecuatoriano Rafael Correa e gli disse: “Il prossimo sarai tu”. Correa si sorprese ma dopo pochi mesi venne sequestrato ed il golpe non riuscì solo grazie alla fedeltà di una parte dell’esercito. Gli Usa sono gli stessi di sempre ed attuano come sempre contro chiunque non intenda sottomettersi ai loro interessi, ha detto il Presidente cubano, però è cambiato il Latinoamerica, è sorta una nuova presa di coscienza dei popoli latini che vedono con chiarezza la strada dell’integrazione come l’unica via per conquistare la definitiva indipendenza.
Questo della CELAC è un evento determinante, dalla sua riuscita dipenderà se i popoli dell’America Latina e del Caribe conquisteranno la loro piena libertà o saranno condannati, come ha detto Chàvez parafrasando il grande scrittore colombiano e Premio Nobel, Gabriel Garcia Màrquez, ad altri cento anni di solitudine.
Progetto ambizioso, dunque, ma anche strada obbligata. Non mancheranno sicuramente tentativi di boicottaggio sia da fuori che dentro la nascente comunità, infatti tra i 33 paesi che la compongono ci sono quelli, come Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, che credono fermamente nel progetto, ma ci so pure paesi, vedi Chile e Colombia, obbedienti al neoliberismo ed all’imperialismo. E dall’esterno non mancheranno pressioni di ogni tipo per far fallire il progetto, se il governo cinese ha fatto per venire le sue felicitazioni per l’evento, USA ed Europa hanno tutt’altro che intenzioni pacifiche, di perdere il dominio sul continente con le maggiori risorse del pianeta non ci pensano nemmeno, le loro trame non si fermeranno nemmeno questa volta. Nel caso però di successo del progetto CELAC le chanse dell’imperialismo di continuare a dominare il mondo sarebbero ridotte veramente al lumicino. Per questo non rimane che augurare buona fortuna alla nascente Comunidad, per il bene dei popoli latini e per tutti i popoli del mondo.

martedì 6 settembre 2011

PABLO MILANES, LONTANO, LONTANO NEL TEMPO

PABLO MILANES, LONTANO, LONTANO NEL TEMPO….

