mercoledì 5 dicembre 2012

SETTIMANA DELLA CULTURA ITALIANA A CUBA

Dal 26 settembre al 2 dicembre ha avuto luogo all’Avana la XV Semana de la Cultura Italiana en Cuba, in totale 27 eventi che abbracciano vari settori della nostra cultura. Purtroppo i numerosi impegni mi hanno costretto a scegliere solo alcuni degli appuntamenti, così ho deciso di partecipare agli eventi dedicati a Michelangelo Antonioni, per il centenario della sua nascita, ed al concerto “Cuba le canta a Italia”. Al grande Maestro ferrarese è stata dedicata una tavola rotonda al Centro Cultural Cinematogràfico presso il Fresa y Chocolate venerdì 30 settembre. Presenti l’Ambasciatore Italiano a Cuba, Carmine Robustelli, la vedova di Antonioni, Enrica Fico, il Direttore dell’ICAIC, Instituto Cubano de Arte y Industria Cinematografica, Alfredo Guevara, il fotografo siciliano Renato Zacchia ed altri esponenti della cultura cubana. Tutti i presenti al tavolo hanno ricordato la figura di Michelangelo Antonioni sottolineandone la grandezza, la maestria e l’innata sensibilità artistica. Enrica Fico ha raccontato alcuni aneddotti per sottolineare il carattere complesso del grande regista scomparso a Roma nel 2007, in particolare, rispondendo ad una domanda sul presunto maschilismo del maestro, ha raccontato di quanto egli fosse duro con gli attori e le attrici che lavorarono nei suoi film e di quando, durante il lungo soggiorno in Cina, lei stessa si prese una sberla. Tutto questo però, più che al maschilismo era dovuto alla sua sfrenata esigenza di perfezione, di ottenere il massimo da tutti i suoi collaboratori, moglie compresa. Alla fine della tavola rotonda si è potuta visitare la splendida mostra fotografica allestita da Renato Zacchia, il fotografo che collaborò con Antonioni nella realizzazione del documentario “Sicilia”. Un’esposizione di foto, tutte rigorosamente in bianco e nero, che ritraggono il regista durante il suo lavoro, i momenti di pausa, i luoghi ed i collaboratori che aveva scelto per girare le sue opere. Una serie di immagini straordinarie che mettono in evidenza la tecnica e la sensibilità del bravissimo fotografo siciliano. Sabato 1 dicembre, presso la sala 1 del Multicine Infanta, c’è stata la presentazione di alcuni documentari girati da Antonioni, a cominciare da “Gente del Po”, girato negli anni 40, fino appunto a “Sicilia”, di cui si è parlato sopra. Quello che si è potuto notare vedendo le varie opere, è che con il passare del tempo la voce fuori campo che descrive le scene è diventata sempre meno presente, fino quasi a scomparire. Come se il regista la ritenesse superflua in quanto le immagini parlano da sole e la voce più che un aiuto per lo spettatore diventa un disturbo. Il giorno seguente, nello stesso luogo, si è proiettato il documentario “Fare un film per me è vivere”, diretto dalla vedova di Antonioni, Enrica Fico. La regista è riuscita nell’ardua impresa di convincere il marito ad accettare sul set un’altra telecamera che riprendeva le fasi salienti del lavoro del regista e dei suoi collaboratori. Il documentario si sofferma sui momenti più significativi delle giornate lavorative del regista ferrarese, sul suo perfezionismo che lo portava ad essere iper-esigente con attori e collaboratori, ma anche sui momenti di allegria, sul suo sorriso di incoraggiamento che non è mai venuto meno nemmeno negli ultimi anni del suo lavoro, quando, colpito da un ictus, si è visto limitato nel fisico, fino a perdere la voce ma non lo spirito che è rimasto intatto fino alla sua morte. La signora Fico ha raccontato un Antonioni a volte aspro, chiuso nel suo conflitto interiore che lo ha portato a cercare se stesso nelle persone a lui più vicine, conflitto che, anche grazie alla malattia che lo ha colpito, alla fine è riuscito a superare. Il film ha raccontato tra l’atro la collaborazione di Wim Wenders con Antonioni ed Enrica Fico ha