lunedì 30 dicembre 2013
ATTUALITA’ DELLA GUERRA CULTURALE CONTRO IL SOCIALISMO A CUBA
mercoledì 9 ottobre 2013
COPPA CUBA DI CICLISMO SU PISTA
sabato 28 settembre 2013
TONY AVILA IN CONCERTO
CERCANDO L’AVANA
CERCANDO L’AVANA
A pochi metri della Bodeguita del Medio, il famoso bar-ristorante reso noto da Hemingway, ha sede la Fondazione Carpentier che tra gli altri meriti ha quello di promuovere il ciclo di confereze “Cercando l’Avana”. Martedì 24 settembre il Professor Pablo Rodriguez Ruiz ha condotto l’incontro “Barrios Adentro, dinamiche quotidiane” affrontando il tema della vita quotiana nelle situazioni più critiche della realtà avanera.
Dopo una interessante presentazione delle targhe antiche che ancora adornano molti palazzi del Centro Storico dell’Avana, Indira Montes Guevara, dell’Istituto Cubano di Antropologia, ha affrontato il tema “Le Religioni di provenienza africana e la città”. Come tutti sanno la “Santeria” è molto diffusa tra la popolazione cubana di colore, in particolare le strade dell’Habana Vieja sono impregnate di religiosità, cartomanti, muñecas (bambole), yerberos e altri simboli della credenza popolare. Tutto questa da un’impronta caratteristica al Centro Storico della città ed essendo La Habana la più tollerante tra le grandi capitali, questa presenza viene accettata senza particolari problemi. Più problematico per gli adepti a queste religioni arcaiche, risulta la necessià di trovare spazi adatti alle loro cerimonie, in alcuni luoghi come i cimiteri spesso si incontrano tracce di tali pratiche, specialmente cerimonie di iniziazione, ma molte di queste vengono eseguite in periferia, in riva al mare o sui fiumi, coinvolgendo così anche la campagna che circonda la città.
Il pannello “Rifornimendi di acqua, soluzioni alternative” è stato condotto da Soledad Sotolongo Sànchez che ha illustrato come il rifornimento di acqua negli edifici più problematici del Centro Storico si svolge in diverse maniere, il primo è nella forma tradizionale dove l’acquedotto alimenta i serbatoi posti sul tetto degli edifici, dove ciò non è possibile per mancanza delle necessarie strutturi idriche, si ricorre alla “pipa” dove l’acqua viene fornita da autocisterne municipali che riempiono i contenitori. Altro sistema è quello di ricorrere agli “Aguateros” che vendono acqua illegalmente. Per le situazioni più difficili si ricorre ai “Ladròn de agua” che altro non sono che venditori di acqua che muniti di pompe di sollevamento prelevano il prezioso liquido dall’acquedotto e lo sollevano con un tubo di gomma fino ai tetti degli edifici dove sono collocati i serbatoi dei vari appartamenti. La lenta ma inesorabile opera di recupero del Centro Storico sta poco a poco risolvendo tutte le difficoltà che ora vengono aggirate dal ben conosciuto “invento” cubano che in una maniera o l’altra risolve qualsisi problematica.
Alla fine dell’incontro è stato proiettato l’interessantissimo documentario “Cercando l’Avana, insediamenti illegali” di Alina Rodriguez che ha affrontato il tema degli insediamenti illegali che, anche se non con con la gravità emergenziale che caratterizza le altre capitali del mondo, anche qui sono presenti. Il fenomeno riguarda l’immigrazione verso la capitale di famiglie provenienti dalle altre provincie, soprattutto quelle orientali, queste persone occupano edifici abbandonati o costruiscono abitazioni improvvisate in zone poco accessibili per sfuggire al controllo degli organismi preposti al controllo. Altra caratteristica che qui a Cuba distingue il fenomeno rispetto ad altre ben più critiche realtà, è il fatto che queste persone non vengono definite illegali ma semplicemente “indocumentate”, cioè non in possesso dei necessari documenti per risiedere nelle abitazioni che occupano. Malgrado questo quasi tutti sono in possesso di regolari contratti per la fornitura di acqua ed energia elettrica e, salvo situazioni che possano generare criminalità, le istituzioni non intervengono mai con la forza e si cerca sempre di trovare soluzioni che portino alla legalizzazione degli insediamenti o a mettere a disposizione residenze legali. Dalle interviste ad alcuni di questi cittadini che cercano nella “capitale di tutti i cubani” il loro posto al sole, si apprende come essi siano molto legati alla Revoluciòn ed ai suoi valori e rivendichino il loro diritto a poter vivere e lavorare nel luogo che hanno scelto. Contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo dominato dal’uso della forza e dal capitale, gli ideali socialisti, umanitari e tesi a soluzionare pacificamente le questioni, portano sempre al dialogo ed alla tolleranza che permettono di ottenere soluzioni pacifiche anche se spesso a causa della mancanza di risorse richiedono molto tempo e l’attesa può essere estenuante.