Il passato 13 di agosto, casualmente il giorno dell’ottantacinquesimo compleanno di Fidel Castro, El Nuevo Herald, il periodico gradito ai mafiosi controrivoluzionari di Miami, ha pubblicato un’intervista di Sarah Moreno al cantautore cubano Pablo Milanès. Come tutti sanno Pablo è stato uno dei cantori della Revoluciòn e si è sempre dichiarato un fedele seguace di Fidel Castro. Almeno fino a quando non ha cominciato a diventare ricco….
A questa intervista di Pablo Milanès replica Edmundo Garcia, giornalista indipendente residente negli USA, conduttore del programma televisivo LA TARDE SE MUEVE. Garcià contesta duramente l’intervista di Pablo Milanes il quale a sua volta replica con vigore, difende le sue posizioni e prosegue con insulti volgari che poco nobilitano colui che scrisse versi indimenticabili.
Leggendo l’intervista di Sarah Moreno, la risposta di Garcia e la replica di Pablo Milanès si può notare come tutti e tre stiano tirando acqua al proprio mulino infischiandosene altamente dell’etica professionale. La Moreno trasforma l’intervista di Pablo Milanès in una specie di adesione del trovador cubano alle posizioni dei mafiosi di Miami. Nulla di tutto questo nelle parole di Pablo che fa una lunga digressione sull’esperienza rivoluzionaria cubana con riconoscimenti e critiche, in parte condivisibili ma che lasciano intravvedere uno sfacciato opportunismo indegno del personaggio. Sarà che i biglietti del concerto non si stavano vendendo…. La contestazione di Edmundo Garcia pecca di superficialità, dell’intervista riporta solo quello che interessa a chi intende denigrare il personaggio, evitando accuratamente di riportare le frasi che contraddicono la sua tesi. La replica di Pablo Milanès a Garcia è di una violenza inaspettata, classica di chi viene colto in “fragranza di reato” da un avversario di vecchia data. Poteva, anzi doveva evitarselo, non è da persona di alta cultura farsi paladino della destra più violenta e reazionaria, definirsi “rivoluzionario di sinistra” e scagliarsi violentemente contro chi approfitta della tua caduta di stile. Sicuramente questa polemica non fa bene a nessuno, non a Pablo, non al suo popolo cubano e nemmeno ai suoi estimatori, sottoscritto compreso. Sicuramente porta acqua al mulino di quella feccia umana che si è macchiata di crimini inauditi sotto la protezione del governo USA e che fa della diffamazione e della menzogna la sua arma micidiale che miete vittime in tutto il mondo, soprattutto tra coloro che si ostinano a definirsi di sinistra cavalcando bugie e luoghi comuni completamente ignari dell’imbroglio di cui sono vittime.
Sta di fatto che negli ultimi anni ogni volta che esce da Cuba per dei concerti, Pablo Milanès fa precedere il tutto da interviste critiche contro il governo cubano, con speciale accanimento verso l’età dei dirigenti di questo paese. Io diffido sempre di coloro che attaccano politici e governati per la loro età, tipo Beppe Grillo per intenderci, perché penso che un rappresentante delle istituzioni vada giudicato in base alle sue capacità, ai suoi valori e soprattutto all’onestà con cui svolge il proprio incarico, l’età dovrebbe apportare quell’indispensabile qualcosa in più che si chiama esperienza, il che mi pare tutt’altro che riprovevole! A parte che i dirigenti cubani non sono tutti vecchi, per esempio il Ministro di Cultura Abel Prieto sta lì da moltissimi anni ed è ancora giovane, il motivo per cui gli anziani sono in maggioranza è anche dovuto al fatto che alcuni giovani ministri sono stati recentemente destituiti perché colti con le mani nella marmellata…. Dopotutto anche sulla sponda europea da quando vanno di moda i giovani al potere la corruzione ed il malaffare stanno dilagando….
Tornando all’intervista, o meglio alle interviste visto che ne ha rilasciate più di una a giornali, radio e tv, diciamo semplicemente che queste critiche di Pablo Milanès sono quantomeno discutibili. Infatti questa volta l’ex cantore delle gesta di Fidel e del Che ha rilasciato dichiarazioni molto sopra le righe e sconcertano soprattutto le sue contraddizioni, poco degne per un uomo di cultura quale indiscutibilmente egli è. Ognuno ha diritto di cambiare opinione, ci mancherebbe, in quasi tutto il mondo la maggioranza di coloro che facevano le barricate negli anni ’60, oggi stanno comodamente dall’altra parte, però da un personaggio tanto coinvolto e coinvolgente