svelato come il grande regista tedesco fosse convinto di essere molto simile al maestro per poi accorgersi che in realtà era quasi il perfetto contrario tanto erano diversi gli stili di ripresa e le personalità dei due registi. Questo omaggio al grande regista italiano è dovuto anche all’impegno dell’Arci, Associazione Ricreativa Culturale Italiana, che anche qui a Cuba fa sentire la sua presenza. L’altro appuntamento che non mi sono perso è stato il grande concerto “Cuba le canta a Italia” tenuto la sera di sabato 1 dicembre presso la rinnovata e stupenda Sala Avellaneda del Teatro Nacional. Il concerto è stato aperto dal balletto Habana Compàs Dance che ha presentato “Reto” per la scenografia di Liliet Rivera. A seguire Elizabeth de Gracia ha cantato “Non pensare a me”, resa celebre da Iva Zanicchi. Quindi è stata la volta della soprano Mariblanca Armenteros che ha cantato in castigliano la napoletana “Anema e core”. Adriàn Berazaìn ha poi cantato, parte in spagnolo e parte in italiano, “La mia storia tra le dita” di Gianluca Grignani. La bravissima cantante lirica Laura Ulloa ha interpretato “Oh babbino caro” dall’opera di Giacomo Puccini. Il popolarissimo Pedrito Calvo si è cimentato con “Tu che m’hai preso il cuor” in coppia con Yanna mentre il sassofonista Cèsar Lòpez ha interpretato il bel brano di Amurri e Canfora, “Conversazione”. L’italo-cubana Mònica Marziota, con l’accompagnamento di Yazek Manzano y su Cuarteto, ha poi cantato la canzone resa famosa da Mina,“Non gioco più”. A questo punto è stata la volta del tenore italiano Dario Balzanelli che ha prima interpretato, in coppia con Yanna, “Como fue”, un conosciuto brano di Ernesto Duarte, poi, in coppia con uno strepitoso David Blanco, si è cimentato con la bellissima “Vereda tropical” di Gonzalo Curiel, per proseguire con “Hoy como ayer” di Pedro Vega eseguita insieme a Pedrito Calvo. Il bravissimo tenore, che parla un castillano perfetto, ha chiuso la sua splendida performance cantando insieme a Laritza Bacallao, “Contigo en la distancia”, forse il brano più conosciuto del grande Cèsar Portillo de la Luz che proprio in questo teatro è stato recentemente omaggiato per i suoi novant’anni. Infine il momento più atteso della serata, quello dell’entrata in scena di Adelmo “Zucchero” Fornaciari che si trova all’Avana per preparare un mega-concerto che avrà luogo presso l’Instituto Superior de Arte il prossimo 8 dicembre con invitati Buona Fe, Pablo Milanès, il grande pianista e compositore Frank Fernandez ed altri artisti cubani. Quello che un giorno di tanti anni fa il maestro del paesino emiliano di Roncocesi aveva soprannominato Zucchero senza immaginare che con quel nome sarebbe andato lontano, ha cantato prima (e dove se non qui), “Baila morena” accompagnato dalle azzeccatissime coreografie di Liliet Rivera e del suo Habana Compàs Dance, poi “Everibody’s got to learn sometime” di James Warren. Tra gli applausi di un pubblico soddisfatto che ha riempito le tribune della sala Avellaneda, si è chiusa questa serata che la cultura cubana ha dedicato all’Italia con il supporto dell’Ambasciata italiana e la Oficina del Hystoriador de La Habana. Una settimana, questa dedicata alla cultura italiana, che, a detta degli organizzatori, rafforza la comunicazione e l’intesa tra due popoli che condividono storia e cultura. Come a dire che la cultura va ben oltre le idiozie della politica che vede l’Italia partecipare alla vergognosa “posizione comune” europea che intende boicottare Cuba in tutti i modi. Ma i nostri politici la cultura, se mai ce l’hanno avuta, l’hanno buttata via per un poco di odioso e stupido potere. Forse questa è cosa poco nota in un continente dove il fascismo sta tornando al potere senza che praticamente nessuno se ne accorge, e forse sarebbe il caso che quel poco che è rimasto della gloriosa cultura italiana faccia sentire la propria voce….