venerdì 27 settembre 2013
RICORDANDO NERUDA
Ieri 24 novembre presso la Sala Nicolàs Guillen della UNEAC (Uniòn Escritores y Artistas de Cuba) alcuni rappresentanti della letteratura cubana hanno ricordato il poeta cileno Pablo Neruda in occasione del quarantesimo anniversario della sua scomparsa. Il Vicepresidente della UNEAC ne ha ricordato la figura sottolineando il forte legame che univa il grande poeta alla sinistra internazionale ed in particolare alla Rivoluzione cubana. La poetessa Aitana Alberti, figlia dell’indimenticabile Rafael Alberti, ha ricordato l’impegno di Neruda a sostegno della lotta antifranchista ed il forte legame che univa suo padre e Pablo Neruda, leggendo una poesia che il poeta spagnalo scrisse in onore all’amico cileno. Aitana Alberti ha terminato il suo intervento leggendo alcune sue poesie e raccontando aneddotti sull’amiciazia che univa i due grandi poeti. La chiusura dell’incontro è toccata a Cèsar Lòpez, già insignito del Premio Nazionale di Letteratura, che ha letto le rime di alcune opere dedicate da Neruda a Cuba ed in particolare al Comandante Fedel Castro. Alcuni attori presenti in sala hanno infine omaggiato Pablo Neruda recitando alcune delle poesie che fanno parte dell’immensa opera che Neruda ha lasciato in eredità a tutti gli abitanti del nostro sciagurato pianeta che oggi come forse non mai si trova a dover soffrire l’aggressione reazionaria dei potenti che impongono il loro volere in ogni angolo del pianeta. Mai come ora è necessario non perdere la speranza, non arrendersi e riannodare le fila dei resistenti che si oppongono al massacro economico e culturale in atto. In questo la poesia ha una voce importante in capitolo, una voce che non può essere spenta come sembra che sia stata spenta quella di Pablo Neruda, compagno ed amico di tutti coloro che lottano per un mondo migliore.
giovedì 26 settembre 2013
TENDENZE DELLA LETTERATURA GIOVANE CUBANA
Giovedì 19 settembre presso la Sala Garcia Lorca del Centro Cultural Dulce Maria Loynaz si è svolto l’abituale spazio di riflessione e dibattito “Ciclos en Movimiento” creato per affrontare i temi essenziali della cultura cubana. Il tema dibattuto in questa occasione riguardava le attuali tendenza della letteratura giovane cubana e gli invitati al dibattito condotto da Jesùs David Curbelo, sono stati gli scrittori Antonio Armentero, Alberto Edel Morales, Rafael Grillo, Yansy Sànchèz e Yanelys Encinosa. Ognuno degli invitati ha esposto il proprio punto di vista sulle questioni che si trovano ad affrontare le nuove generazioni di scrittori, esposizioni tutte ben argomentate, corrette, irreprensibili ma carenti dal punto di vista della critica, infatti mancavano al tavolo proprio i critici letterari, quelli che leggono le opere e le qualificano più o meno benevolmente. Questa assenza è stata fatta subito notare dal competente pubblico in sala durante il dibattito che si è rivelato molto interessante ed ha portato a galla i conflitti tra generazioni di scrittori, tra impegno politico e disimpegno, arte di scrivere ed interessi economici. Si è poi finito per affrontare un argomento molto dibattuta nella cultura cubana di questi tempi, quello dell’uso di parole volgari che si sta sempre più diffondendo. La chiosa all’argomento l’ha data uno scrittore presente in sala che ha ricordato a tutti che non è questione di parole buone o cattive ma dell’uso, buono o cattivo, che di qualsiasi parola se ne fa.
Non credo di avere le necessarie competenze per giudicare lo stato attuale della letteratura cubana, penso però che sia in buone mani, quelle immense della cultura che qui a Cuba continua a formare e fornire strumenti invidiabili.
ECONOMIA CUBANA, NUOVE REGOLE DEL GIOCO
“Economia cubana, nuove regole del gioco” è l’argomento trattato lo scorso mercoledì 18 settembre presso la sede nazionale dell’Associazione Hermanos Saìz nell’abituale spazio del Pabellòn Cuba sulla Rampa havanera. Il professore universitario Oscàr Fernandez Estrada, il giornalista Ariel Terrero e l’economista Juan Triana, hanno illustrato ai numerosissimi presenti le prospettive, i successi ed i ritardi del processo di trasformazione dell’economia cubana, quello che viene chiamato “actualizzaciòn del modelo economico”. Juan Triana in particolar modo si è soffermato sulla necessità di assecondare i cambiamenti in atto come necessità irrinunciabile per il proseguimento dell’esperienza socialista cubana che vede lo sviluppo dell’economia come un traguardo prioritario per soddisfare la domanda di benessere della famiglia cubana.
La situazione socio-economica cubana vede la soddisfazione della famiglia posta ad un livello ben più alto rispetto agli altri paesi latinoamericani, infatti l’economista cubano ritiene che se per una famiglia boliviana la soddisfazione può essere raggiunta quando si riesce a mandare il figlio a scuola, per quella cubana questa necessità è stata assicurata dalla Revoluciòn da almeno 40 anni. Lo stesso esempio vale riguardo ad una famiglia del Salvador che si sente soddisfatta se due o almeno uno di tre figli riesce a raggiungere l’età adulta, obiettivo che a Cuba è stato garantito fin dagli albori della Revoluciòn. La famiglia cubana, esente da preoccupazioni riguardo beni primari come la casa, lo studio, la medicina, la cultura, l’acqua e l’energia elettrica, vede l’asticella che delimita il livello di soddisfazione posta ad un livello ben più alto, molto vicino a quello dei paesi sviluppati. D’accordo con l’illustre economista, credo anch’io che l’autobus che passa vicino a casa ad intervalli brevi, una migliore manutenzione delle strade, un salario che permetta di acquistare il pane ma anche le rose, un migliore funzionamento delle strutture burocratiche spesso lente e farraginose, insieme all’eliminazione dell’enorme quantità di funzionari che non “funzionano”, siano le mete che le famiglie cubane si aspettano per continuare a sentirsi protette dalle conquiste della Revoluciòn.