da infuocare milioni di giovani con i suoi inni alla Revoluciòn, mi sembra giusto pretendere un minimo di coerenza. Con gli anni lo spirito rivoluzionario può venire meno, uno si stanca e manca di energia propulsiva, però da qui a dare corda a coloro che ti hanno aggredito con ogni tipo di violenza, ce ne vuole! Perché è proprio questo che Pablo Milanès sta facendo, sta dando corda alle menzogne più vergognose che si possano ascoltare contro il popolo cubano e la sua ostinata difesa dell’indipendenza, dell’autonomia e delle conquiste sociali alle quali non vuole rinunciare, costi quel che costi. Durante le interviste Pablo Milanès ha sostenuto di essere stato fidelista ma di non esserlo più, e questo passi, contraddizioni sue in quanto il leader della Revoluciòn è indiscutibilmente uno dei personaggi più coerenti che siano mai esistiti, ma ha addirittura dichiarato che non farebbe un concerto per Fidel Castro ma lo farebbe piuttosto per le Damas de Blanco, quelle quattro svergognate che fingono di protestare vestite come signore dell’alta società ed ingioiellate con i soldi della mafia fascista di Miami!!!! Le beghine infatti non hanno tardato a ringraziarlo affettuasamente… Non dimentichiamoci che la mafia cubano americana con l’appoggio e la copertura del governo degli Stati Uniti ha organizzato atti terroristici che hanno causato la morte di oltre tremila cubani, senza parlare delle migliaia di feriti e mutilati e degli enormi danni causati all’economia cubana dal bloqueo economico imposto dal governo USA che è tanto vergognoso da suscitare la contrarietà di tutti i governi del mondo, di qualsiasi colore politico essi siano.
Ancora una volta il buon Pablo ha rilasciato queste interviste pochi giorni prima di un suo concerto, stavolta a Miami, aggiungendo un nuovo capitolo a quelli già scritti da lui stesso e da altri artisti o pseudo tali che, a corto di ispirazione, elemosinano un posto nel mondo dello spettacolo che altrimenti non riuscirebbero ad avere. Parlare male di Cuba aiuta a promuoversi e ad aprire porte che senza queste offerte di deretano rimarrebbero chiuse. Che lo facciano dei giovani falliti in cerca di un pezzo di pane potrebbe pure essere perdonato, ma che lo faccia un grande personaggio della musica internazionale, fa molto pensare.
Quale può essere il motivo che spinge un rivoluzionario, come si definisce tutt’ora Pablo Milanès, a fare da eco alla peggior feccia umana proprio nel periodo di maggior recrudescenza dell’aggressione mediatica verso il suo popolo che tanto ha sofferto e soffre a causa di questi criminali senza pudore che trovano protezione nel paese che si dice paladino della lotta al terrorismo? Si potrebbe pensare al denaro, ma Pablo si è molto arricchito con gli anni, oppure ad un’inversione del suo pensiero politico, ma nelle sue interviste si dichiara un rivoluzionario di sinistra, o forse ad una critica costruttiva per migliorare le condizioni economiche del paese, ma proprio in questi ultimi anni è in atto un grande cambiamento nella struttura economica cubana e si stanno rinnovando molti quadri dirigenti. Perché nei periodi di maggior immobilismo sosteneva la Revoluciòn e la contesta ora che sono in atto profondi cambiamenti? Cos’è che sta alla base di queste sue contraddizioni? Quali sono le motivazioni che giustificano questo suo incredibile comportamento? La domanda sembra non avere risposte credibili, invece le risposte ci sono.
Io credo che un artista sia tale quando sa cogliere in anticipo i cambiamenti, quando sa leggere la realtà che lo circonda prima di degli altri, quando sa rinnovarsi nella continuità della sua opera e sa cogliere quello che sfugge a chi artista non è. Ecco, credo proprio che Pablo Milanès non sia più nulla di tutto questo, che non abbia più lo spirito combattivo ed innovatore che lo hanno fatto grande, credo che sia giunto ad un punto di totale scollegamento con la realtà che lo circonda e che non sia più in grado di guardare oltre il proprio portafogli e gli interessa di una stretta cerchia di amici e famigliari. Troppi concerti all’estero senza grandi motivazioni che non fosse il denaro, troppe sviolinate con artisti famosi di tutto il mondo e soprattutto troppa assenza dall’unico luogo dove un artista deve stare, cioè in mezzo alla gente e con la gente, non su palcoscenici sempre più lontani, lontani dal suo pubblico e da se stesso.