giovedì 25 ottobre 2012

LA RIFORMA MIGRATORIA CUBANA


LA RIFORMA MIGRATORIA CUBANA

Il 16 ottobre scorso sul Granma, organo ufficiale del Partito Comunista di Cuba, si annuncia l’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Cuba della tanto attesa Riforma Migratoria. L’attualizzazione della Riforma avviene nel contesto di riforme politiche che il Governo presieduto da Raùl Castro sta mettendo in atto per affrontare le sfide presenti e future del socialismo cubano. Pertanto il 14 febraio 2013, 90 giorni dopo lapubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, entreranno in vigore le nuove regole che prevedono tra l’altro di eliminare la richiesta del Permesso di Uscita e della Carta d’Invito per potere uscire dal paese. Da quella data si richiederà solamente la presentazione del Passaporto ed il Visto del paese di destinazione. Altra disposizione è quella della possibilità di stare fuori dal paese fino a 24 mesi con possibilità di ulteriori proroghe rilasciate da un Consolato cubano.
Fino a qui i punti salienti della Riforma Migratoria, però la questione merita altro discorso per impedire che la ferocia aggressiva dei potenti mezzi di dis-informazione dell’imperilaismo capitalista possa mettere in cattiva luce questo grande sforzo dei dirigenti e del popolo cubano per garantire ulteriri spazi all’individuo pur continuando a preservare il diritto di Cuba a mantenersi uno stato libero, sovrano ed indipendente. Come riportato nell’editoriale del Granma dedicato alla questione, nel caso cubano il tema dell’emigrazione è stato storicamente oggetto di forti campagne mediatiche pensate e dirette dal governo degli Stati Uniti e dai suoi alleati, nel tentativo di denigrare l’esperienza socialista cubana fin dal suo inizio. L’intento è stato quello di seminare confusione nell’opinione pubblica mondiale e tra gli stessi cubani che molto spesso cadono vittima di questa massiccia propaganda finanziata annualmente senza limiti di spesa da parte dei governi capitalisti e dalle oligarchie della borghesia padrona. Queste campagne hanno avuto la triste conseguenza di stimolare l’uscita illegale dall’isola a costo di enormi tragdie e non poche vittime. L’applicazione di un’illegale e genocida bolcco economico imposto dal governo USA contro Cuba, unita alla propaganda tesa a fomentare la sovversione interna, ha causato numerosi attentati terroristici, sabotaggi ed aggressioni di ogni tipo oltre a quello che viene chiamato “robo de talentos”, ciòè la fuga dal paese dei migliori talenti verso lidi dorati che quasi mai si rivelano tali.
In tutti qesti anni di Rivoluzione, la politica migratoria cubana si è basata sul riconoscimento del diritto dei cittadini a viaggiare, ad emigrare ed a risiedere all’estero e nella volontà di favorire le relazioni tra la Nazione e la propria emigrazione, allo stesso empo si è fondata sul legittimo diritto di difendersi dall’agressività del potente vicino del nord. Le disposizioni per regolamentare il flusso migratorio vennero adottate nel mezzo di circostanze imposte dall’aggressiva politica degli USA verso l’unico paese al mondo al quale si permette che i propri cittadini possano emigrare, soggiornare e lavorare nel territorio degli Stati Uniti senza nessun permesso in virtù della criminale Ley de Ajuste Cubano che favorisce il traffico di persone ed ha provocato numerose vittime innocenti. Fin dall’inizio laRivoluzione cubana è stata oggetto della rapina indiscriminata dei suoi migliori professionisti, più della metà dei migliori medici sul quale si contava all’inizio della Rivoluzione, emigrarono, un enorme numero  dei migliori ingegneri e tecnici di ogni specialità furono indotti all’emigrazione, il proposito era quelo tuttora vigente di impedire lo sviluppo sociale, economico e scientifico del paese. Da qui le misure difensive adottate dal Governo Rivoluzionario per limitare le nefaste conseguenze delle criminali e disumane politiche adottate dal’imperialismo yankee e dai suoi alleati.  Quese politiche che stimolano l’uscita ilegale dal paese e pregiudicano la possibilità di un’emigrazione ordinata e sicura, sono conseguenti alla chiara intenzione di convertire i cubani che intendono emigrare in altri paesi, in supposti oppositori politici collegati ad una fantomatica destabilizzazione interna. Come conseguenza a questa politica irrazionale ed irresponsabile, si sono verificate le crisi migratorie di Camariòca nel 1965, Mariel nel 1980 e la crisi dei balseros del 1994.
Malgrado tutto questo Cuba ha dimostrato la sua completa disponibilità a cooperare per trovare una soluzione ragionevole a questo complicato problema, ha lavorato invcessantemente per normalizzare le relazioni con i propri emigranti e favorire la possibilità di un’emigrazione sicura ed ordinata e per facilitare i viaggi all’estero per questioni personali dei propri cittadini. La stragrande maggioranza dei cittadini cubani residenti in altri paesi mantengono vincoli stretti con la propria Patria e con i propri famigliari, si oppongono al vergognoso blocco economico imperialista ed alle politiche aggressive contro il loro paese d’origine. Il 28 marzo 2012 nel discorso di saluto al Papa Benedetto XVI, il Presidente cubano Raùl Castro ha detto: “Riconosciamo la contribuzione patriottica dell’emigrazione cubana, dall’apporto decisivo alla nostra indipendenza dei lavoratori di Tampa e Cayo Hueso e tutti coloro che furono sostenitori degli aneliti indipendentisti di Josè Martì, fino a coloro che si oppongono oggi a chi attacca Cuba e manipola il tema migratorio con fini politici. Abbiamo realizzzato sforzi prolungati verso la piena normalizzazione delle relazioni di Cuba con la propria immigrazione che sente amore per la Patria e per la proria famiglia e continueremo in questi sforzi per  la comune volontà della nostra Nazione”.
Le nuove misure migratorie prese per decisione sovrana dallo Stato cubano, non sono un fatto isolato ma vanno iscritte dentro il processo irreversibile di normalizzazione  delle relazioni tra l’emigazione e la propria Patria. Le conseguenze di queste misure già si fanno sentire, il Presidente USA Barak Obama, in campagna elettorale per la propria rielezione, ha annunciato un periodo di lberalizzazioni dei visti per i cubani che desiderano visitare gli States senza essere costretti a dichiararsi dissidenti mentre le diplomazie europee si vedono spogliate delle loro ipocrite campagne tendenti ad addossare alla “dittatura cubana” le loro odiose politiche di restrizioni alla concessione di visti ai cubani. Ancora una volta la doppia morale degli ipocriti che dominano il mondo li fa trovare spiazzati di fronte all’audacia del Governo cubano che, pur non nascondendosi i rischi a cui va incontro, intende una volta di più dimostrare al mondo chi sono i veri manipolatori dell’informazione, i veri terroristi e chi sono le vittime. All’opinione pubblica mondiale viene offerta un’altra possibilità di guardare in faccia la realtà e di sfuggire alla facile tentazione di adeguarsi passivamente allo status-quo dettato dalla propaganda borghese. Dall’America Latina e dal Caribe, ed in particolare dall’Isola Ribelle, un’altra contundente risposta alle fallimentari politiche dei paesi dominanti che pretendono di continuare impunemente a manipolare la storia a proprio piacimento, a tutti i veri progressisti del pianeta un’altra opportunità per abbandobare gli stupidi programmi riformisti delle finte sinistre ed abbracciare senza timori la via del socialsmo, unico ed ultimo baluardo contro le feroci prepotenze dell’imperialismo schiavista.

