venerdì 31 ottobre 2008

Con todo mi amor, Rita.

Sabato alle 8 ora cubana, le 14 in Italia, Cubavision Internacional manda in onda un interessantissimo documentario in omaggio alla figura di Rita Montaner dal titolo "Con todo mi amor, Rita". Oltre a Rita Montaner ci saranno Antonia Fernàndez, Bola de Nieve, Rosita Fornés, María de los Ángeles Santana, Gilberto Valdés, Sindo Garay, Alejo Carpentier, Gonzalo Roig, Luis Carbonell, Carmen Montejo, Nipón Sevilla y Reynaldo González, insomma il meglio della cultura cubana del secolo scorso. Chi è in grado di ricevere Cubavision Internacional, si trova anche in rete, non si perda questa opportunità, è un documentario della durata di un'0ra, veramente interessante per tutti coloro che amano la cultura in generale e quella cubana in particolare.
Per chi non la conoscesse riporto una breve sintesi della sua vita.

Il suo nome per intero era Rita Aurelia Fulceda Montaner y Facenda ma diventò famosa con il nome di Rita Montaner. Nata a Guanabacoa il 20 agosto del 1900, morì all'Avana il 17 aprile del 1958, ancora giovane per i nostri tempi ma a quell'epoca la vita media a Cuba non superava di molto l'età in cui Rita morì. A stroncare la sua esistenza fu un cancro incurabile. Conosciuta con il soprannome de La Unica, fu una delle più grandi artiste cubane e si cimentò con il teatro, la radio, il cinema e la televisione raggiungendo un notevole successo sia a Cuba che in campo internazionale. Figlia di un bianco e di una mulatta è cresciuta in un ambiente culturale misto tra cultura europea e cultura africana. Cominciò studiando pianoforte al Conservatorio Peyrellade dove a soli 13 anni ottenne la Medaglia d'Oro. Si è licenziata in canto, pianoforte e armonia nel 1917. In seguito si dedicò al canto anche se molti le pronosticavano un grande avvenire come pianista. Fu la prima voce femminile della radio cubana e divise la scena con le più prestigiose figure dell'arte cubana ed internazionale. Per la sua voce scrissero opere alcuni tra i più grandi compositori internazionali dell'epoca come nel caso di Gonzalo Roig con “Cecilia Valdés”, Moisés Simons con “El manisero”, Eliseo Grenet con “Ay Mamá Inés”, Ernesto Lecuona con “ El cafetal”, Gilberto S. Valdés con “Ogguere", e molti altri. Viaggiò con la sua arte in molte piazze del mondo, particolarmente in Europa e Stati Uniti. Fece storia la sua esibizione all'Olimpià di Parigi nel 1928, in seguito sostituì sul palcoscenico del Palace l'attrice Raquel Meller. Poi partecipò ad uno spettacolo con Josephine Baker e viaggiò nuovamente per gli Stati Uniti dove cantò in Wonder Bar, opera di Michael Jolson. Nel 1935 fu protagonista di uno spettaccolo diretto da Gilberto Valdès nel Teatro Principal de la Comedia. Quì interpretò temi come “Sangre Africana”, “Bembo”, “Tambó ”y “Oggere”. In seguito gira il film “Romance en el Palmar”. Nello stesso anno fu premiata come Regina della Radio. Protagonizza poi altri film come "María la O" nel 1949 e "La Única, nel 1954. Nel frattempo canta nel Cabaret Mulgoba con il famoso cantante cubano Bola de Nieve ed in seguito si esibisce per oltre nove anni nel famoso Tropicana.
La sua arte migliore la sviluppò come cantante lirica con grande abilità e versatilità interpretativa. Da Mama Ines, del 1927, fino a La Medium ed Il telefono, dell'italiano Gian Carlo Menotti, interpretate nel 1955. Oltre ad affermarsi come attrice, interpretò in modo delicato belle canzoni come "Canción azul” e “Siboney”, registrate nel 1928.
Sposata molto giovane con l’avvocato Alberto Fernández Díaz, tra il 1919 ed il 1921 mette al mondo rispettivamente i figli Domingo, Alberto e Rolando.
La sua voce corrosiva diede vita a personaggi femminuili satirici che infastidivano le alte sfere del regime cubano prerivoluzionario. Il suo programma radiofonico "La Chismosa" viene infatti sospeso dopo meno di un anno. La sua prematura morte non le ha dato il tempo di vedere il trionfo della Revoluciòn ma il suo “Pueblo”, immerso nelle ultime giornate della lotta di liberazione, ancora sanguinante in seguito alla repressione esercitata del regime di Fulgencio Batista, dopo il grande sciopero del giorno 9, dedica un’ora di tregua per assistere ai funerali della sua ineguagliabile ed amata diva.
Disse Miguel Barnet, famoso narratore, poeta e giornalista “La Montaner si ubica al centro di un movimento di valorizzazione nazionale senza precedenti. E’ la voce che definisce, che caratterizza lo stile, unitamente a Ignacio Villa (Bola de Nieve), suo pianista preferito, ai compositori Amadeo Roldán, García Caturla ed Ernesto Lecuona, al pittore Wifredo Lam e al poeta Guillén. Inspirata dagli insegnamenti del maestro dell’etnologia cubana Fernando Ortiz, Rita assume il titolo d’interprete degli elementi più validi della sensibiltà culturale cubana”.