Questa lontananza dalla gente mi ricorda tanto quegli artisti “rivoluzionari” che in gran parte del mondo negli anni ’60 hanno fatto fortuna cantando la rivoluzione ed il “sol dell’avvenir” per poi rifluire al primo cambio di vento verso posizioni individualiste, quando non reazionarie, con un’attenzione speciale al “mercato” ed al conto in banca, magari nei paradisi fiscali dei grandi capitalisti.
Pensando a tutto questo ricordo quando mi trovavo in Italia durante le ultime elezioni politiche e, dopo l’ennesima vittoria di Berlusconi, un noto conduttore televisivo chiese ad uno di questi artisti rivoluzionari rifluiti cosa ne pensasse, la risposta fu lapalissiana: “credo che Berlusconi possa fare bene”. Mi si gelò il sangue! Poi ho iniziato a riflettere e sono arrivato alla triste conclusione che questi signori sarebbero dei perfetti sconosciuti se non avessero cavalcato le coraggiose ribellioni di chi si era stancato di farsi sfruttare come un animale, di chi si guadagnava il pane con il sudore della fronte e pagava con il sangue il voler difendere la propria dignità di uomo. Questi signori hanno fatto fortuna cantando la protesta, la ribellione, la disobbedienza civile e la lotta per l’emancipazione dei popoli, salvo poi tacersi quando le cose si sono messe male, quando i governi criminali hanno represso nel sangue, manganellato, torturato, ucciso e fatto scomparire coloro che osavano opporsi al loro ordine o meglio disordine, costituito. Hanno guardato dall’altra parte, hanno continuato a fare cassa e si sono rivolti al “mercato” fino a diventarne parte. Se Pablo Milanès è quel “rivoluzionario di sinistra” che dice di essere, perché invece di leccare le natiche dei reazionari che gli offrono concerti in cambio, non invita tutti i cubani dentro e fuori dell’isola a farsi paladini di una grande battaglia di progresso che sconfigga quei vecchi immobilisti che lui tanto critica, perché non si attiva per far sì che il percorso rivoluzionario intrapreso e che lui ha tanto adorato, riprenda la retta via e si incammini verso un futuro luminoso e “rivoluzionario di sinistra”? Che c’entrano i fascio-terroristi di Miami con le sue idee rivoluzionarie? A me sa tanto che di rivoluzione e di sinistra a Pablo interessi veramente poco, altrimenti non offrirebbe il fianco ai terroristi battistiani che vivono indisturbati nel paese della lotta al terrorismo….
Pablo Milanès senza la Revoluciòn, senza quei dirigenti che ora critica e senza la dinamica che generò l’estetica culturale nella quale seppe ben inserirsi, al massimo sarebbe diventato un suonatore di bolero a Bayamo, o con un po’ di fortuna all’Avana. Potrebbe capitargli come ad Obama, che nemmeno è “rivoluzionario di sinistra”, il quale con l’intento di compiacere una destra che mai lo accetterà, ha confuso la sua base, quella che a lui ha dato il potere ed a Pablo Milanès la fama. Sembra che a Pablo sia venuta meno pure la memoria, che si sia dimenticato della storia di quest’Isola e meno che meno di quella del mondo, quella storia bellissima che ha tanto orgogliosamente cantato e che ora late nel suo maldestro tentativo di non finire dimenticato. Potrebbe capitargli tutto questo, anzi, è già capitato! Infatti al suo concerto all’American Airlines Arena di Miami ad ascoltarlo non c’era il pieno di 20 mila persone come previsto ma poco più della decima parte. E fuori a protestare contro la “dittatura cubana” non c’erano i quasi due milioni di cubani emigrati negli USA “per fuggire alla dittatura” come vorrebbero farci credere, ma al massimo un centinaio di persone. Molte, molte meno di quelle che vengono pagate per fare scena.