Il dibattito con il pubblico in sala che è seguito alle relazioni dei tre specialisti è stato, come sempre succede a Cuba, molto vivo ed interessante, oltre che segnato da quell’esclusiva capacità che hanno i cubani di ridere di se stessi e dei propri problemi, come nell’intervento di un produttore agricolo che ironizzava sul fatto di produrre ciliegie che non può vendere perché nessuno ha stabilito il prezzo di un prodotto che qui è ancora raro. Oppure quell’altro signore che ha risposto ad un intervenuto che lamentava la mancanza di lotta di classe, dicendo che in cambio qui a Cuba abbiamo una “clase de lucha”.
Un capitolo che a mio parere non è stato debitamente affrontato e che denota che spesso a Cuba si guarda con superficialità ed ingenuità a quello che suppostamene c’è oltre il mare, riguarda la questione del basso salario. Ad un giovane presente che ha posto il problema lamentando che da qualche anno si parla di cambi nell’economia però i salari continuano ad essere ridicoli, uno dei relatori ha risposto portando l’esempio della Cina dove il cambio del modello economico è iniziato nel 1978 ma i primi cambiamenti significativi sono iniziati ben dieci anni più tardi dopo dibattiti, accorgimenti e correzioni che hanno permesso di trovare la via giusta. Questa risposta a mio parere è corretta però incompleta in quanto non si è analizzato a dovere il concetto di salario ridicolo, che in effetti lo è ma non in assoluto come si pensa e come la propaganda anticubana vuole far credere. Sul fatto che un salario medio che ora si aggira intorno ai 500 pesos al netto degli incentivi che spesso lo raddoppiano, sia da ritenere nettamente insufficiente a soddisfare i bisogni dei cittadini, è più che vero, ma è altrettanto vero che lo sono pure i salari di tutti gli altri paesi dell’area, ed in questi tempi di crisi anche dei paesi economicamente sviluppati. A testimoniarlo sta una ricerca della CIA, resa nota da un documento segreto che tale non è più in quanto carpito dagli archivi dell’intelligence americana, che per i suoi scopi strategici di rimettere sotto il proprio controllo i paesi latinoamericani che gli stanno sfuggendo di mano, ha effettuato una ricerca per valutare l’effettivo stato di benessere di quelle popolazioni. Con estrema sorpresa da quel documento si apprende che Cuba risulta essere seconda solo al Brasile in grande sviluppo economico, in quando ad “ingresso” pro-capite. Proprio nel fatto che la CIA abbia indagato sull’ingresso anziché sul salario, sta il segreto della ricerca che infatti non considera il salario attendibile per conoscere il livello di soddisfazione economica della popolazione. L’importo del salario è solo una componente molto relativa in quanto non quantifica la quantità di servizi ricevuti ma spesso viene pure profondamente stravolta dall’aggressione impositiva e dall’alto costo dei servizi di cui il cittadino necessita. Per esempio da noi il salario quasi mai è sufficiente a soddisfare le necessità, ogni acquisto è sottoposto a tasse di ogni tipo, i sevizi come la casa, il gas, la luce, l’acqua, la spazzatura, i trasporti, l’alimentazione, la scuola , la salute, l’accesso alla cultura, ecc. hanno costi proibitivi per coloro che sono costretti a vivere con le sole risorse di uno stipendio e l’aggressione verso il salario diventa sempre più pesante con imposizioni di multe salatissime per ogni minima infrazione, pagamento di bolli e diritti sempre più elevati, interessi bancari altissimi e tassazione dei risparmi, necessità di ricorrere a costose consulenze per qualsiasi pratica e balzelli sempre più esosi da parte di costosissimi organismi burocratici istituzionali che si moltiplicano a dismisura come Comuni, Province, Regioni, etc. Per tutti questi motivi la ricerca della CIA si è basata sulle entrate effettive dei cittadini valutando il costo della scuola, di un corso universitario, della sanità, dei beni primari quali la casa, l’acqua, la luce, il gas e l’accesso alla cultura come allo sport ed allo svago. Visto che tutti questi sevizi a Cuba sono gratuiti o fortemente sussidiati, si spiega facilmente come il salario ridicolo in effetti sia meno ridicolo di quanto si pensi, o ci fanno pensare. Purtroppo l’enorme apparato propagandistico del capitalismo imperialista riesce a camuffare la grande truffa che in misura sempre più opprimente sta schiavizzando le masse popolari del pianeta che dopo la riuscita del piano di distruzione dell’Unione Sovietica non trova praticamente opposizione concreta. Il successo delle trasformazioni economiche in atto a Cuba, insieme alle conquiste dei governi progressisti del Latinoamerica, sono l’ultimo baluardo di speranza per l’inversione delle tendenze in atto e per il recupero della coscienza di classe delle classi sfruttate che si allargano sempre più anche a quelle classi medie che fino ad oggi sono rimaste alla finestra senza preoccuparsi dei problemi che affliggono l’esistenza dei meno fortunati ma che ora interessa pure loro. Una buona notizia arriva proprio dagli Stati Uniti dove il movimento Occupa Wall Street ha messo in rete un documento dove si afferma che è necessario porre fine al capitalismo. Era ora, ma forse è già troppo tardi, decenni di assopimento possono risultare fatali.