sabato 25 ottobre 2008

L'Avana di Carlo Rossella


Che ne dite di certi personaggi che denigrano politicamente Cuba PER DOVERE referenziale a chi li paga lautamente ma non possono trattenersi a livello personale di descrivenerne le bellezze? Ecco qui sotto un articolo di uno di "loro" recentemente apparso su La Repubblica.

All’Avana sulle tracce di Hemingway
di Carlo Rossella

L’Avana, 22 anni dopo. La strada dall’aeroporto verso la città è sempre uguale. Palme maciullate dai due uragani che nei mesi scorsi hanno distrutto Cuba, case rovinate, ragazzi per strada che inseguono un pallone. Radio Rebelde e Radio Reloy trasmettono comunicati del governo. Raúl Castro di qua e i ministri di là a controllare le fasi della ricostruzione. Si procede con calma, la calma di Cuba.Il compagno Fidel Castro è malato, ma scrive quasi ogni giorno le sue «Reflexiones» su Granma, il giornale del partito, formato tabloid. Poche pagine, soprattutto notizie sulla lotta contro i danni e la crisi economica. «Recuperación eléctrica sigue ganando terreno», un buon annuncio visto che l’elettricità va e viene.Dalla retorica dei bollettini alla musica: salsa e lacrime, rumba e rimpianti, bolero e nostalgia. Ai giovani piacciono i Van Van, complesso che spinge chiunque a ballare dovunque. Ma va molto Benny Moré, il dio del bolero, riscoperto nel mondo dopo il film El Benny di Jorge Luis Sánchez.In auto con me, Lino Jannuzzi fuma cohiba. Grande giornalista, ex senatore, portavoce del ministro Sandro Bondi, Jannuzzi è la prima volta che viene a Cuba, ma l’ha cercata per tutta la vita: Ernest Hemingway, il rum anejo sorseggiato con calma, la mafia di Miami studiata sui libri, la rivoluzione e tutti i suoi risvolti.Jannuzzi guarda L’Avana e trova somiglianze con Napoli. Indossa un blazer leggero, in testa porta un magnifico panama. È elegante, abbronzato, charmant con tutti. Arriva nella hall del meraviglioso e storico Hotel Nacional e i portieri lo salutano come se fosse sempre stato lì.Dalle finestre della mia stanza vedo il Malecón, il lungomare dell’Avana, già pieno di giovani che si baciano, di gay che aspettano, di «chicas» che vorrebbero un «novio», un fidanzato straniero con pesos convertibili da spendere per un po’ di istantaneo «amor tropical».Tramonto rosso e viola, aria secca e leggera nel giardino del Nacional. Un trio suona le belle canzoni di sempre: Mamá son de la loma, Lacrimas negras, La mujer de Antonio, El Bodeguero, Guajira guantanamera, Bésame mucho.Finalmente un mojito ben fatto, diverso da quelli con troppo rum e senza passione che si bevono in Italia. Jannuzzi vuole andare alla Floridita: è la prima tappa del suo itinerario hemingwayano (il ristorante era il preferito dal grande scrittore). Una delusione l’aragosta alla Termidoro, ottimo il daiquiri, buoni i musicisti. Una cantante dalla voce sexy intona con l’anima Corazón rebelde.È gia tardi. All’angolo fra Monserrate e Obispo è in sosta una Cadillac bianca del 1958, dipinta e ridipinta, l’autista promette di portarti ovunque alla ricerca della felicità.Sulle tracce di Hemingway, Jannuzzi sa già dove andare il giorno dopo, prima che comincino gli incontri con i cubani sul cinema: Finca La Vijia, la casa museo, il bar La Teraza, l’hotel Ambos Mundos, la Bodeguita del Medio e la città vecchia coi suoi continui rumori di bottiglie e bicchieri che tanto piacevano all’adorato Ernest. Jannuzzi va