E mi tornano alla mente le dichiarazioni di un diplomatico USA riguardo alle costose misure messe in atto dal Governo degli Stati Uniti per abbattere la Revoluciòn. L’individuo poneva l’attenzione sull’enorme costo di queste misure e sulla loro assoluta inutilità, si pagavano stupidi mercenari che non avevano nessun seguito a Cuba, si buttavano al vento enormi risorse pubbliche che producevano il contrario dell’effetto desiderato. E terminò invitando il Governo degli Stati Uniti a cambiare rotta, a dirigere i propri sforzi verso interlocutori credibili. Ed indicò quali erano gli unici settori su cui valeva la pena indirizzare l’attenzione: le forze armate e LA CULTURA! Nella sua analisi concluse che tra le prime difficilmente si sarebbero raggiunti risultati positivi, tra le seconde invece c’erano delle possibilità concrete….

Che tenga una buona vecchiaia il buon Pablo, che la memoria lo assista e gli impedisca di deragliare rovinosamente a destra verso lidi dove veramente se non sei d’accordo ti manganellano, ti torturano, ti assassinano, ti fanno sparire e dove spesso non ti salva nemmeno il conto in banca….

La Habana, 1settembre 2011

venerdì 5 agosto 2011

LA SESSUALITA’ GIOVANILE IN CUBA


LA SESSUALITA’ GIOVANILE IN CUBA
Sul numero 13-2011 della rivista Bohemia è apparso un servizio approfondito dedicato alle tendenze della sessualità tra i giovani cubani, la realtà che ne esce invita ad una seria riflessione. L’inchiesta evidenzia l’assoluta libertà sessuale, non sempre responsabile, che inizia già dall’adolescenza. Il risultato di numerosi incontri tra i redattori della rivista e gli studenti di varie città cubane, evidenzia che va di moda la cosiddetta “descarga”, che è l’incontro casuale tra quasi sconosciuti. mentre si parla poco di amore e di sentimenti come se fossero residui di un’epoca superata. Da una parte si può essere orgogliosi di scoprire come la gioventù cubana abbia definitivamente superato i tabù della diversità, il machismo e di come la donna si sia definitivamente emancipata, dall’altra rimane la preoccupazione per atteggiamenti che antepongono il contatto fisico all’affettività. Dall’indagine risulta che questi atteggiamenti sono il frutto dell’epoca della comunicazione in cui viviamo. Anche se la radio, la televisione e la stampa cubana sono molto attenti a questi fenomeni, la comunicazione di massa globalizzata non esenta la gioventù cubana dalla contaminazione. Isabel Moya Richard, specialista cubana in comunicazione, sostiene che la sessualità presente nei media è a volte espressione dei demoni, dei pregiudizi e degli stereotipi che in ogni società e contesto storico hanno circondato la concezione del corpo, i giudizi di valore su quanto è considerato femminile e maschile, in realtà androcentriche, fallocentriche e patriarcali.
Altro punto preoccupante è l’erotizzazione precoce dell’infanzia, questo fenomeno molto presente nella società cubana, ha a che vedere con i prodotti della comunicazione, l’industria dei giochi e la moda. Chiama alla riflessione il modello di giovane che propongono gli audiovisivi stranieri, molto consumati dagli adolescenti cubani, e la necessità di una produzione nazionale stabile e di qualità che serva da controparte. Lo stesso vale per alcuni videoclips che accentuano in maniera smisurata il sessismo, la volgarità e la violenza, tanto nelle immagini come nei testi delle canzoni. Questi materiali si acquisiscono facilmente attraverso i canali alternativi come le memorie flash, venditori di cd ed in molte occasioni sono diffusi in centri notturni e altri spazi sociali.
Le tendenze evidenziate dall’inchiesta non sono assolutamente un fenomeno ristretto a Cuba ma piuttosto una tendenza generalizzata che trova le sue cause nella globalizzazione che vede solo gli interessi commerciali e non si occupa delle conseguenze spesso devastanti che procurano. Se a Cuba ci si interroga e si studia il fenomeno per cercare di limitarne i danni e trovare strade alternative di comunicazione che permettano di conservare l’integrità morale delle giovani generazioni, nel resto del pianeta questo non avviene e le conseguenze causate dal dilagare di messaggi tanto controproducenti sono di dimensione astronomica.
Ancora una volta Cuba dimostra di essere all’avanguardia ne preoccuparsi dell’integrità dei propri cittadini, ma fino a quando si potrà continuare a sperare che Cuba continui a resistere per se e per il mondo? Quando i governi di tutto il mondo capiranno che gli interessi della speculazione dei grandi capitali sono in contrasto con quelli dei loro popoli? Perché un’altra volta viene dimostrato che gli Stati nazionali sono sempre più delle agenzie al servizio del capitalismo internazionale, che il loro compito è semplicemente quello di togliere ai lavoratori che producono ricchezza per dare agli speculatori che distruggono l’economia mondiale. Ancora una volta ci si deve chiedere se non sia il caso di porre fine a questa anomalia causata dalla voracità delle classi dominante e che ogni cosa torni al suo posto perché i popoli possano tornare a vivere serenamente per costruire il proprio futuro.
Meno capitalismo e più socialismo per tutti, per un futuro migliore.

domenica 26 giugno 2011

OGNUNO HA IL SILVIO CHE SI MERITA!

Difficoltà di accesso al blog (Google fa parte delle imprese che partecipano al vergognoso blocco economico contro Cuba) da tempo non mi hanno permosso di scrivere su questo sito dal mio auto-esilio cubano, ma il blog non è morto, continuerà a svergognare gli impostori della stampa "democratica" che fanno della disinformazione, su Cuba in particolare, la loro battaglia contro la giustizia e la verità, con l'ausilio di giornalisti cialtroni e di Presidenti neri Premi Nobel per la pace che bombardano civili inermi in ogni angolo del pianeta.
Questo post, chi sa lo spagnolo lo può leggere sul sito di Cubadebate, è dedicato alla bellissima intervista fatta da Amaury Perez al trovador Silvio Rodriguez.
Dice Silvio: Io uso parole religiose, anche se non sono religioso, perchè ho spiritualità però non ho religione, Amaury, perchè le religioni, con tutto il rispetto per chi ce l'ha, mi sono sempre sembrate LA BUROCTAZIA DELLA SPIRITUALITA'. Ho la mia spiritualità. E' impossibile vivere senza.E parte di questa spiritualità la si deve a questo luogo meraviglioso in cui mi è toccato nascere, che poteva essere un'altro, però è questo, con una storia bellissima, di donne e uomini meravigliosi, che ti fanno sentire, non so, orgoglioso.