mercoledì 21 marzo 2012

OMAGGIO A BRASSENS



Presso la Casa Victor Hugo dell’Avana Vecchia è stata inaugurata ieri la mostra dedicata a George Brassens nel trentesimo anniversario della sua scomparsa. Dopo la presentazione della mostra ed il rinfresco si è potuto visitare la mostra con pannelli ed audiovisivi che raccontano la vita del chansonnier francese che è stato il maestro di molti cantautori che in ogni angolo del mondo hanno fatto la storia della canzone d’autore. Persona colta e riservata ma soprattutto libera, Brassens è stato sicuramente il primo ed il più pungente accusatore della modernità infarcita di ipocrisia, falsi valori e ingiustizie sociali. La sua esistenza è stata una testimonianza efficace, anche se alla fine perdente, dell’insostenibilità del sistema sociale che produce decadenza morale e assenza dei valori umani indispensabili per la sopravvivenza dell’umanità. La critica di Brassens, ironica e spietata, non risparmia nessuno, salva solo gli ultimi, gli sconfitti e gli umili. La sua figura, ostinatamente oscurata dai media e dallo star-sistem che hanno come unico obiettivo il profitto, continua a sopravvivere ai tempi ed alla deriva qualunquistica, sopravvive ai suoi detrattori che ovviamente l’hanno accusato di tutto e la sua opera continua ad essere fonte di studio da parte di quegli artisti che ancora intendono l’arte come liberazione da tutte le tirannie, soprattutto la più atroce, quella del capitale che distrugge tutto e tutti.
Come sottofondo a questo importante appuntamento, le canzoni di Brassens. Cantate da lui e dai tanti artisti che hanno tradotto la sua opera in tutte le lingue, compreso l’italiano che ha visto in Fabrizio de Andrè e Beppe Chierici i suoi più ostinati sostenitori, fino al dialetto milanese che l’ottimo Nanni Svampa ha utilizzato in maniera straordinaria per cantare molte delle canzoni dell’anarchico francese. Non so se qualcuno dei presenti si è reso conto che Brassens era cantato in milanese, però sicuramente i brani cantati dall’ex Gufo hanno attirato l’attenzione di tutti i presenti.
Con questo omaggio al più illustre degli chansonnier, la capitale cubana ha dimostrato una volta di più che la memoria è un’arma imprescindibile per non farsi travolgere dal bombardamento mediatico vile e meschino a cui veniamo sottoposti in questi tempi tristi e bui. Anche per questo mi unisco al coro di chi continua ad ascoltare Brassens e quelli come lui che mai hanno perduto la bussola:
Vive Brassens!
Vive l’Anarchie!