mercoledì 25 settembre 2013
GLI ULTIMI SOLDATI DELLA GUERRA FREDDA
Come ogni sabato presso la Calle Madera del Centro Storico dell’Avana, lo scroso 14 settembre si è tenuta, nello spazio Sabato del Libro, la presentazione del libro di Fernando Morais “Gli ultimi soldati della guerra fredda” che tratta la storia dei cinque cubani imprigionati negli USA per essersi introdotti nelle strutture delle organizzazioni terroristiche anticastriste di Miami ed averne denunciato le intenzioni criminose.
Gli ultimi soldati della guerra fredda è il risultato di anni di ricerche di ogni tipo e di numerosi viaggi all’Avana, Miami, Washington e Messico per documentare il meccanismo diabolico della giustizia nordamericana e la vera faccia della mafia controrivoluzionaria della Florida. Alla fine del 1998 cinque cubani vennero arrestati a Miami dagli agenti dell’FBI, la loro missione era quella di monitorare le attività di gruppi ed organizzazioni responsabili di attività terroristiche contro Cuba che hanno generato oltre tremila vittime. I cinque, Gerardo Hernàndez, Ramòn Labañino, Fernando Gonzàlez, Antonio Guerrero e Renè Gonzàlez, furono giudicati per cospirazione da una giuria imparziale in un clima di odio generato da una campagna di stampa finanziata dallo stesso Governo Usa. E’ stato accertato senza ombra di dubbio che i Cinque non hanno mai cercato di avere accesso alle informazioni segrete ma vennero messi sotto processo per avere compiuto un atto imperdonabile, quello di lottare contro il terrorismo anticubano, finanziato e protetto da tutti i Presidenti che si sono succeduti dal trionfo della Revoluciòn.
Narrato in maniera appassionante con una magistrale miscela di elementi propri del reportage, la testimonianza e la novella suspence, questo libro rappresenta un testo inprescindibile per conoscere, al di là della poderosa propaganda anticubana fatta di menzogne e falsità artatamente costruite dai media occidentali, la realtà della lotta di Cuba per salvaguardare la propria indipendenza dall’aggressione del potento vicino del nord che è riuscito a piegare la resistenza di molti popoli ma che non è mai riuscito nel suo mai celato desiderio di ritornare a fare di Cuba il “patio trasero” da adibire agli affari ed al divertimento delle mafie finanziarie nordamenricane. Il teologo brasiliano Frei Betto, che fu Ministro nel primo Governo Lula, ha detto testualmente che “questo libro e la liberazione simbolica dei Cinque per la scrittura di Fernando Morais, credo che sia mezzo passo in avanti per la liberazione effettiva degli stessi”.
Fernando Morais, l’autore purtroppo impossibilitato ad essere presente in questa occasione, è un giornalista, scrittore e politico brasiliano che fu deputato per otto anni e che occupò l’incarico di Segreterio alla Cultura dal 1988 al 1991 ed all’Educazione dal 1991 al 1993 dello Stato di San Paolo. Con questa pubblicazione ha ottenuto il Premio Brasilia di letteratura nella categoria Reportages nel 2012 durante la I Biennale del Libro e della Letteratura.
(Nella foto Raùl Capote, famoso agente dell'Intlligence cubana, intervenuto durante la presentazione)
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giovedì 2 maggio 2013
YOANI SANCHEZ E L'ODIO ANTI CUBANO DEL PD (Partito Democristiano)
La blogger cubana che si è arricchita fingendosi una
dissidente del governo cubano, è arrivata in Italia, una delle tante tappe del
suo tour mondiale pagato con i soldi stanziati dal governo americano e dalle
associazioni fasciste che fanno della campagna anticubana la loro opera prima
per legittimare la loro presenza politica sullo scenario delle finte democrazie
occidentali. I luoghi comuni che dipingono Cuba come una specie di lager sono
stati creati ad arte dalle oligarchie politiche ed economiche occidentali che,
in spregio alle più elementari regole dell’informazione, alimentano campagne
propagandistiche che con la complessa realtà cubana non hanno niente a che
vedere. La messinscena funziona perfettamente, è collaudata da lungo tempo ed
ogni anno va affinando sempre meglio il suo meccanismo, il circo mediatico crea
personaggi dal nulla, che non hanno nessuna influenza nella realtà del loro
paese, sui mezzi d’informazione delle potenze occidentali e dei paesi a loro
sottomessi, inizia il bombardamento mediatico che pubblicizza il personaggio
“vittima del regime” che le nostre “democrazie” si vedono costrette a
combattere. Ovviamente i legittimi governanti dello “stato canaglia” di turno
vengono additati come repressori sanguinari e non vengono MAI fatti partecipare
ai dibattiti che li dipingono come malvagi dittatori. Da quando non è più
comunista o socialista ma è diventata seguace del laburismo anglosassone, cioè
liberista, capitalista ed imperialista, tutta la “sinistra” europea ha ottimi
rapporti con mostruosi dirigenti reazionari di tutto il mondo e si rifiuta di
incontrare i rappresentanti dei movimenti progressisti che difendono
l’autonomia e l’indipendenza dei loro paesi e si oppongono alle barbarie del
nuovo ordine mondiale.