OGNUNO HA I SILVIO CHE SI MERITA! Ai cubani è toccato Silvio Rodriguez, a noi, Silvio Berlusconi.... Anche per questo ho scelto Cuba. Per non ferirmi nell'orgoglio....

http://www.cubadebate.cu/noticias/2011/06/23/silvio-rodriguez-no-me-he-olvidado-del-joven-que-fui-y-trato-de-estar-a-su-altura/

domenica 3 aprile 2011

LAS MUCHACHAS SE DIVIERTEN





Bellissima e divertente serata al Centro Pablo de la Torriente Brau all’Avana. Lo sperimentato duo formato dalle villaclareñe Irina Gonzàles e Yaìma Orozco, ha coinvolto Lilliana Hectòr per dar vita ad un concerto dedicato al gentil sesso, alle lotte delle donne ed all’importante contributo che le stesse apportano alla cultura rivoluzionaria. Come il titolo lascia immaginare le tre giovani trovadoras hanno divertito il folto ed attento pubblico che ha riempito il giardino del Centro Cultural Pablo de la Torriente Brau con interpretazioni colte, raffinate ed allegre che ben evidenziano lo spirito della nuova generazione di musicisti che in Cuba e fuori dall’isola caribeña mantengono ben alta la bandiera della cultura cubana che le persone libere ed intelligenti di tutto il mondo invidiano.

Che tristezza pensare all’ignobile spettacolo offerto ai nostri giovani dal vergognoso spettacolo mediatico che offusca la menti ed annienta lo spirito. A quando una rivoluzione che porti speranza per il futuro del nostro disgraziato paese?

martedì 8 marzo 2011

Chao Alberto

Chao Alberto, non sono arrivato in tempo per accompagnarti nel tuoultimo viaggio e non trovo le parole per descrivere il mio dolore.... Ti ricordo con questa tua ultima, e come al solito bellissima, intervista:
http://www.facebook.com/home.php?ref=home#!/album.php?aid=280116&id=82409693514

Un abbraccio a Delia ed a tutta la famiglia.

sabato 12 febbraio 2011

Poesia di Antonio Guerrero 12-02-2010

Con oggi termina la pubblicazione delle poesie scritte nel "buco" dove venne segregato Antonio Guerrero, uno dei 5 cubani incarcerati negli USA da 11 anni per aver cercato di scoprire gli organizzatori di attentati terroristici contro Cuba. Tra le vittime di questi attentati anche il giovane italiano Fabio Di Celmo. La nostra diplomazia se ne guarda bene dal richiedere l'estradizione dell'autore reo confesso del crimine, il terrorista Posada Carriles finanziato e protetto dagli Stati Uniti, quel paese che anche nella nostra sinistra si continua a chiamare "la più grande democrazia del mondo".
Mentre il Mediterraneo è in rivolta nel nostro paese si continua a far finta di niente ed a dipingere le vittime della criminale aggressione imperialista come terroristi ed il paese più terrorista della storia dell'umanità come paladino della libertà e dei diritti umani. Fortunatamente in tutto il pianeta si moltiplicano le ribellioni contro gli oppressori interni ed esterni, non siamo ancora alla necessaria rivoluzione ma il dominio dell'imperialismo e della borghesia padrona sta traballando come non mai. Non sarà facile la strada che porta alla libertà ma almeno si è incominciato a percorrerla e forse si incomincia a capire che l'utopia non è irrealizzabile ma è irrealizzata.

Viernes, 12 de febrero de 2010

Cruzando el corazón del azul

insondable, confuso de rutas,

mas, acompañado de esperanzas

insignificantes pero ciertas,

miro la callada geografía

sumergida en un fulgor de nieve,

territorio de lo indefinido,

espejismos de la libertad.

Hay cansancio, pero no me rindo.

Hay cortaduras, pero no sangro.

Tanta fatiga, tantos dolores

calmo con el amor de mis sueños

hecho de una materia invencible

que no reconocen los guardianes.

Nell'attraversare il cuore dell'azzurro

insondabile, in un groviglio di rotte,

ma accompagnato da speranze

insignificanti però certe,

osservo la geografia silente

sommersa in un fulgore di neve,

territorio dell'indefinito,

miraggio della libertà.

Stanco, non mi arrendo.

Ferito, non sanguino.

Tanta fatica, tanti dolori:

li calmo con l'amore dei miei sogni,

materia invincibile

che i guardiani non sanno riconoscere.

Poesia di Antonio Guerrero 11-02-2010


Jueves, 11 de febrero de 2010

Desde mi niñez de hogar y escuela,

en mi juventud de sitio en sitio,

toda mi vida, y hasta en mis sueños,

tú has habitado en mi corazón.