Josè Maria Vitier inaugura lo Steinway gran coda




Il pianista Josè Maria Vitier, conosciuto in tutto il mondo anche per la colonna sonora del film Fresa y Chocolate, ha tenuto presso l’Antiguo Casino Español un concerto per l’inaugurazione del magnifico Steinway gran coda donato dal musicologo, pianista e professore cubano residente a Ne York, Salomon Glades Mikowsky.
L’affermato musicista, nato all’Avana nel 1954, ha eseguito sue composizioni e classici della musica cubana come El manicero, Danzòn imaginario, Quiereme mucho, La comparsa, Contradanza festiva, Si llego a besarte, Mercedes, No puedo ser feliz, Caleidoscopio, Fresa y chocolate e Mamà, son de la loma.
Durante l’intervallo il pianista cubano ha lanciato l’idea di titolare la sala concerto dell’Antiguo Casino Español al grande compositore, pianista e patriota cubano Ignacio Cervantes. In sala era presente il Dottor Eusebio Leal, Historidor della città, a chi indirizzare l’invito se non all’artefice della rinascita del Centro storico della capitale cubana? Forse rivedremo Josè Maria Vitier all’inaugurazione della Sala Concierto Ignacio Cervantes….

domenica 11 marzo 2012

GALA DI CHIUSURA DEL CONCURSO ISAAC NICOLA


Premio al vincitore

Si è chiuso oggi il Concurso Nacional de Guitarra Isaac Nicola, la premiazione ha avuto luogo presso la Basilica Menor del Convento de San Francisco de Asis. Vincitore è risultato il giovane santaguiero Josuè Rodriguez Fonseca, secondo premio a Yosniel Rivera Cabrera, di Pinar del Rio mentre il terzo premio è andato al tunero Alexander Manuel Mayo Jorna, menzione di merito per l’habanera Beatriz Pèrez Ginès.
Il vincitore si è esibito con l’accampagnamento del’Orquestra Sinfonica Nacional diretta dal Maestro Enrique Pèrez Mesa, Direttore Titolare. L’esecuzione del giovane artista è stata impeccabile, dimostrando che il primo premio è stato più che meritato.

 Il Maestro Martinez con l'Orquesta Sinfònica Nacional

La serata di gala si è conclusa con il concerto del chitarrista spagnolo David Martìnez che ha eseguito brani di Scarlatti, Agudo e Albèniz chiudendo con una magistrale interpretazione del Concierto de Aranjuez di Joaquim Rodrigo con l’accpompagnamento dell’Orquesta Sinfònica Nacional. Il Maestro Martinez ha offerto un’intepretazione impeccabile che ha tenuto il pubblico prsente con il fiato sospeso fino all’ultima nota. L’ovazione dei numerosi appassionati  presenti ha sancito l’esito eccellente del Concorso ed ha offerto ai giurati presieduti dal Maestro Jesus Ortega ed a tutti gli organizztori, uno stimolo importante per continuare in questa esperienza che negli anni ha forgiato numerosi concertisti e maestri che portano in giro per il mondo l’arte chitarristica cubana, frutto di un intelligente programma di corsi di studio e formazione professionale che dimostrano come l’arte, quando è a disposizione di tutti, può formare talenti che nelle culture competitive ed escludenti è riservata solo a pochi.

venerdì 9 marzo 2012

CARLES TREPAT AL CENTRO HISPANOAMERICANO DE CULTURA

Strepitoso concerto del chitarrista spagnolo Carles Trepat al Centro Hispanoamericano de Cultura sul Malecòn habanero. Invitato dall'Instituto Cubano de la Musica in occasione del Concorso Nazionale di Chitarra Isaac Nicola, il prestigioso chitarrista catalano ha eseguito brani di Domenico Scarlatti, Miguel Garcia, Fernando Sor, Isaac Albèniz, Eduardo Lpez-Chavarri ed Enrique Granados incantando il numeroso pubblico che ha riempito la sala del Centro.
Dopo il concerto di Joaquin Clerch di domenica scorsa nella Sala del'lantico Casinò Espanol e quello di Andrea Gonzales Caballero e Juniors Cèsar Zambrana Sarracent di martedì scorso, svoltosi nel medesimo Centro Ispanoamericano de Cultura, sabato prossimo la rassegna si chiuderà presso la Basilica del Convento de San Francisco de Asis con la premiazione del vincitore del Concorso e con il concerto di David Martinez.