Sta di fatto che Yoany Sanchèz, santificata come una vittima
delle persecuzioni del governo cubano, in patria non ha il benché minimo
seguito. Leggendo quanto si scrive nell'articolo di cui al link in fondo a
queste righe, non si può che inorridire di fronte alle affermazioni di un
giornalista che scrive deliberatamente il falso, che non ha un minimo di
conoscenza della realtà di cui parla, siamo al solito utile idiota al servizio di chi gli da un
salario, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe fare chi si arroga il
diritto di informare.
In poche righe chi ha scritto questo pezzo esilarante,
riesce ad infilare una falsità dietro l’altra. Per prima cosa Yoani Sanchez non
è una dissidente, per essere tali bisogna avere tutt’altro spessore, ma è senza
ombra di dubbio una furbetta che si è fatta mercenaria per usufruire degli
enormi vantaggi, sopratutti economici, che vengono elargiti a tutti coloro che
si prestano senza tante remore a denigrare la propria patria. Non trovando
altri modi per sostenere le loro improbabili tesi, ai padroni del mondo non
resta altro che finanziare presunti dissidenti. In secondo luogo, la
contestazione di ieri non è stata frutto di un colpo di mano di “militanti del
regime cubano”, bensì la conseguenza del fatto che a cittadini ben informati ed
in grado di smontare le bugie della Sanchez, è stato impedito di partecipare al
dibattito o anche solo poter fare domande alla supposta “vittima del regime”. Chi
sa di politica sa benissimo è un classico della propaganda capitalista fare dei
dibattiti in cui parlano solo coloro che difendono le loro tesi spregiudicate.
Pure falso è sostenere che il tanto pubblicizzato blog di Yoani Sanchez sia “tra
i blog più letti a Cuba”, al contrario sull’isola caraibica Generaciòn Y è
praticamente sconosciuto, per il semplice motivo che simili manipolazioni non riscontrano
il ben che minimo interesse tra i cubani che sono più che vaccinati contro la
disinformazione capitalista e che ritengono odiosi i personaggi che si prestano
a simili propagande in favore dei paesi che con il loro blocco economico
rendono più dura la vita dei cubani. Pure falso è sostenere che Yoani Sanchèz
sia “diventata celebre in tutto il mondo per le sue battaglie contro la
violazione dei diritti umani nel regime di Castro”, la Sanchez non ha fatto nessuna
battaglia, si è semplicemente offerta alle manipolazioni della stampa
occidentale al servizio dei padroni. Si dice poi che “la sua attività di
giornalista e blogger le è pure costata la libertà”. Non c’è bugia più grande, la
Sanchez non è una giornalista, non svolge nessun lavoro e vive come una ricca
con i soldi che i paladini della libertà le offrono per le “prestazioni” svolte
e non è mai stata privata della libertà malgrado faccia di tutto perché questo
succeda, al contrario gode di privilegi che solo lei, grazie ai “premi” ricevuti,
può permettersi. Yoani Sanchez è una persona disgustosa, emigrata in Svizzera
ha capito quanto duro fosse sopravvivere nel capitalismo ed ha deciso di
sfruttare l’occasione che il ricco occidente offre a chi si presta alle
campagne medianiche orchestrate al fine di annichilire chiunque nel mondo osi
opporsi al dominio del capitale. Tornata a Cuba non svolge nessuna attività, fa
semplicemente la dissidente a pagamento, si connette ad internet negli alberghi
più lussuosi, provoca e denigra il governo cubano e si inventa repressioni di
cui non è mai stata vittima. Certo che un personaggio simile non si può
permettere un libero dibatto ma solo palcoscenici a senso unico senza
possibilità che qualcuno smonti le sue vergognose bugie.
Il fatto che anche il PD sponsorizzi simili personaggi la
dice lunga sull’essenza del partito nato dalla fusione fra ex democristiani ed
ex rivoluzionari alla deriva. Questi ex comunisti vedutesi al liberismo, sono
molto più vicini al falso concetto di democrazia della destra che al pensiero
veramente democratico. Un mercenario, e Yoani Sànchez ne è un esempio
eclatante, è la persona più spregevole che possa esistere, farne una bandiera
per fini politici è quanto di più vile possa fare un partito politico che dice
di ispirarsi al pensiero progressista. Invitare la supposta
"dissidente" senza che ci sia qualcuno che possa difendere quello che
lei chiama in modo spregiativo "regime castrista", è una
dimostrazione lampante di come il PD usi metodi reazionari per condizionare il
pensiero del proprio bacino di utenza. L'anticastrismo è uno dei cavalli di
battaglia della dirigenza del PDS-DS-PD per giustificare il passaggio da
sinistra a destra ed il compito di orchestrare questa messinscena è stato da
tempo affidato a Piero Fassino, l’attuale sindaco di Torino che oggi si
appresta ad offrire alla mercenaria cubana la cittadinanza onoraria della città
piemontese. Questi cialtroni che sparlano di Cuba senza averci mai messo piede,
senza conoscere minimamente la storia e la realtà cubana ma solo cavalcando
stupidi luoghi comuni che sono sempre stati i cavalli di battaglia della destra
oscurantista e fascista, sono i veri responsabili della tragica situazione in
cui è finito il nostro paese. Se le destre che rappresentano gli interessi
delle oligarchie e dei grandi capitali, fanno il loro lavoro, non è ammissibile
che chi si è sempre detto difensore degli interessi dei lavoratori si sia messo
in competizione con le destre nel dilapidare le conquiste del movimento
progressista. Questi vili personaggi, traditori del popolo e dei loro stessi
ideali, provengono dalla militanza comunista, in gioventù hanno osannato Cuba e
la sua Revoluciòn, solo ora, per ingiustificata sete di poltrone e potere, si
fanno paladini delle libertà oppresse, dimenticando che da quando la osannavano
ad ora che la denigrano, la Revoluciòn ha lavorato duro per integrare giustizia
sociale e diritti civili. Questi cialtroni incoscienti, mistificatori e, nel
migliore dei casi, ignoranti, vanno smascherati, denunciati e condannati di
fronte alla storia. Perché simili vergogne non abbiano più a ripetersi.
