venerdì 5 agosto 2011

LA SESSUALITA’ GIOVANILE IN CUBA


LA SESSUALITA’ GIOVANILE IN CUBA
Sul numero 13-2011 della rivista Bohemia è apparso un servizio approfondito dedicato alle tendenze della sessualità tra i giovani cubani, la realtà che ne esce invita ad una seria riflessione. L’inchiesta evidenzia l’assoluta libertà sessuale, non sempre responsabile, che inizia già dall’adolescenza. Il risultato di numerosi incontri tra i redattori della rivista e gli studenti di varie città cubane, evidenzia che va di moda la cosiddetta “descarga”, che è l’incontro casuale tra quasi sconosciuti. mentre si parla poco di amore e di sentimenti come se fossero residui di un’epoca superata. Da una parte si può essere orgogliosi di scoprire come la gioventù cubana abbia definitivamente superato i tabù della diversità, il machismo e di come la donna si sia definitivamente emancipata, dall’altra rimane la preoccupazione per atteggiamenti che antepongono il contatto fisico all’affettività. Dall’indagine risulta che questi atteggiamenti sono il frutto dell’epoca della comunicazione in cui viviamo. Anche se la radio, la televisione e la stampa cubana sono molto attenti a questi fenomeni, la comunicazione di massa globalizzata non esenta la gioventù cubana dalla contaminazione. Isabel Moya Richard, specialista cubana in comunicazione, sostiene che la sessualità presente nei media è a volte espressione dei demoni, dei pregiudizi e degli stereotipi che in ogni società e contesto storico hanno circondato la concezione del corpo, i giudizi di valore su quanto è considerato femminile e maschile, in realtà androcentriche, fallocentriche e patriarcali.
Altro punto preoccupante è l’erotizzazione precoce dell’infanzia, questo fenomeno molto presente nella società cubana, ha a che vedere con i prodotti della comunicazione, l’industria dei giochi e la moda. Chiama alla riflessione il modello di giovane che propongono gli audiovisivi stranieri, molto consumati dagli adolescenti cubani, e la necessità di una produzione nazionale stabile e di qualità che serva da controparte. Lo stesso vale per alcuni videoclips che accentuano in maniera smisurata il sessismo, la volgarità e la violenza, tanto nelle immagini come nei testi delle canzoni. Questi materiali si acquisiscono facilmente attraverso i canali alternativi come le memorie flash, venditori di cd ed in molte occasioni sono diffusi in centri notturni e altri spazi sociali.
Le tendenze evidenziate dall’inchiesta non sono assolutamente un fenomeno ristretto a Cuba ma piuttosto una tendenza generalizzata che trova le sue cause nella globalizzazione che vede solo gli interessi commerciali e non si occupa delle conseguenze spesso devastanti che procurano. Se a Cuba ci si interroga e si studia il fenomeno per cercare di limitarne i danni e trovare strade alternative di comunicazione che permettano di conservare l’integrità morale delle giovani generazioni, nel resto del pianeta questo non avviene e le conseguenze causate dal dilagare di messaggi tanto controproducenti sono di dimensione astronomica.
Ancora una volta Cuba dimostra di essere all’avanguardia ne preoccuparsi dell’integrità dei propri cittadini, ma fino a quando si potrà continuare a sperare che Cuba continui a resistere per se e per il mondo? Quando i governi di tutto il mondo capiranno che gli interessi della speculazione dei grandi capitali sono in contrasto con quelli dei loro popoli? Perché un’altra volta viene dimostrato che gli Stati nazionali sono sempre più delle agenzie al servizio del capitalismo internazionale, che il loro compito è semplicemente quello di togliere ai lavoratori che producono ricchezza per dare agli speculatori che distruggono l’economia mondiale. Ancora una volta ci si deve chiedere se non sia il caso di porre fine a questa anomalia causata dalla voracità delle classi dominante e che ogni cosa torni al suo posto perché i popoli possano tornare a vivere serenamente per costruire il proprio futuro.
Meno capitalismo e più socialismo per tutti, per un futuro migliore.