a riposare dopo il lungo ma rilassante viaggio con la Blu Panorama, linea aerea perfetta, da Milano all’Avana.Non ho sonno ed esco. Pochi passi e sono davanti al Capri, l’hotel di George Raft, attore a Hollywood e public relation man della mafia a Miami, ai tempi del dittatore Fulgencio Batista.L’hotel è chiuso da tempo. Funziona invece il cabaret, il Salon Rojo, una meraviglia di musica e di donne, giovani, belle e ancora molto sveglie alle 3 di notte di domenica.Il mio amico Omar González Jiménez, presidente dell’Icaic, l’Istituto cubano dell’arte e dell’industria cinematografica, mi ha fatto trovare in camera alcuni capolavori del cinema dell’isola, da Suite Habana a Páginas del Diario de Mauricio, a Juan Quin Quin, alla Soledad di Jaime Rosales.A Cuba sanno fare il cinema. Con Jannuzzi, Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema del ministero italiano della Cultura, il regista Paolo Virzì e la bellissima Micaela Ramazzotti (protagonista di Tutta la vita davanti, il film presentato dalla Medusa nella rassegna del nuovo cinema italiano all’Avana) ce ne accorgeremo nel corso di una settimana di sedute e incontri.L’alba irrompe nella camera e vale la pena di uscire subito, andarsene per un bagno sulla spiaggia di Santa Maria del Mar, a pochi chilometri dalla città.Acqua splendida, sabbia bianca, nessuno per chilometri e chilometri. È bello vivere L’Avana, città e mare. È quel che faccio dopo una lunga nuotata. Giro nel centro storico restaurato grazie alla genialità artistica e imprenditoriale di Eusebio Leal. Si può camminare per ore e ore, fra palazzi e botteghe, caffè e bar, chiese, case dove ancora si vedono donne cantare alla finestra o ballare nel patio.Girando, capito in plaza Vieja a una mostra di Alberto Korda, l’autore della immagine di Ernesto «Che» Guevara diventata un’icona mondiale.Centinaia di foto rivoluzionarie, ma anche intriganti ritratti della moglie del maestro, una donna focosa ed erotica, sia nelle pose in studio sia negli abiti verde oliva da guerrigliera. Sulle bancarelle di plaza de las Armas trovo un libro da leggere subito: La vida secreta de Meyer Lansky en la Habana. Lansky, boss e amministratore della mafia, negli anni Cinquanta fu il padrone di Cuba. Enrique Cirules, un ricercatore cubano, ha raccolto le memorie del suo autista, Armando Jaime Casielles, e ne ha fatto una storia «da pelicula», da film.Si raccontano le guerre, dentro L’Avana, fra le famiglie di New York e di Las Vegas, in un delirio di hotel (Capri, Nacional, Riviera), casinò, musica, cabaret, ristoranti, sangue, cimiteri, pompe funebri, donne sempre più belle, morto dopo morto, colpo dopo colpo.Leggo il racconto habanero di Cirules nel roof dell’hotel Sevilla, dove Graham Greene ambientò una parte di Our man in Havana. C’è sempre uno scrittore in ogni angolo di questa città unica, imperdibile, da vivere con calma. «L’Avana è da bere lentamente, come il rum molto invecchiato, altrimenti ti ubriachi» mi ha consigliato, prima di lasciarmi, lo scrittore Abel Prieto, ministro della Cultura e adoratore di John Lennon.Le grandi finestre del Sevilla dominano la «ciudad». Che amore! La guardo e mi sento già inebriato. Al Nacional Jannuzzi mi aspetta invano.Ho troppo tempo da perdere per essere puntuale agli appuntamenti. Ma all’Avana ci si ritrova sempre. Come ho sentito in una canzone, «è lei che spinge chi si cerca a ritrovarsi».