mercoledì 24 aprile 2013
LE DAMAS DE BLANCO E L'IFORMAZIONE DEMOCRATICA.
Su Euronews, la tv dell’Unione Europea, hanno appena mandato
in onda un servizio con l’intervista ad una delle Damas de Blanco, il movimento
composto da una decina di donne cubane supposte oppositrici del governo dell’isola.
La giovane intervistatrice se ne è infischiata serenamente
di fare delle verifiche su quanto affermato dalla rappresentante di quel
movimento che tutti coloro che hanno un minimo di obiettività sanno che altro non
è che uno strumento finanziato dal governo degli Stati Uniti per alimentare la
campagna di criminalizzazione del governo cubano che si ostina a non fare dell’isola
caraibica il cortile di casa della vicina superpotenza. Al contrario, l’intervista
si è basata su domande e risposte chiaramente concordate prima con l’unico
scopo di alimentare la campagna propagandistica tesa a denigrare Cuba ed il suo
progetto rivoluzionario inviso ai banchieri ed ai detentori del potere
economico mondiale. Anzi, ad un osservatore più attento non sarà sfuggito che proprio
in questi giorni è salita alle cronache dei ben informati la notizia che tra le
“signore” vittime del “regime castrista” è in atto una lotta intestina causata
dalle beghe per la spartizione dei fondi che il governo Usa elargisce loro come
riconoscimento economico per il “lavoro” compiuto. Non si è preoccupata la
giovane intervistatrice di verificare chi sono realmente queste “signore” che
le Madres de Plaza de Mayo argentine, vere vittime dei crimini del governo
golpista argentino sostenuto e finanziato dagli Usa, hanno rifiutato di
riconoscere perché “loro sono al servizio degli assassini dei nostri figli e
nipoti”. Ed ovviamente nemmeno un
pensiero all’idea che dopo le parole delle presunte “vittime” fosse il caso di far
ascoltare anche quelle dei presunti carnefici. Nemmeno il fatto incontestabile
che queste “oppositrici del regime castrista” abbiano un minimo di seguito nel
paese “vittima della dittatura comunista” ha fatto dubitare la giovane in
carriera sulla veridicità delle affermazioni dell’intervistata. Basterebbe solo
una semplice verifica per scoprire che queste signore vivono agiatamente con i
proventi loro elargiti da chi sta aggredendo il popolo cubano con un blocco
economico che TUTTI i paese della
Comunità Europea riconoscono ogni anno in sede ONU essere una vergogna
inaccettabile. Non importa che per incassare questi proventi le suddette vittime
del regime si limitino di quando in quando ad una passeggiata senza nessun
seguito per le vie dell’Avana per poter documentare di aver compiuto il lavoro
per il quale sono pagate.
Il servizio in oggetto è un classico esempio della
propaganda anticubana atta a disinformare sistematicamente che i media cosiddetti
democratici mettono in atto per screditare chiunque nel mondo osi opporsi alle
politiche devastanti dei grandi capitali che dominano l’economia e la politica
dell’intero pianeta. I nemici sono i popoli ed i governi che non intendono
piegarsi ai loro voleri e che, uno dopo l’altro, vengono sottomessi con da un’impressionante
escalation di guerre e violenze che il nazismo al confronto sembra un movimento
pacifista.
L’intervista in oggetto è stata condotta da una giovane
giornalista che ha dimostrato di essere stata istruita a dovere, sicuramente il
percorso di formazione che l’ha condotta a ricoprire un ruolo tanto ambito, l’ha
saputo interpretrare al meglio. Viene da chiedersi se dietro la sua apparente
ingenuità si nasconde una vittima della brutale e criminale cultura “democratica”
moderna che in Europa trova una fonte di ispirazione primaria, oppure se la
giovincella è una furbetta cosciente del suo ruolo di criminale dell’informazione
che svolge, una giovane disposta a qualsiasi cosa pur di fare carriera. Io
propendo per la seconda ipotesi e penso che addestrare i giovani a simili performances
per fare carriera sia un crimine ingiustificato. Bisogna pure dire la democratica
fanciulla acqua e sapone non è un caso raro, anzi, le sue attitudini sono un
requisito indispensabile per fare informazione nella nostra Europa “libera e
democratica”. Se è vero che non si possono ingannare i popoli per l’eternità,
viene da chiedersi dove credono di voler arrivare i maniaci detentori del
potere che non esistano a compiere orrori di ogni tipo pur di raggiungere i
loro diabolici scopi, come pensano che sarà il futuro che dovrebbero vederli
dominatori assoluti del pianeta e dei popoli che lo abitano. Un futuro
allucinante che non può che far pensare ad orrendi ed atroci scenari dei quali
nemmeno il più criminale degli esseri viventi potrebbe andarne fiero. Seppure la
follia umana sembra non avere limiti, è da sperare che la l’impegno di chi
ancora non intende arrendersi al potere devastante del capitale sia in grado di
formare la coscienza di sempre più larghi strati di popolazione che siano in
grado di opporsi alla follia distruttrice dei padroni del mondo.