Isla de soles que a todos brindas

palmas y playas, aves y frutos,

aquel verano abrasador que amo,

aquel árbol libre en la campiña,

dispuesta a diario a cuidar la flor

indispensable de la esperanza

en mí tu alientas siempre la paz.

Tu amor me impulsa, tu amor me colma

de luz, ¡oh, patria!, vendrá el regreso

y el beso tuyo que nos espera.

Sin dalla mia infanzia tra casa e scuola,

nella mia gioventù da un posto all'altro,

per tutta la mia vita, e persino nei sogni,

hai abitato nel mio cuore.

Isola di sole che offri a tutti

palme e spiagge, uccelli e frutti,

quell'estate rovente che amo,

quell'albero campagnolo e libero,

disposta ogni giorno a prendersi cura del fiore

indispensabile della speranza

mi alimenti sempre un anelito di pace.

Il tuo amore mi sprona, il tuo amore mi colma

di luce, patria !, arriverà il ritorno

e il tuo bacio che ci aspetta.

giovedì 10 febbraio 2011

Poesia di Antonio Guerrero 10-02-2010


Miércoles, 10 de febrero de 2010

Seguro, en medio del temporal,

me imagino andando por el mundo

como si caminaran conmigo

hombro a hombro brazos invencibles.

Pasaran con sus alas oscuras

otras tantas gélidas noches

sin poder aniquilar la aurora

del día final de la injusticia.

Hermanos y hermanas de la lucha

solidaria que se multiplica

cual las hojas en la primavera:

¡Ustedes nos darán la victoria,

ustedes estarán con nosotros

en la gran jornada del regreso!

Sicuro, nella tempesta,

mi immagino in giro per il mondo

come se con me camminassero

spalla a spalla braccia invincibili.

Passeranno con le loro ali scure

tante altre gelide notti

senza riuscire ad annullare l'aurora

dell'ultimo giorno dell'ingiustizia.

Sorelle e fratelli della lotta

solidale che si moltiplica

come foglie in primavera:

ci darete la vittoria,

sarete con noi

nella grandiosa giornata del ritorno!

Poesia di Antonio Guerrero 09-02-2010


Martes, 9 de febrero de 2010

En mi soledad digo tu nombre

y sus letras son un sol naciente

entre las nubes de la alborada

donde con lumbre se abren las flores.

Al andar lo digo en las esquinas

que forja y deshace el pensamiento

y en mi soliloquio con tu nombre

ni luces ni sombras distingo.

Lo digo sin que nadie me escuche

en una voz de intima emoción

que apenas hiere el aire y el silencio.

A las preguntas del firmamento

respondo, levantando la vista

hasta la eternidad de tu nombre.

Nella mia solitudine dico il tuo nome

e le sue lettere sono un sole nascente

tra le nuvole dell'alba

dove alla luce s'aprono fiori.

Nell'andare lo dico negli angoli

che il pensiero forgia e disfa

e col tuo nome nel mio soliloquio

non luci né ombre distinguo.

Lo pronunzio senza che nessuno possa ascoltarmi

in una voce intima di emozione

che ferisce appena l'aria ed il silenzio.

Alle domande del firmamento

rispondo, alzando lo sguardo

fino all'eternità del tuo nome.

martedì 8 febbraio 2011

Poesia di Antonio Guerrero 08-02-2010




Lunes, 8 de febrero de 2010

Anoche, cuando un hosco silencio

como el manto de la oscuridad

me cubría, y la incertidumbre

de crudas nevascas me embriagaba,

el amor provoco un ramalazo

en las fibras de mi corazón,

punzadas de perpetuas ausencias.

Por un buen tiempo estuve despierto.

Anoche, frente a la soledad

resonante de ayeres me dije:

Todos los desvelos de mi vida

han desbrozado esta larga senda

por donde los peligros de muerte

no han podido malograr la luz.

Stanotte, quando un fosco silenzio

come il manto dell'oscurità

mi copriva, e l'incertezza

di crudi nevaschi mi ubriacava,

l'amore ha provocato uno strappo

nelle fibre del mio cuore,

spillate di assenze perpetue.

Sono stato sveglio un bel po'.

Stanotte, di fronte alla solitudine

risuonante di giorni passati mi sono detto:

tutte le veglie della mia vita

hanno sfrondato questo lungo sentiero

dove i pericoli di morte

non hanno potuto distruggere la luce.