martedì 7 ottobre 2008

Pancho Amat al museo Nacional de la Musica

Francisco Pancho Amat è considertao il miglior tresero (suonatore di tres, chitarra con tre coppie di corde) di Cuba. Accompagnato dal suo gruppo, El Cabildo del Son, ha data inizio alla sua peña (club) che ha luogo ogni terzo giovedì del mese alle 5 del pomeriggio presso la sede provvisoria del Museo Nacional de la Musica che si trova al numero 509 di Obrapia entre Bernaza y Vellegas, all’Habana Vieja.
Pancho Amat ha elevato questo strumento tradizionale cubano, che ha sempre avuto il compito di accompagare le canzoni, a strumento solista. Ha incominciato a suonare con Victor Jara, il cantautore cileno assassinato dal regime di Pinochet, ed ha poi collaborato con il grande trovador Pablo Milanès. La musica di Pancho Amat è per la cultura musicale cubana un esempio di esportazione a livello universale ed è considerato indiscutibilmente il maggior interprete mondiale di questo strumento.
Pancho Amat è nato nel 1950 a Guira de Melena in provincia de La Habana. Nel 1971 si è laureato in Pedagogia all’Università dell’Avana. Lo steso anno ha fondato il gruppo Manguarè di cui fu direttore per 17 anni. Si è pure diplomato in chitarra classica preso il Conservatorio Ignacio Cervantes. Più tardi proseguì i suoi studi musicali in Cile con i più importanti esponenti della Nueva Canciòn Chilena come Inti Illimani, Quilapayùn, Isabel Paeea e altri. Ha realizzato molte registrazioni con Victor Jara per un canale della televisione chilena prima del colpo di stato di Pinochet. Con Manguarè ha realizzato oltre 40 tournee internazionali in più di trenta paesi di tutti i continenti. Inoltre registrò decine di dischi con i più prestigiosi artisti cubani ed americani e partecipò ai più importanti concorsi musicali organizzati da diverse entità culturali ottenendo numerosi premi e riconoscimenti in orchestrazione e composizione.
Come produttore discografico ha realizzato orchestrazioni per tutte le forme della musica cubana come orchestre di son, trio, quartetti, conjunto tipico, charanga e per l’Orquesta Sinfonica Nacional.
Pancho Amat, sia in studio che dal vivo, ha accompagnato musicisti della taglia di Osca D’Leòn, Papo Luca, Joaquim Sabina, Cesaria Evora, Ray Cooder, The Chieftains, Yomo Toro, John Parsons, Rosana, Alfredo de la Fe, Vìctor Jara, Quintin Cabrera ed una lunga lista del panorama musicale mondiale. Nel 1995 ha inciso in solitario “Son por tres” che ottenne il Premio Nacional della critica specializzata di Cubadisco che ha luogo ogni anno a Cuba. Insieme al suo gruppo El Cabildo del Son e con l’apporto di grandi amici come Silvio Rodrìguez, Juan Perro, Candido Zayas e il Dùo Evocaciòn, ha pubblicato nel 2000 il suo lavoro discografico “De San Antonio a Maisì” nel quale dimostra la sua assoluta capacità di dominio del tres e del cuatro. Questa registrazione è un percorso musicale per l’isola, dal son alla salsa e dalla trova al bolero ( San Antonio e Maisì sono gli estremi occidentali ed orientali dell’isola).
I musicisti che compongono il gruppo di Pancho Amat, che suona tres, cuatro e fa la seconda voce, sono: William Borrego, canto solista e maracas, Josè Francisco Amat al basso, Francisco Padùn alla tromba e coro, Gilberto Noriega “Toto” alle percussioni e coro, Dayron Ortega alla chitarra e coro.

Ho avuto la fortuna di assistere alla prima peña di Pancho Amat e del suo gruppo, un evento indimenticabile grazie alle qualità artistiche ed all’innato umorismo di Pancho, all’abilità di tutti i componenti del suo gruppo, al bellissimo scenario del Museo Nacional de la Musica ed alla presenza di alcuni dei più grandi rappresentanti della musica cubana tra i quali alcuni dei miei trovadores preferiti come Augusto Blanca e Marta Campos. Alcuni di loro si sono esibiti insieme a Pancho ed al suo gruppo. Chi passa per l'Avana non si perda questo appuntamento, ne uscirà soddisfatto. E senza spendere un centavo....
Anche questa è Cuba, quella che i giornalisti "indipendenti" al servizio dei potenti si guardano bene dal raccontare.