http://cubanos.org.uk/noticias/48-ed230413
http://cubanos.org.uk/noticias/48-ed230413
http://it.euronews.com/2013/04/23/le-donne-in-bianco-cubane-finalmente-a-bruxelles-per-ricevere-il-premio-/
sabato 23 marzo 2013
II TORNEO PANAMERICANO DI PALLAVOLO SUB 20. CUBA – PUERTO RICO 0-3
Amara delusione nel Torneo Panamericano per le pallavoliste
cubane Sub 20, sconfitte 3-0 da Puerto Rico non si sono qualificate per il
Campionato Mondiale che si terrà nella Repubblica Checa la prossima estate.
Reduci da due facili vittorie le morenite sono cadute di fronte ad una
compagine esperta che ha sfruttato le incertezze e gli errori della squadra
cubana. Il primo set si è concluso 25-23 a favore delle ragazze di Porto Rico
dopo che le cubane sono state più volte in vantaggio. Questo set perso, il
primo di tutto il torneo, ha avuto un impatto emotivo negativo tanto che per
tutto il secondo set hanno dovuto rincorrere senza successo le avversarie che
si sono imposte 25-19. Nel terzo set sembrava che le cubane avessero trovato il
bandolo della matassa ma verso il finale del set una concomitanza di errori
banali, sviste arbitrali e sfortuna, ben tre palloni sul nastro sono caduti in
campo cubano, hanno messo fine alle speranze di qualificazione per il Mondiale
della categoria. Allegria per le boriquas e lacrime per le ragazze cubane che
si vedoni sfuggire una buona opportunità per raggiungere l’obbiettivo
prefissato.
Se può servire ad attenuare la tristezza per il mancato
successo, si può dire che la scuadra cubana è quella che più ha impressionato,
soprattutto per la giovanissima età delle ragazze, alcune con soli 13-14 anni.
Molte di loro posseggono un talento enorme, su tutte la quattordicenne Vargas
oltre alla libero Luis, alla Matienzo, Mendaro, Casanova e Sanchèz. Ultima
considerazione, oltre che brave le cubane sono sicuramente le più belle, e
questo è indiscutibile e consolante….
Quello che rimane, ora che le morenas hanno mancato
l’obbiettivo anche se il torneo continua, è la considerazione che la pallavolo
cubana femminile può sicuramente contare su un potenziale enorme per il futuro,
enorme ma non infinito perché se bisogna continuare a far passare continuamente
le ragazzine a rinforzare la prima squadra a causa delle continue defezioni, il
risultato sarà quello di non poter contare su nazionale maggiore affiatata a
causa dei continui cambi ed su una squadra giovanile continuamente saccheggiata
e con ragazze che devono bruciare le tappe senza un corretto percorso di
formazione e crescita. Ancora una volta il vergognoso fenomeno del “robo de
talentos” mostra tutta la sua crudele realtà, un fenomeno che vede svanire gli
enormi sforzi dei paesi poveri che investono enormi risorse per costruire
campioni che vanno a finire nelle arene dei paesi ricchi dove il denaro
distrugge quello che ancora è rimasto di quello che una volta veniva chiamato
sport, ciò diletto, divertimento che nulla deve avere a che fare con il
business. Più volte ho sostenuto accese discussioni su questa questione con la
maggioranza rumurosa che accusa lo sport cubano e la dirigenza politica del
paese di essere rimasta al medio-evo, che i tempi sono cambiati e bisogna mandare
gli atleti a competere nelle grandi leghe del mondo capitalista. Niente di più
sbagliato e di più retrogrado, questo è veramente un pensiero reazionario fatto
da persone invasate dalla propaganda del business che hanno perso completamente
il senso della realtà in cui viviamo, una realtà dove tutto viene
monetarizzato, dove vengono calpestati i più elementari valori umani e dove lo
sport è stato ridotto a puro business con le conseguenze che ben consciamo
riguardo alla salute fisica e mentale degli atleti. Infatti non è raro
riscontrare fenomeni di dopaggio persino nelle categorie giovanili e diventa
sempre meno facile vedere giovani atleti che praticano lo sport divertendosi,
che è l’unico vero scopo di tale attività. Pretendere che anche a Cuba arrivi
lo sport professionista è veramente da idioti, proprio la diversità dello sport
cubano sta alla base dei suoi invidiabili succesi e le difficoltà attuali sono
causate proprio perché anche qui il “dinero” sta cominciando a far sentire il
suo pericoloso richiamo. Sport e professionismo sono una contraddizione
evidente, se lo sport è nato come una maniera di occupare il tempo libero dagli
impegni professionali o di studio, come può diventare professionista? E le
conseguenze di tale pensiero sono sotto gli occhi di tutti coloro che ancora
non hanno venduto anima e mente al capitale. Non è con la distruzione dei
valori che si migliorano le economie, anzi….
giovedì 21 marzo 2013
II COPA PANAMERICANA CUBA-CHILE 3-0
Le cubane sub 20 vincono la loro seconda partita della III
Copa Panamericana di pallavolo sconfiggendo le chilene per 3-0. Iniziano
l’incontro la capitana Pages, Alfonso, Vargas, Casanova, Mendaro, Matienzo e la
libero Luis. Il primo set finisce 25-20 con parziali di 8-4 e 16-13, con lo
stesso punteggio di 25-20 e parziali di 8-7 e 16-13 si conclude pure il secondo
set. Nel terzo le cubane prendono il largo poi nel finale si distraggono e
permettono alle chilene di avvicinarsi, il set finisce 25-23 con parziali di
8-6 e 16-11 dopo avere allungato fino al 21-14.
Questo incontro rimarca quello già visto nella partita
contro il Costa Rica, le qualità non mancano ma deconcentrazione ed errori
banali impediscono alle ragazze di mettere a frutto le loro enormi
potenzialità. Va detto che l’età media è molto giovane e la mancanza di
esperienze in partite internazionali fa la sua parte però se si vuole
conquistare il diritto a partecipare al mondiale che si disputerà quest’estate
in Repubblica Ceca, sarà necessario che domani sera nell’incontro decisivo
contro le fortissime ragazze di Porto Rico non sarà permesso concedersi
distrazione e sbandamenti come si sono visti in questi primi due incontri. Le
boriquas hanno dimostrato nei due precedenti incontri vinti facilmente contro
Costa Rica e Chile, di essere molto forti e determinate e si prevede che contro
le cubane metteranno in campo tutte le loro qualità e determinazione. Si
prevede uno scontro ad alto livello ed il risultato sta tutto nelle mani, e
soprattutto nella testa, delle morenitas che potenzialmente sono più che
all’altezza della situazione ma ancora non hanno fatto vedere la determinazione
necessaria per vincere questa coppa continentale e qualificarsi per il
mondiale.
CUBA-COSTA RICA 3-0 PER LA QUALIFICAZIONE AL MONDIALE DI PALLAVOLO SUB 20
Presso il Coliseum della Ciudad Deportiva, finalmente
disponibile dopo l’installazione del nuovo impianto di climatizzazione, la
nazionale cubana di voleibol sub 20 ha sconfitto 3-0 il Costa Rica nella II
Copa Panamericana, torneo che ha avuto
inizio oggi e che qualifica il vincitore al prossimo campionato mondiale della
categoria.
Le morenite guidate da Antonio Fernandez Artega si
presentano con una squadra composta dalla libero Dayesi Luis con il numero 1, Anet
Alfonso con il 3, 4 Meliza Vargas, 5 Heydi Casanova, 7 Claudia Hernandez, 9 Yaremis
Mendaro, 10 la capitana Marilin Pages, 11 Grether Moreno, 14 Dayamì Sànchez, 16 Yalenis Diaz, 18 Sulian Matienzo e Yaremis Lopez con il numero
20.
Iniziano l’incontro: Luis, Alfonso, Mendaro, Pages, Sànchez
e Matienzo che vanno subito in vantaggio 4-0 dimostrando l’enorme differenza
tra le caribeñe e le ticas, però quando le avversarie sono di rango inferiore è
facile distrarsi e Costa Rica ne approfitta per portarsi sul 4-4. A questo
punto le cubane reagiscono e portano a casa il primo set in 22’ e 21” con
risultato di 25-14 con parziali di 8-5 e 16-12.
Il secondo set lo vince praticamente da sola la quattordicenne
Melitza Vargas che infila ben 7 servizi vincenti consecutivi. Il set si
conclude in 22’ e 35” con il punteggio di 25-13 con parziali di 8-4 e 16-5.
Il terzo set viene utilizzato dai tecnici cubani per
sperimentare nuove tattiche e ne approfittano le costaricensi che vanno
addirittura in vantaggio 16-14 dopo che il primo parziale si era concluso 8-6
per le cubane. Ci pensa di nuovo la Vargas con il suo servizio a rimettere le
cose a posto con aces e schiacciate di ottima fattura. Il set si conclude senza
ulteriori contrattempi con il punteggio di 25-19.
E’ la prima volta che vedo in azione questa squadra e
purtroppo l’inconsistenza delle avversarie non ha permesso di poter giudicare
fino in fondo le qualita delle ragazzze che quando necessario hanno dimostrato
di saper giocare un’ottima pallavolo. Tra loro emergono comunque le qualità
della libero Luis, nome che fa pensare ai tempi d’oro delle Morene del Caribe
quando Mireya Luis, presente all’incontro, conquistava tutto quello che c’era
da conquistare insieme alle sue compagne, ottime la capitana Pages e la Vargas
con il suo micidiale servizio così come tutte le ragazze che quando chiamate in
campo hanno dimostrato talento. La squadra è formata da ragazze ancora
inesperte però con enormi possibilità e nei prossimi incontri le vedremo in
campo in partite ben più impegnative contro Chile e Porto Rico, soprattutto contro
queste ultime dovranno tirare fuori tutto quello che hanno se vogliono
conquistare il biglietto per il prossimo mondiale della categoria. La classe,
si è visto, non manca, alcuni dubbi invece riguardano la continuità e la caduta
di tono che, se stasera erano permessi, nei prossimi due incontri non sono più
ammissibili, pena vedere il mondiale in tv.
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